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La cultura occidentale

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La cultura occidentale è senza alcun dubbio più avanti della cultura islamica e questo per vari motivi tra i quali: i maltrattamenti che quest'ultima infligge alle donne considerandole inferiori (infibulazione , lapidazione, percosse fisiche e psicologiche, discriminazione, divieto di avere un'istruzione), la mancanza di libertà di espressione e di stampa che porta all'ignoranza e alla censura di fatti di primaria importanza, la pena di morte e la tortura e soprattutto il fatto che questa civiltà è fondata su un modello teocratico che permette e incentiva tutti i crimini sopra elencati.

Descrivere la civiltà occidentale con la parola "più avanzata" non vuol dire superiore poiché i mussulmani potrebbero ritenersi migliori di noi quando guardano le ragazze seminude che affollano le nostre tv e la nostra quotidianità, quando vedono in che modo sfruttiamo ed imbrattiamo la natura o nel momento in cui sentono qualcuno che si dichiara profondo credente cristiano e poi bestemmia o non partecipa alla preghiera. Dunque nessuna cultura si può considerare superiore ad una altra.

La più grande differenza tra il mondo occidentale e quello islamico è il tipo di società: laica da una parte e teocratica dall'altra. Una società che si basa sulla religione e che attribuisce sia il potere temporale che quello spirituale a dei sacerdoti è molto pericolosa poiché obbliga i cittadini a seguire le leggi del Libro sacro (in questo caso il Corano) invece delle leggi terrene che vengono sancite dagli uomini. Anche l'occidente ha visto un passato in cui papato ed impero erano una sola cosa, dove il connubio tra sacro e profano causava papi con li illegittimi, religiosi che benedivano i massacri, vescovi e pontefici impegnati in politica e assetati di soldi e di fama, schiere di donne e di uomini uccisi sui roghi in nome della religione con pene che venivano legalizzate dallo stato. Non è passato poi tanto tempo da quegli anni se si pensa che fino al 1700 chi scriveva o diceva cose contrarie al modello religioso veniva torturato e bruciato, il tutto in pieno accordo con le autorità statali e governative. Ma oggi la nostra civiltà è cambiata, la abbiamo modificata grazie alla nostra volontà attraverso una rivoluzione interna che non ci è stata imposta da nessuno ma che noi abbiamo voluto, una voglia di migliorarci che è scaturita dal progresso e dall'inclinazione al procedere che è insita negli uomini. I Paesi del sud del mondo, tutti quei luoghi che eufemisticamente vengono chiamati in via di sviluppo, stanno affogando nel loro brodo poiché non hanno potuto operare questa crescita che ha permesso a noi occidentali di arrivare dove siamo oggi. Sto parlando di paesi come l'Africa, l'Arabia, alcuni paesi dell'Asia e dell'America Latina dove l'economia è al livello di sussistenza e dove la maggior parte dei bambini faticano ad arrivare ai 5 anni a causa delle guerre e delle malattie. Sappiamo benissimo infatti che un paese per poter progredire deve avere un'economia aperta che gli permetta scambi con l'estero e che ammetta il confronto con altre nazioni per poter affinare le tecniche del commercio, dell'agricoltura, dell'allevamento. Un paese che riesce a malapena a sfamare la propria gente come potrà progredire? Come si può pensare che riesca a diventare autosufficiente?



Per anni il nord del mondo ha trattato queste zone come marionette, prendendo le risorse prime, privatizzando le cave di diamanti e di carbone, impadronendosi del petrolio che scambiavano con cibo e medicinali scaduti. Per anni l'occidente si è comportato da padrone prendendo e comandando mentre i paesi più poveri accettavano le ingiustizie implorando un pezzo di pane. E lo sfruttamento c'è sempre stato, dal momento stesso in cui l'Europa ha scoperto e si è addentrata all'interno della meravigliosa Africa, dal momento in cui abbiamo colonizzato l'america dando vita al famoso e sanguinario "commercio a triangolo" con il quale si scambiavano schiavi neri con caffè, the, cacao che si importavano in Europa. Siamo stati noi che abbiamo voluto suddividere l'Africa, ce la siamo spartita come un branco di sciacalli senza tenere conto delle etnie, siamo noi che abbiamo fatto nascere gli odi tribali e siamo sempre noi che li alimentiamo vendendo loro le armi con le quali si ammazzano e che ci fanno diventare sempre più ricchi. La religione più forte del sud del mondo è sicuramente l'islamismo devoto al profeta Maometto e ad Allah per il quale pregano 5 volte al giorno. Il libro che Maometto ha lasciato è il Corano che funge anche da Codice legislativo. All'interno di questo libro (che non è più violento della Bibbia) troviamo giustificati i comportamenti secondo i quali bisogna sottomettere la donna, la barbara legge dell'occhio per occhio dente per dente, l'odio verso gli infedeli (tutti coloro che non credono in Allah), ecc. Dunque, bisogna dire che anche il libro sacro dei cristiani non è un tripudio di pace e di amore. Solo con il Vangelo arriva a noi quel messaggio di speranza e di devozione che Dio ci fa giungere attraverso la ura di Gesù Cristo. Per anni la chiesa ha interpretato letteralmente il messaggio della Bibbia esattamente come ancora oggi fanno i mussulmani. L'abbiamo fatto anche noi, anche noi credevamo che l'unica verità fosse nel libro sacro anche quando l'evidenza non lasciava scampo. Poi però la nostra economia si è sviluppata sempre di più portando l'apertura, c'è stata una rivoluzione dove migliaia di persone hanno immolato la loro vita suoi fuochi dell'inquisizione per far si che la verità venisse fuori creando un paese democratico e libero. Ma la democrazia, come dice anche Oriana fallaci, non è un cioccolatino che si può regalare così. La democrazia bisogna prima di tutto sapere che cos'è, quali effetti ha. La libertà bisogna acquistarla, provarla e poi perderla perché si riesca a capire davvero quanto vale. Noi la democrazia l'abbiamo inventata, è nata da un nostro bisogno, è scaturita dalla voglia di uguaglianza ed è stata possibile grazie a tutti quei presupposti che hanno permesso anche il progredire della nostra civiltà. L'Islam non ha la più pallida idea di quanto sia dolce, bella, importante la libertà poiché ancora non fa parte della loro cultura. È come se l'islam fosse fermo al nostro medioevo quando i poveri ignoranti avano per la rimessione dei peccati e tremavano di fronte a chi raccontava loro del demonio e delle streghe. A loro non è stata concessa la possibilità di progredire e mai lo faranno se noi continueremo a vederli semplicemente come delle immense discariche dove mandare a smaltire i nostri rifiuti tossici o come un mercato dove chi vuole arraffa. Non è obbligandoli alla democrazia che risolveremo la cosa. La democrazia non si importa, la democrazia va creata e non da stranieri o da invasori ma da coloro che abitano all'interno del paese come fu per noi nel passato. Al massimo questa pianta va seminata e per farlo dobbiamo abbandonare le guerre e dedicarci anima e corpo all'istruzione, non importa se clandestina o no. Essa è l'unica arma con la quale i "li di Allah" possono venire a conoscenza delle scoperte fatte dall'Occidente. Una volta acquisite starà a loro decidere se vogliono abbandonare la vecchia cultura per la nuova, sarà loro il compito di fare una rivoluzione e se vorranno ci riusciranno poiché anche noi abbiamo superato quel tipo di barriere. Non gli si regala un cioccolatino, gli si insegna come si fa a farlo. E lo stesso discorso dovrebbe valere per tante altre cose. È inutile portare ai paesi poveri da mangiare, è più utile insegnare loro un mestiere, come sfruttare le risorse che hanno a disposizione, istruirli. Ma questo, si sa bene, non piace a noi cari paesi occidentali. Eh si perché se li istruiamo loro capiranno che li stiamo usando, comprenderanno che il cibo che mangiano è scaduto da mesi, che nella loro acqua ci abbiamo versato i rifiuti tossici. Se insegniamo loro ad utilizzare le loro risorse poi noi che faremo? I diamanti saranno sempre più cari, il petrolio avrà un aumento impressionante di prezzo e allora addio alla cara vecchia passione per la macchina che accomuna francesi, tedeschi, italiani, inglesi, snoli, americani ecc. E non mi venite a dire che i paesi arabi non centrano in questo discorso prendendo come scusa i marajà o i sultani che sguazzano tra oro e concubine. Sono pochissimi e possiedono tutto, la maggior parte sono serviti e riveriti da noi paesi occidentali poiché è loro "l'oro nero". Ed è da stupidi andare a vedere il Pil dell'arabia saudita e poi gridare " è altissimo! Sono ricchi da far schifo!" visto che quel dato non è assolutamente veritiero poiché formato da pochissimi ricconi che in realtà non rappresentano assolutamente la popolazione che muore di fame e di stenti.

La signora Fallaci scrive nel suo libro che oramai abbiamo paura dei mussulmani, temiamo che possano scatenarsi tutto d'un tratto e proviamo terrore perché sappiamo che non hanno limite le barbarie delle quali sono capaci. Abbiamo paura ed è un sentimento ben riposto. Forse è la stessa paura, lo stesso sgomento provato dai curdi quando Saddam Hussein li sterminò dopo essere stato messo al potere dall'America che prima lo chiamava Presidente ed ora gli fa la guerra additandolo come dittatore. E adesso il governo Usa ha anche il coraggio di nascondere i motivi di quella guerra sotto il pretesto che Saddam era un mostro perché aveva ucciso un'intera popolazione, anni e anni dopo il genocidio . perfetto tempismo non c'è che dire! Forse è la stessa paura che prova un bambino afgano quando si risveglia in una camera di ospedale senza più le gambe, tranciate via dalle mine o forse assomiglia di più a quella di un padre africano che si vede violentare la sua bambina dai soldati di etnia diversa, armati fino ai denti dall'industria bellica Europea e Americana che grazie a lui fa i soldi. No, tutto questo è molto diverso dalla diffidenza che provoca in me un islamico o uno straniero in generale nel mio paese . misto alla paura questi uomini provano tristezza, rabbia che aumenta, aumenta fino ad esplodere. Esplode con gli attacchi terroristici che colpiscono al cuore l'occidente dove giovani, donne, vecchi, bambini si fanno saltare in aria spesso assoldati da organizzazioni che li circuiscono con promesse e parole. Cosa importa ad una donna che si vede portare via li e marito da una granata il dover morire? E lo fa, lo fa per mostrare all'occidente che anche i loro bambini possono morire, che anche loro possono versare lacrime per una vita innocente che se ne va. Quale futuro può sperare un giovane palestinese, afgano, iracheno che vede distrutta la sua città ogni giorno di più, che si vede privare di un futuro? Diventa kamikaze, un martire che muore per la patria e che nell'aldilà avrà una vita migliore fatta di 40 vergini tutte per lui. New York, 11 settembre 2001, tremilacinquecento morti innocenti causati dal terrorismo, causati dai seguaci di Allah. Per giorni le televisioni e i giornali ne hanno, giustamente, parlato. Su ogni campo di gioco, in ogni ufficio, in tutte le aule scolastiche dell'occidente è stato osservato un minuto di silenzio per le vittime dell'attacco terroristico. Ogni programma televisivo ha invitato esperti, opinionisti, politici per parlare e discutere della tragedia. I pompieri morti per salvare le vite dei civili sono stati soprannominati "gli eroi di New York" e nessuno mette in dubbio che non lo siano stati. Tutto giusto. Tutto vero. E in Oriente? Nei paesi in via di sviluppo? Che succede nei territori del terzo mondo? I giornali non ne parlano . che vivano tutti felici e contenti tra le loro pecore e i beduini? No! Muoiono migliaia di bambini nel mondo ogni giorno per la fame e le malattie, un numero indistinto di mogli perdono i mariti a causa delle granate, pecorai e vecchi pastori si vedono innaffiati di bombe mentre stanno tranquillamente andando a lavorare. E le mine antiuomo, quelle armi che per tanti anni hanno contribuito all'arricchimento della Fiat. Riusciamo ad immaginarci il nostro corpo sbrindellato da una mina? Da un minuscolo detonatore nascosto sotto i sassi di un campo o ancora più subdolamente travestito da giocattolo? Lo sappiamo noi, tronfi e grassi abitanti del nord, che cosa vuol dire morire di fame? Sentire il nostro stomaco gonfiarsi, la nostra testa rimbombare, deperire lentamente. Ricordiamo con orrore le immagini dei campi di concentramento, quegli scheletri stipati nelle baracche che sembrano guardare il vuoto con i loro occhi troppo grandi e troppo lucidi ma non ci accorgiamo che quegli stessi corpi li possiamo trovare ancora oggi se solo ci decidessimo ad aprire un po' gli occhi. Eppure nessun telegiornale ha mai dedicato speciali a queste vittime senza nome, nessun giornale ha redatto per loro una prima ina, nessuno è stato dichiarato "eroe" nemmeno se ha perso la sua vita nel tentativo di aiutare un altro rimasto incastrato sotto una baracca distrutta da una bomba. Non muoiono solo i newyorkesi, non crepano solo gli snoli, non vengono trucidati solamente gli italiani ma è solo per loro che si osserva il minuto di silenzio come se fossero morti superiori, morti migliori. È giusto rendere omaggio a chi muore nelle stragi causate dai crimini ma non facciamolo solo per alcuni, facciamolo per tutti se è vero che siamo uguali.

Ma torniamo a parlare di noi (in fondo è la cosa che sappiamo fare meglio purtroppo), di noi e dell'Islam. È vero, volontariamente o involontariamente, i mussulmani stanno costruendo una città dentro la città. Lo fanno pretendendo che la loro cultura venga insegnata, proandata nelle scuole pubbliche. Lo fanno chiedendo il diritto di entrare in politica e di portare il burqa sulle fototessere del passaporto. Lo fanno domandando la legalizzazione della bigamia e chiedendo la nascita della prima città islamica d'Italia abitata esclusivamente da musulmani e completamente autofinanziata. Allora, se c'è una cosa inviolabile è la legge. È inviolabile per noi ed è inviolabile per gli immigrati che non possono chiedere di modificarla per le loro ragioni poiché sono una minoranza perdipiù straniera. Quindi, è vietato dalla legge che una ragazzina possa andare a scuola con il chador? No. È legittimo che una bambina che va a scuola in chador domandi di levare il crocifisso? No. È permesso dalla legge che una donna possa avere la fotografia in burqa sul passaporto? No, per motivi di sicurezza quindi via il velo nelle fototessere. L'ordinamento Italiano permette la bigamia? No, non la permette agli italiani, anzi la punisce, perché dovrebbe permetterla agli stranieri?? È concepibile costruire una città mussulmana in Italia? No, la legge lo vieta poiché l'Italia è tale grazie alla sua cultura. L'Italia non può permettere una cosa del genere. Il nostro paese deve aiutare gli immigrati ad integrarsi e questi ultimi devono voler l'integrazione altrimenti non si va da nessuna parte. E poi c'è da spiegare per bene la differenza tra razzismo (o xenofobia) e legalità!

Dicesi razzismo quella malattia che colpisce l'individuo quando si ritiene migliore o superiore ad un altro. Il razzismo colpisce quando si tende a giudicare gli altri per colore, cultura e idee diverse dalle nostre e quando si hanno dei comportamenti di pregiudizio nei confronti di chi non ci assomiglia. Razzismo è quando insultiamo i marocchini che al mare tentano di venderci un telo ricordandogli che c'è sempre un gommone pronti ad aspettarli, razzismo è quando diciamo "sporco nero, albanese, marocchino, africano, rumeno, egiziano ecc" , razzismo è quando picchiamo un extracomunitario dicendogli "torna al tuo paese di merda", razzismo è quando facciamo pesare a un poveraccio che scappa dalla guerra il fatto che lo ospitiamo nel nostro paese, razzismo è quando diciamo ad un nero che non possiamo affittargli la casa perché è già stata venduta poi arriva un bianco ed ecco che improvvisamente l'appartamento è libero, pronto per il contratto. Questo è il razzismo, qualcosa che va contro la nostra costituzione che sancisce l'ugualità fra gli uomini. La legalità è l'osservanza delle leggi che sono state create dagli italiani e che sono fatte, in primis, per questi ultimi. In ogni aula di tribunale troviamo scritto: "la legge è uguale per tutti" quindi non vedo perché per certe cose un italiano dovrebbe essere condannato e un immigrato no. Fare rispettare la legge non significa essere razzisti ma semplicemente giusti e sta al potere esecutivo fare in modo che tutto ciò fili. Gli islamici ci stanno rubando il paese, ci stanno distruggendo la cultura ed è una cosa abominevole ma noi occidentali non possiamo credere di essere migliori. Anche noi li stiamo invadendo, anche noi cerchiamo di importare la nostra cultura nei loro paesi con o senza forza. È giusto pretendere dall'islam il rispetto dei diritti umani, è legittimo combattere perché certe tradizioni mostruose vengano dimenticate ma dobbiamo fare tutto questo senza andare ad intaccare la loro cultura. Dobbiamo eliminare l'infibulazione ma non possiamo costringere le donne a non portare il velo perché è un qualcosa che fa parte della loro cultura e che solo loro possono modificare. È come se gli islamici venissero da noi e ci impedissero di indossare le minigonne! Sarebbe surreale poiché questo indumento fa parte del nostro modo di essere, del nostro modo di vestire.

La fallaci parla anche degli innumerevoli meriti che il cristianesimo ha avuto e lo definisce come "la più grande e meravigliosa delle rivoluzioni" mentre parla di se stessa come di  "un'atea cristiana innamorata dello splendido nazzareno". Su questo sono d'accordo con lei, pienamente. Anche io sono un "tentativo" di credente ma la mia voglia di andare oltre a quello che vedo e a quello che sento attraverso i sensi viene ogni volta abbattuta da tutti quegli uomini di chiesa che oggi come un tempo non fanno altro che impersonare l'ipocrisia più pura. Ma distinguendo il messaggio vero di Gesù dalla favola che ci raccontano i preti, prendendo il messaggio d'amore che quest'uomo ci ha portato mi rendo conto che non possiamo restare indifferenti. Io ne rimango addirittura estasiata. Perché parlava di pace, perché parlava d'amore, perché è morto innocente perdonando i suoi persecutori, perché era lio di Dio eppure era così vulnerabile, così fragile da morire in croce chiedendo a suo Padre "perché mi hai abbandonato?". E il suo messaggio è veramente rivoluzionario, forse davvero, come diceva de andrè, Gesù è stato il più grande anarchico e il più grande pacifista della storia. Anarchico perché l'unica legge che ascoltava era quella dell'amore, pacifista perché diceva di porgere l'altra guancia, di perdonare. Gesù Cristo è storia ma non quella storia fatta di guerra che ci fanno studiare a scuola. È storia fatta di pace, scritta da uomini come lui, come Martin Luther King, come Ghandi, come Nelson Mandela, come Madre Teresa di Calcutta.

Oriana Fallaci, nello scrivere questo libro, si appella alla forza della ragione ed è lo stesso che ho cercato di fare io in queste quattro ine. Ma a volte non è male aggrapparsi anche alle nostre utopie, ai nostri sogni. Non è un male sperare in un mondo di pace e lavorare per far si che diventi realtà. La forza della ragione ci deve fare riflettere su tutto quello che accade, ci deve rendere critici ma non possiamo dimenticarci che siamo anche uomini con delle responsabilità e con l'obbligo di pensare a migliorare quello che non va bene poiché ne abbiamo le capacità. Ma soprattutto abbiamo dei sogni ai quali ispirarci, delle utopie da far diventare realtà.






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