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Niccolò Machiavelli - Il principe, La lettera a Francesco Vettori, La Mandragola, La Fortuna

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Niccolò Machiavelli


Niccolò Machiavelli (Firenze 1469-l527) scrittore e uomo politico italiano. Nacque da antica famiglia originaria di Montespertoli. Egli ebbe una normale educazione umanistica, comune a tutti i borghesi del tempo. Dal 1498 al 1512 occupò la carica di segretario di una sorta di ministero della guerra e degli interni, alla dipendenza dei Dieci di Balia.


Nel 1512, caduto P. Sederini, il cardinale Giovanni de' Medici assunse i pieni poteri in Firenze; a ciò fece seguito l'immediato allontanamento di M. dai pubblici uffici, e dopo di che venne imprigionato e torturato.


M. ,pur mortificato in un malinconico isolamento e forzatamente lontano dalla politica attiva, seppe reagire allo sconforto e impiegò gran parte del suo tempo a redigere le sue opere più importanti, fra cui Il Principe.

Nel 1525 divenne segretario della magistratura dei procuratori della mura.

Morì  l'anno in cui la repubblica fu ricostituita a Firenze.


Il principe

I 26 moduli del Principe hanno per argomento "che cosa è principato, di quale specie sono, come è si acquistano, come è si mantengono, perché e si perdono", ma soprattutto discutono della possibilità di un principato "nuovo".


Nel trattato le rivoluzionarie intuizioni di M. puntano soprattutto a mettere in luce l'indipendenza delle categorie dell'utile e del pratico rispetto a quelle etico-confessionali: tutto ciò come premessa al ritratto ideale del Principe, individuo virtuoso, creatore assoluto dello stato inteso come compiuta costruzione artistica.




La lettera a Francesco Vettori:

La lettera del 10 dicembre 1513 al ambasciatore mediceo a Roma, Francesco Vettori, costruisce se steso come personaggio e scandisce i tempi della sua esistenza rustica, apparentemente dispersiva e perfino trivialmente degradata a dispetto della fortuna, per dare rilievo al colloquio umanistico della sera con le ombre degli antichi che affollano il suo scrittoio e gli fanno dimenticare nella riflessione sul passato e sul presente la malignità della sorte.

La lettera annuncia, la composizione di  "uno opuscolo De principatibus" tuttavia non fuorviante per un libro come Il Principe.


La Mandragola

Nella Mandragola l'espressività, oscillando tra lingua e vernacolo, è resa funzionale a una tipologia di astuti e di stolti fortemente caratterizzata e a una beffa erotica spinta oltre il limite del sacro e dell'istituto familiare.


La Fortuna

La fortuna, o la "sfortuna", dell'opera di M., in particolare del Principe e dei Discorsi, nell'Europa dei secc. XVI e XVII è strettamente connessa con alcuni nodi centrali della storia del pensiero politico. Una revisione critica dei giudizi tradizionali e al tempo stesso una ricerca di carattere filologico ed erudito presero un primo avvio nel '700.


Nell'età del risorgimento l'interpretazione continuò a oscillare tra la condanna dell'immoralità di M. e la sua esaltazione come profeta della riscossa nazionale.




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