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SCHEDA - LIBRO - Il fu Mattia Pascal, Luigi Pirandello



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SCHEDA - LIBRO



TITOLO: il fu Mattia Pascal


AUTORE: Luigi Pirandello


EDIZIONE: Mondadori


BREVI NOTIZIE SULL'AUTORE

Luigi Pirandello nacque a Girgenti (Agrigento) il 28 giugno 1867. Studiò letteratura e filologia alle università di Palermo e di Roma e nel 1891 si laureò all'università di Bonn con una tesi sul dialetto della sua città natale. Tornato in Italia Pirandello si stabilì a Roma, dove - anche grazie all'amicizia con il teorico del Verismo, Luigi Capuana - partecipò attivamente alla vita culturale del tempo. Nel 1897, il fallimento delle attività industriali paterne e l'aggravarsi della malattia mentale della moglie lo costrinsero a impiegarsi come docente presso l'Istituto Superiore di Magistero di Roma, ma l'impiego universitario non gli impedì di scrivere e pubblicare una notevole quantità di opere che, soprattutto nel primo dopoguerra, lo resero famoso non solo in Italia, ma anche nel resto d'Europa e in America. In rapida successione, infatti, pubblicò i romanzi L'esclusa (1901), il turno (1902), il fu Mattia Pascal (1904); nel 1908, i saggi Arte e scienza e L'umorismo, nel 1913 il romanzo I vecchi e i giovani e nel 1915 il romanzo Si gira . (poi pubblicato nel 1925 con il titolo definitivo I quaderni di Serafino Gubbio, operatore).



Nel 1916, Pirandello avviò la sua grande attività teatrale con Pensaci, Giacomino e con Liolà, cui seguirono, nel 1917, Il berretto a sonagli, La giara e Così è (se vi pare); nel 1921 Sei personaggi in cerca di autore, nel 1922 Enrico IV e nel 1924 Ciascuno a suo modo. I suoi testi teatrali ottennero immediatamente un grande successo e tuttora vengono rappresentati in tutto il mondo. Nel 1925, lo stesso scrittore, insieme al lio Stefano, fondò e diresse a Roma una propria comnia teatrale, nella quale debuttò anche Marta Abba, la maggiore interprete del teatro pirandelliano.

Nel 1926, Pirandello pubblicò il suo ultimo romanzo, Uno, nessuno e centomila, e nel 1930 tornò al teatro con Questa sera si recita a soggetto. Nel 1932 pubblicò l'intera raccolta delle sue novelle, scritte a partire dal 1894 e nel 1934 ricevette il premio Nobel per la letteratura. Morì a Roma nel 1936. Il suo ultimo dramma, I giganti della montagna, incompiuto, venne pubblicato postumo nel 1938.


TRAMA

Il Signor Pascal era un uomo che viaggiava e seppe arricchirsi giocando a sectiune con un capitano di Liverpool. Con quanto accumulato egli riuscì ad acquistare campi case, e vigne a Miragno, paesino Ligure in cui lui viveva. Morì durante un viaggio lasciando tutto alla moglie e ai due li. La madre, che era inetta all'amministrazione di un tale capitale, decise di affidare l'incarico a Batta Malagna, amico del defunto marito. Egli però ne approfittò in ogni modo impoverendo la famiglia a suo vantaggio. Mattia e Roberto però crescono comunque serenamente e liberi da ogni pensiero morale, religioso e persino scolastico. È Pinzone il loro "insegnante", egli infatti preferisce divertirsi con i due ragazzi piuttosto che insegnargli qualcosa. Mattia cresce sviluppando un carattere impulsivo, allegro, ma soprattutto spensierato.

Malagna non riesce ad avere li dalla prima moglie malata e per questo (quasi a castigarlo per quanto ha rubato) soffre moltissimo. Dopo la morte di sua moglie decide di sposare Oliva, rovinando così l'amore fra lei e Mattia, che l'aveva messa incinta. Così il Malagna, accettandolo come suo lio, riesce ad avere un nuovo erede. Da Batta intanto si trasferiscono la vedova Pescatore (sua parente) e l'affascinante lia Romilda. Pomino, amico di Mattia, se ne innamora e chiede di avvicinarla a lui. Fra Mattia e Romilda, però, nasce involontariamente un forte amore e si sposano, nonostante il parere contrario della vedova. La vita del giovane Pascal da quel momento diventa un inferno, egli perde infatti ogni sua ricchezza residua e la moglie comincia a non amarlo più, lasciandosi andare e diventando sempre più brutta. Egli è anche investito da una serie di devastanti disgrazie: i due li messi al mondo muoiono uno dopo l'altro e la madre, che è stata portata via da zia Scolastica (sorella del padre di Mattia) dalle grinfie della perfida seminatrice di zizzania quale era la vedova Pescatore, non riesce a resistere e muore di lì a poco, lasciando devastato il povero Mattia. Il piccolo Pascal decide di cercar lavoro e diventa bibliotecario dell'abbandonata biblioteca di Miragno. Il lavoro però consiste solo nel cacciare topi, ed è quindi troppo noioso, tanto da spingerlo a partire all'insaputa di tutti per Montecarlo. Lì in una decina di giorni riesce a far fortuna vincendo 82.000 lire, una bella somma per quei tempi che gli avrebbe permesso di risanare ogni debito. Mai però si sarebbe aspettato che il Destino si fosse divertito a giocare talmente tanto con la sua vita da preparargli una cerimonia funebre per il suo ritorno a casa. Infatti, proprio mentre torna a casa si accorge che su un giornale ura la notizia della sua morte, o meglio, la moglie e la suocera avevano identificato il cadavere di un povero ragazzo annegatosi vicino al molino alla Stia (vecchia proprietà dei Pascal e luogo del suicidio) come quello di Mattia. Egli allora, dopo aver letto la notizia, vede aprirsi davanti a se una nuova vita fatta di sola libertà ed una rottura col passato. Decide allora di non commettere più gli errori della vita precedente. Cambia aspetto: via la fede, eliminata la barba, si fa crescere i capelli e opta per un paio di occhiali colorati con lo scopo di nascondere l'occhio storto. Era però necessario anche cambiare nome, e l'occasione gli si presentò su un piatto d'argento: in un dialogo tra alcuni signori non molto distanti da lui; l'unione di un nome di una persona ed il cognome di un'altra gli forniscono l'identità perfetta: Adriano Meis. Si inventa poi di essere emigrato quando era ancora infante con suo nonno (con cui è rimasto fino alla sua morte: cioè fino verso i dodici anni) dall'America. Ora Mattia era morto e lui aveva cominciato la sua seconda vita. I suoi viaggi si alternavano da visite a città italiane a visite a città tedesche.

Pian piano, però, Mattia si accorge di essere solo più che mai poiché non può avere amici sinceri a cui raccontare la sua storia assurda. Così matura in lui la decisione di fermarsi finalmente in una nuova casa a Roma per ricostruirsi una nuova vita. Lì incontra il signor Paleari un singolare individuo che lo intrattiene, spesso fino alla noia, con discorsi sulla morte e su cosa ci si deva aspettare dopo di essa. Sempre nella stessa casa riscopre persino l'amore di una donna, Adriana, che con la sua semplicità e al sua purezza d'animo riescono a farlo innamorare di nuovo. Adriano Meis che non ura in nessuna anagrafe, non può avere una vita propria poiché è come se non esistesse. A questo punto Mattia decide di confessare tutto quello che gli è capitato.

Torna dunque a Miragno, dove nel frattempo la moglie si è risposata con il suo amico Pomino, dal quale aveva avuto anche un lio, ma nessuno lo riconosce finché egli non rivela la propria identità. A questo punto, però, si rende conto che sarebbe inutile riacquistare una legalità che riuscirebbe solo a spezzare una nuova famiglia di cui lui ora non fa più parte. D'ora in poi Mattia vivrà la sua vita scrivendo racconti su di essa, in comnia di una sua vecchia zia e di un prete che l'ha sostituito come bibliotecario.


PERSONAGGI (PRINCIPALI, SECONDARI)



I personaggi principali sono: Mattia, la vedova Pascal, Batta Malagna, Romilda e la suocera Marianna Dondi, Pomino, Adriana e la zia Scolastica.

Mattia, il protagonista del libro, un ragazzo infantile, costretto alla più completa ignoranza e innocentemente consapevole dell'ingiustizia della vita, brutto nell'aspetto, con dei grossi occhiali rotondi che dovrebbero correggere l'occhio che tende a storcersi sempre di più e con una barba rossiccia che gli invade il volto a scapito del piccolo naso, al contrario del fratello Roberto, bello nel viso e nel corpo.

Schiacciato dalla vita che ogni giorno lo mette a dura prova, l'unica cosa che desidera è quella di trovare una via di fuga che gli permetta di essere di nuovo libero. Come non detto: il Destino decide di dargli questa opportunità e lo rende completamente indipendente, gli offre del denaro, lo libera da ogni legame con il suo passato, gli permette di far quel che vuole senza dover rendere conto a nessuno, con l'unico sconveniente che per tutti egli non esiste più, non ha più passato e non può avere un futuro. Alla fine vivrà sulla propria pelle le conseguenze della sua scelta.

Mattia è tutto sommato un ragazzo sensibile, capace di provare sentimenti forti, ad esempio l'amore per Adriana. Egli ha un atteggiamento ribelle in quanto vuole a tutti i costi un ruolo migliore nella società in cui vive.

Il protagonista prova per la madre un forte affetto, grande rispetto, mentre non ricorda quasi nulla del padre.

La madre di Mattia viene presentata come schiva, placida, incapace di portare avanti gli affari della famiglia e sottoposta dunque alle continue ingiustizie dell'amministratore al quale ha affidato i beni del defunto marito. Gracile di costituzione, ella, una volta vedova, peggiora ulteriormente e sembra mantenersi in vita solo per amore dei due li verso i quali dimostra una tenerezza quasi morbosa. La madre che si era sempre abbandonata all'intelligente guida del marito, adesso si sente persa, da sola, e non riesce a reagire alla disgrazia che le è capitata.

Batta Malagna è l'amministratore della famiglia Pascal, un uomo dall'aspetto abbastanza brutto. È anche un uomo meschino infatti deruba i Pascal dai loro averi. Egli non si accetta fisicamente e per compensare questo suo "handicap" cerca di assumere una posizione rilevante nella società.

La moglie, la signora Guendalina continua a ricordagli di essere nata di condizione sociale superiore al marito.

Batta ha persino una seconda moglie, Oliva (di cui Mattia era innamorato), sposatasi solamente per questioni di interesse.

Romilda è la nipote di Batta Malagna e moglie di Mattia, il loro è un matrimonio infelice sia per la mancanza di mezzi finanziari e sia per l'intromissione nella coppia della madre della donna, nonché suocera di Mattia.

Romilda prima di sposarsi con Mattia era una ragazza di bell'aspetto e con una grande voglia di vivere, ma dopo il matrimonio cade in depressione. È una donna sensibile e fragile psicologicamente, questa sua debolezza la porta sempre ad abbattersi se le cose le vanno male.

Marianna Dondi, suocera di Mattia, una donna anziana e dall'aspetto da strega ha invece un carattere forte ed autoritario ed è da sempre in lite con Mattia, che lo ritiene il colpevole della situazione in cui si trova la lia.

Gerolamo Pomino è l'amico d'infanzia dei fratelli Pascal, un omino lindo dagli occhi cerulei, mansueti è timido, buono e onesto, anche se una volta creduto morto l'amico Mattia non esita a sposare sua moglie, Romilda, da cui ha anche un lio.

Adriana è un'affittacamere di Roma. Una signorina semplice, piccola, bionda, pallida, dagli occhi cerulei, dolci e mesti. È una donna molto religiosa. Adriano Meis alloggia nella camera affittatagli da Adriana, i due si innamoreranno, ma il ragazzo per non deluderla fuggirà nuovamente.

La ragazza è la lia del signor Paleari, il padrone di casa di Mattia, con il quale farà delle chiacchierate lunghe ore a parlare della morte, dell'aldilà e delle sedute spiritiche.

La zia Scolastica, è la sorella del padre di Mattia, una donna energica e fiera che spesso va a fare visita alla povera vedova e la rimprovera aspramente poiché lascia che l'amministratore Malagna continui indisturbato a dilapidare tutti i beni della famiglia. Zia scolastica non può sopportare la completa inettitudine della madre di Mattia, per questo ella vorrebbe che si risposasse e per giunta con Gerolamo Pomino.

Tra i personaggi secondari vi sono: Pinzone, il precettore di Mattia e suo fratello Berto, da cui non traggono nessun insegnamento; Mino, il lio di Gerolamo; Cavalier Tito Lenzi, un personaggio incontrato di Adriano durante il suo soggiorno a Milano; Manuel Bernaldez, un pittore snolo innamorato di Pepita, la lia adottiva del marchese d'Auletta; Terenzio Papiano, vedovo della sorella di Adriana che lavora al servizio del marchese; Scipione Papiano è il fratello di Terenzio che soffre di epilessia; Silvia Caporale è una maestra di pianoforte perennemente ubriaca; il marchese Ignazio Giglio d'Auletta, il datore di lavoro di Terenzio, un nobile con un senso di patria molto spiccato; Don Eligio Pellegrinotto, custode della biblioteca nella chiesa di Santa Maria Liberale a Miragno dopo che Mattia era sso.


AMBIENTE SOCIALE-GEOGRAFICO

L'ambiente sociale varia a seconda del personaggio a cui ci riferiamo. Se prendiamo in considerazione la famiglia del protagonista è piuttosto agiata, ma una volta morto il padre di Mattia la gestione del patrimonio viene affidata a Batta Malagna che non fa altro che speculare sull'eredità. Dunque Mattia è costretto a trovarsi un lavoro per la prima volta nella sua vita per poter ristabilire la situazione finanziaria familiare.

La vicenda è ambientata in luoghi reali sia esterni che interni, ma principalmente sono: Miragno, il paesino ligure nativo del protagonista; Roma (soprattutto via Ripetta) dove Mattia, una volta cambiata identità in Adriano Meis, si stabilisce per due anni.



Mattia, però, nel suo "vagabondare" da un posto all'altro alla ricerca di una vita migliore attraversa le città di Nizza, Montecarlo, Venezia, Torino, Milano, Padova, Ravenna, Firenze, Perugia, Pisa, Oneglia (Liguria), Colonia, Mannheim, Worms, Magonza, Bingen, Coblenza .

Nonostante i luoghi siano parecchi, Pirandello non dà mai una approfondita descrizione di essi probabilmente perché ritiene non abbiano alcuna influenza sui suoi personaggi e sulle azioni compiute da questi.


PERIODO STORICO

Dalla storia si può dedurre che la vicenda sia ambientata nella seconda metà dell'Ottocento, ciò lo si può capire da indicatori di tempo impliciti come ad esempio il fatto che nel libro esistessero i tram, i treni e le lampadine.

Nonostante ciò, le vicende narrate nel romanzo accadono in un arco di tempo ben definito. La narrazione di Mattia Pascal inizia dalla descrizione della sua infanzia, cioè da quando aveva quattro anni e mezzo, e finisce quando torna a Miragno dopo il suo peregrinare che lo aveva portato a viaggiare tra Italia, Francia e Germania.


TEMI

'Il fu Mattia Pascal' presenta moltissime tematiche:

  • La maschera.

Con essa viene estremizzato il bisogno dell'uomo di darsi una maschera per vivere in una società, ognuno è costretto a recitare la sua parte senza neanche chiedersi il perché. Se in quest'immenso gioco si prova a "bluffare", si è destinati a fallire e nel migliore dei casi bisogna tornare ad essere una delle tante pedine; l'unico modo per estraniarsene è non essere più utili per il proseguimento della partita, in altre parole o morire o impazzire, le sole condizioni in cui ci si può, forse, considerare liberi.

La maschera, così come l'appartenere ad un gruppo, il calarsi in una trappola è inteso come necessario perché l'uomo come singolo non ha alcun valore se non per se stesso, e nessuna possibilità di essere veramente libero di decidere arbitrariamente o quasi della propria esistenza.

  • La realtà.

Essa è concepita unicamente come una formalità: non è tanto importante che una cosa sia vera, ma basta che possa esserlo e si sfrutta ciò finché qualcuno non dimostra l'opposto; ad esempio nel racconto, a nessuno importa se Mattia sia morto veramente, l'importante che lui non torni in modo che il nuovo matrimonio di Romilda non desti scandali, e quando lui torna, nessuno si meraviglia perché a questo punto che lui sia morto davvero o no non è più importante dato che ha deciso di non riprendersi la moglie. Adesso potrebbe anche morire veramente che sicuramente nessuno lo farebbe scrivere su un giornale dato che tutte le apparenze sono salve ed il grande mosaico della vita sociale non subirebbe contraccolpi. 

  • L'identità e la morte.

La prima frase : "Una delle poche cose, anzi forse la sola che io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal" e l'ultima: "Io sono il fu Mattia Pascal" del romanzo affrontano il tema dell'identità, molto presente all'interno di tutta la narrazione, durante la quale vengono prese in esame man mano altre tematiche; tra queste la morte (dopo la mia terza ultima e definitiva morte) che non solo riguarda quella molteplice di Mattia Pascal, ma anche quella del padre, della madre e delle lie dello stesso protagonista, ma anche quella del pallidissimo giovane suicidatosi dopo avere perso tutto ciò che aveva al Casinò di Montecarlo.

  • L'amore.

Anche l'amore è visto come sentimento assurdo, infatti, Mattia non comprende a cosa sia dovuto e a quale scopo Pomino abbia per Romilda un tale sentimento, ed anche il suo rapporto con Adriana, è vissuto dal protagonista in chiave molto egoistica e personale. 

  • Il gioco e la fortuna.

Il gioco (Non seppi, o meglio, non potei arrestarmi a tempo) è un altro dei temi del romanzo che va associato anche quello della fortuna (Non ebbi più né modo né tempo di stupirmi allora del favore, più favoloso che straordinario, della fortuna). Pirandello afferma che siamo noi uomini ad inseguire e cercare la fortuna ed inoltre aggiunge anche che essa non è introvabile e rara, come generalmente si pensa.

  • La solitudine.

Altra importante tematica del romanzo è la solitudine (mi trovai qui solo, mangiato dalla noia). Due difetti, uno fisico e uno di carattere più manuale, amministrativo, che Mattia Pascal pone molto spesso in rilievo sono il suo strabismo (un occhio, il quale, non so perché, tendeva a guardare per conto suo, altrove) e la sua incapacità (ero inetto a tutto). È proprio il suo occhio strabico che gli permette di seguire, come uno spettatore, il suo 'lasciarsi vivere'; questo difetto fisico, dopo un'operazione, viene eliminato a Roma, e proprio da quel momento, Pascal, riesce a mettere un po' di ordine nella sua esistenza iniziando a chiarire la realtà della vita che lo circonda, dato che, non ne è più uno spettatore, eliminato l'occhio strabico. Altra caratteristica di Mattia Pascal è il suo continuo peregrinare (seguitai ancora per qualche tempo a viaggiare), egli viaggia per sfuggire da una realtà che non gli appare bene definita, chiara, e quindi lo spaventa.





TECNICHE NARRATIVE

Il romanzo 'Il fu Mattia Pascal' è diviso in diciotto moduli numerati e titolati più l'ulteriore Avvertenza sugli scrupoli della fantasia, esterno alla storia ma aggiunto dallo stesso Pirandello al suo romanzo qualche anno dopo la prima stesura per dimostrare come le vicende di Mattia Pascal, seppure straordinarie e quasi inspiegabili, possano realmente accadere.

La struttura narrativa de 'Il fu Mattia Pascal' non è quella tradizionale dei romanzi in cui il protagonista racconta le proprie vicende. L'opera si apre con due premesse: la prima in cui ci viene presentato il protagonista-narratore e il suo strano caso; e la seconda, 'filosofica', nella quale lo stesso autore ritiene necessario esporre la sua concezione a riguardo dell'uomo e della vita. Dopo le due premesse inizia una lunghissima analessi che qualche volta sarà interrotta da alcune anticipazioni dell'autore, spesso molto brevi.

Le sequenze narrative all'interno del romanzo, sono, assieme a quelle riflessive e dialogate le predominanti. Quelle riflessive portano spesso l'autore a vere e proprie considerazioni di carattere filosofico, mentre quelle dialogate sono caratterizzate per lo più dal discorso indiretto, da quello diretto libero e da monologhi interiori dello stesso io narrante. Proprio la presenza di sequenze dialogate e narrative fa sì che il ritmo della storia sia sempre veloce e incalzante.

La narrazione è condotta in prima persona; è Mattia Pascal, il protagonista, che raccontando ci fornisce il suo punto di vista interno con focalizzazione zero. L'onniscienza del narratore è dovuta dal fatto che lui racconta la sua storia a posteriori, quando questa è già successa; questo permette che al lettore vengano fornite anticipazioni degli avvenimenti che ne stimolano la curiosità.

Mattia Pascal scrive, su invito di don Eligio, la sua biografia sotto forma di diario, rivolgendosi direttamente al lettore, dialogando persino con lui.

L'ordine cronologico è regressivo, cioè lo scrittore ricorda fatti avvenuti in precedenza e va a ritroso nel tempo, salvo tornare al presente alla fine del racconto. Infatti fabula e intreccio non coincidono se non nelle ultime ine del libro.


GENERE LETTERARIO: romanzo autobiografico.


LINGUAGGIO

Il tono usato da Pirandello per il suo romanzo è di tipo colloquiale, anche perché spesso è proprio lo stesso autore che interagisce col lettore; lo stile è chiaro, semplice e scorrevole.

La sintassi e il lessico de "Il fu Mattia Pascal" sono funzionali dal punto di vista della narrazione, che segue fedelmente i pensieri, i progetti, i ragionamenti del protagonista. Di conseguenza, l'analisi dello stile è più o meno equivalente a quella del modo di ragionare di Mattia Pascal. Ad esempio possiamo notare che i pensieri di Mattia non sono mai eccessivamente articolati, ma seguono piuttosto la scia di sensazioni, impressioni, ricordi che sopraggiungono senza una logica precisa.

Al di là di tutto ciò, comunque, bisogna dire che linearità e la sintesi sono caratteristiche fondamentali dello stile di Pirandello, insieme a quella colloquialità che semplifica le stesse riflessioni filosofiche.

In modo analogo, il lessico appare improntato alla quotidianità, pur essendo arricchito da quella coloritura di termini ed espressioni tipiche del parlato, oppure ottenuti con invenzioni talvolta bizzarre o con l'uso di diminutivi e accrescitivi. Questi contributi lessicali permettono allo stile di Pirandello di non essere monotono.



COMMENTO

L'autore con questo romanzo vuole dimostrare che non si può vivere senza 'Stato Civile' perché noi siamo non come vorremmo ma come le regole della società ci impongono di essere; infatti Mattia Pascal, uomo dalla doppia personalità, si accorge che le due persone che vivono in lui sono in contrasto tra loro. Mattia Pascal, cercando di liberarsi dalle regole imposte dalla società, capisce che vivere fuori da essa equivale a non vivere, inseguendo un sogno di libertà che lo renderà schiavo e gli impedirà di comprarsi un cane, di lasciarsi crescere la barba, di portare i capelli corti: cioè di vivere normalmente.

Nel complesso la vicenda è abbastanza scorrevole: è senz'altro un romanzo che si legge con una certa facilità, anche perché si può riscontrare una notevole presenza di dialoghi e di riflessioni che costituiscono l'ossatura della narrazione pirandelliana.


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