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ALGERIA



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ALGERIA





CLIMA E PAESAGGI CLIMATICI


A nord la zona costiera del Tell ha clima mediterraneo (tipo Cs della c. di Köppen), intensamente coltivata e popolosa in quanto irrigua e fertile grazie alla posizione favorevole; alle sue spalle, la zona tra l’Atlante Telliano e l’Atlante Sahariano, con clima di tipo Bf della c. di Köppen, arida e steppica. Verso sud, infine, si estende la zona sahariana, con paesaggio climatico di tipo Bw, caratterizzata dal susseguirsi di due tipi di deserto, l’erg (deserto di sabbia) ed il serir (deserto di roccia), dove il clima secco ed arido, con forti escursioni termiche stagionali e giornaliere (si passa dai 50° C diurni ai 10° C notturni in estate, la stagione più calda), impedisce la crescita di qualsiasi vegetazione durevole, tranne che nelle oasi, alimentate da fonti sotterranee. A causa della conformazione del territorio, l’Algeria è povera di acque: i maggiori corsi d’acqua del Paese sono quelli che dall’Atlante del Tell sfociano nel Mediterraneo. I fiumi hanno in genere regime di uadi e alternano abbondanti piene in inverno a lunghi periodi di siccità nelle stagioni più calde. Proprio la scarsità delle risorse idriche ha costituito il principale ostacolo all’insediamento negli altopiani interni.





POPOLAZIONE


Dopo l’indipendenza ottenuta nel 1962, l’Algeria ha conosciuto una fase di crescita demografica sproporzionata rispetto allo sviluppo economico e sociale, passando dai 10 milioni del 1962 ai 25-30 milioni attuali, con un conseguente grave squilibrio. Questo forte incremento, dovuto all’alto tasso di natalità e al basso tasso di mortalità (10.5‰) ha avuto come conseguenze gravi difficoltà a soddisfare la domanda di istruzione e di abitazioni. Il processo di inurbamento si è accelerato dopo l’indipendenza, provocando il sovraffollamento dei grandi agglomerati e una moltiplicazione dei centri medio-piccoli. Le città si concentrano nella fascia litoranea dove, dagli anni ’70, lo sviluppo urbano è stato stimolato dalla costruzione di grandi impianti industriali; attualmente, circa il 54% della popolazione si concentra nelle città.

La popolazione è formata prevalentemente da Berberi (tra cui la comunità nomade dei Tuareg), Arabi ed Europei; la lingua ufficiale è l’arabo, ma sono parlati anche diversi dialetti berberi ed il francese rimane lingua d’uso commerciale. La religione prevalente è quella musulmana, ma sono anche presenti minoranze cattoliche.



STRUTTURA ECONOMICA


La raffinazione del petrolio, la liquefazione del gas naturale e la produzione di fertilizzanti azotati sono le attività principali. Del tutto carente è invece la produzione di beni di consumo durevoli e di apparecchiature industriali. Nel 1989 il governo ha concluso un accordo con FIAT e Peugeot per l’allargamento del mercato automobilistico interno, tramite la costruzioni di due nuove fabbriche.

Il settore primario si regge sulla produzione di vino e uva da tavola, ortaggi, agrumi e frutta; sugli altopiani sono diffusi la cerealicoltura e l’allevamento ovino, mentre i datteri sono la tipica produzioni delle oasi. Le difficoltà strutturali del settore sono una conseguenza non solo del modello di sviluppo postcoloniale, che ha privilegiato l’industria, ma anche della ridotta superficie coltivabile (solo il 3% del territorio). Sviluppata la pesca nelle zone costiere.



A differenza di quanto accade in Marocco ed in Tunisia, il turismo non rappresenta ancora una risorsa importante, anche a causa della situazione politica e dei rischi legati alla presenza nel Paese di turisti stranieri.



STRUTTURA SOCIALE E QUALITÀ DELLA VITA


Con ritardo rispetto ad altri paesi del Maghreb, solo il 1983 il governo ha varato un programma nazionale per il controllo della crescita demografica, che ha trovato, però, un ostacolo nel diffondersi dell’integralismo islamico, ostile al processo di emancipazione femminile: il numero medio di li per donna si è così ridotto di poco. Il conseguente aumento della popolazione in età lavorativa (negli anni ’80 i giovani con meno di 20 anni costituivano il 60%), ha provocato un aumento del tasso di disoccupazione, che si aggira intorno al 21%, cui i giovani hanno cercato di sfuggire emigrando verso la Francia (in particolare) e verso i paesi dell’Europa mediterranea.

Dopo l’indipendenza, il governo ha avviato un processo di arabizzazione della lingua e dell’insegnamento, ma il tasso di analfabetismo rimane comunque molto alto (circa il 43%), anche a causa dei divieti posti dalla legge del Corano.

Rimane alto anche il tasso di mortalità infantile (61‰).






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