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Storia dell'apartheid



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From 1899 to 1902 Britain was at war in the South of Africa, where gold had been discovered in Transvaal and diamond at Kimberley, cape colony in 1867, against the Dutch settlers, the Boers. The british won in the end with gret difficulty, revealing the weaknesses of their army.

During the Victorian age most Britush citizens believed in their right to an empire and thought that imperial expansion would absorb excess goods, capital and population; moreover they were extremely proud of their empire and of spreading their civilizaton to every corner of the globe. This attitude came to be known as "jingoism".





Apartheid Politica di segregazione razziale formalmente adottata nella Repubblica Sudafricana. Nella lingua afrikaans il termine apartheid significa 'separazione' e indica la rigida divisione razziale che regolava le relazioni tra la minoranza bianca e la maggioranza non bianca della popolazione. Nel novembre del 1993 fu raggiunto un accordo che mise fine all'apartheid e nel 1994 si tennero le prime elezioni politiche in cui votavano gli appartenenti a tutte le razze.

Apartheid racial politics segregation formally adopted in the Republic of South Africa. In Afrikaans language the term apartheid means "separation" and indicates the rigid racial division that controlled the relationship between the white minority and the not-white majority of population. During November 1993 was reached an agreement that put an end to apartheid and during 1994 were the first general election where voted all races belongers.


Storia dell'apartheid

L'apartheid fu adottato nel 1948 dopo la vittoria elettorale del Partito nazionalista del Sudafrica (NP). Le leggi dell'apartheid classificavano i cittadini in tre principali gruppi razziali: bianco, bantu (neri africani) e coloured (persone con discendenza mista). Successivamente venne istituita una quarta categoria per gli asiatici (indiani e pakistani). Le leggi prescrivevano i luoghi in cui ciascun gruppo poteva vivere, che tipo di lavori poteva esercitare e a che tipo di sistema scolastico poteva accedere. Le leggi proibivano quasi tutte le relazioni interrazziali, istituivano luoghi pubblici separati (ad esempio, riservando alcune spiagge ai bianchi) ed escludevano i non bianchi da ogni forma di rappresentanza politica. Gli oppositori dell'apartheid furono perseguiti penalmente e il governo inasprì la propria politica di repressione fino a trasformare il Sudafrica in uno stato di polizia.

La segregazione razziale fu contrastata dall'African National Congress (ANC), fondato nel 1912 dai neri. Dopo gli scioperi contro l'apartheid che culminarono nel massacro di Sharpeville nel marzo del 1960, il governo mise al bando tutte le organizzazioni politiche nere compreso l'ANC. Tuttavia le dimostrazioni, gli scontri violenti, gli scioperi e i boicottaggi che si susseguirono sempre più frequenti negli anni Sessanta e Settanta da parte degli oppositori dell'apartheid, il fallimento della politica dei bantustan e la condanna internazionale che aveva isolato il Sudafrica, costrinsero il governo ad allentare le restrizioni, ad esempio quelle che riguardavano il contatto quotidiano tra membri delle diverse componenti etniche (petty apartheid).

Le riforme nella Repubblica Sudafricana


Dalla metà degli anni Settanta fino alla metà degli anni Ottanta il governo attuò una serie di riforme che permisero alle rappresentanze sindacali nere di organizzarsi e di svolgere una limitata attività politica. La Costituzione del 1984 estese la rappresentanza parlamentare agli asiatici e ai coloured, ma non ai neri, nonostante costituissero oltre il 75% della popolazione. Si accesero nuove rivolte nelle città e, essendo cresciuta la pressione internazionale contro il Sudafrica, le politiche governative dell'apartheid cominciarono ad allentarsi. Nel 1990 il nuovo presidente Frederick de Klerk revocò ufficialmente la messa al bando trentennale dell'ANC e liberò il suo leader, Nelson Mandela. Nel 1993 venne raggiunto e sottoscritto da Mandela e De Klerk un accordo sulle modalità della transizione del Sudafrica aldemocrazia - Le elezioni - I gruppi parlamentari - Il governo - La Corte Costituzionale" class="text">la democrazia. Nelle prime libere elezioni del 1994 Mandela divenne il primo presidente nero nella storia del Sudafrica a capo di una coalizione governativa che comprendeva anche il Partito nazionale.




Afrikaans Detto anche 'olandese del Capo' è, con l'inglese, la lingua ufficiale della Repubblica Sudafricana. È una lingua germanica occidentale, basata principalmente sul dialetto parlato dai coloni olandesi che a metà del XVII secolo si stabilirono in Sud Africa. Benché molto simile all'olandese corrente, se ne distingue però per il sistema fonetico autonomo. Contiene prestiti dall'inglese, dal francese, dal tedesco (tramite i colonizzatori) e dalle lingue africane, e ha subito notevoli semplificazioni, quali la caduta di alcune desinenze verbali e ulteriori cambiamenti fonetici.

Fino alla metà del XIX secolo l'afrikaans era impiegato solo oralmente, mentre la lingua scritta rimaneva l'olandese, ma gradualmente si è imposto come linguaggio letterario, è entrato in uso nelle scuole e nelle chiese e nel 1925 ha sostituito ufficialmente l'olandese.


African National Congress Partito politico sudafricano impegnato nell'abolizione dell'apartheid e di altre forme di discriminazione razziale, nonché nell'instaurazione di una democrazia multietnica. Nel maggio del 1994 l'ANC vinse le prime elezioni in cui la maggioranza nera ebbe diritto di voto e Nelson Mandela, alla guida del partito, venne eletto presidente.

Il partito fu fondato nel 1912 come organizzazione non violenta, con l'obiettivo di ottenere per i neri i diritti civili negati dalla nuova Unione Sudafricana. Il principio antiapartheid fu poi sviluppato in un programma di riforme democratiche e di unificazione politica di tutto il Sudafrica. Nel 1940 Alfred Xuma divenne presidente dell'ANC e iniziò a reclutare nuove leve, tra cui Mandela, Oliver Tambo e Walter Sisulu, che contribuirono alla fondazione dell'ANC Youth League (1944).

L'azione del partito divenne sempre più incisiva nel contrastare la rigida segregazione razziale imposta dalla minoranza bianca nel 1948, mentre la sua base si allargava. Nel 1955 l'ANC adottò la Freedom Charter, una Carta dei diritti che postulava una democrazia multirazziale. Nel 1959 il gruppo subì la scissione di una minoranza, che propugnava un Sudafrica solo per la gente di colore e che formò il Pan-African Congress (PAC). Nel tentativo di soppiantare l'ANC, furono organizzate dimostrazioni di massa, sfociate nel massacro di Sharpeville (marzo 1960). Il governo dichiarò lo stato d'emergenza e mise fuori legge tutte le organizzazioni di neri, tra cui l'ANC e il PAC, che iniziarono perciò ad agire clandestinamente. Nel 1961 si formò l'ala militare Umkhonto we Sizwe (in zulu 'Lancia della nazione'), che intraprese una camna di sabotaggio contro il governo. Seguirono anni di disordini: Mandela e Sisulu furono condannati all'ergastolo e Tambo lasciò il Sudafrica per creare una sezione estera del partito.

Le attività politiche dell'ANC ripresero nel 1976 in seguito alla rivolta di Soweto, un quartiere nei pressi di Johannesburg dove era stanziata la comunità nera, e si rafforzarono grazie anche a una crescente solidarietà internazionale. Nel 1990 il governo ritirò la messa al bando delle organizzazioni di neri e, dopo ventisette anni di reclusione, rilasciò Mandela. Tornato alla legalità, nel febbraio del 1993 l'ANC negoziò la costituzione di un governo di transizione nei cinque anni successivi alle elezioni che si sarebbero tenute nell'aprile 1994, nelle quali anche i neri avrebbero avuto diritto di voto. Poco dopo si verificarono episodi di violenza tra l'ANC e l'Inkatha, il movimento nazionalista zulu. Il 2 maggio, dopo le elezioni che videro il trionfo dell'African National Congress, Frederick Willem De Klerk cedette la presidenza a Mandela, il quale aveva promesso la formazione di un governo multietnico, tenendo conto delle limitazioni derivanti da una politica economica di libero mercato e della necessità di conservare l'appoggio dei bianchi. I rapporti tra l'ANC e gli altri partiti della coalizione si deteriorarono, finché l'Inkatha di Mangosuthu Gatsha Buthelezi e il Partito nazionalista di De Klerk lasciarono il governo (rispettivamente nel maggio del 1995 e nell'aprile del 1996).



Bantustan Area territoriale indipendente riservata, all'interno della Repubblica Sudafricana, ai vari gruppi etnici e popolazioni bantu. La costituzione dei Bantustans (detti anche Black Homelands) nel 1951 rappresentò il compimento della politica dell'apartheid, promossa in special modo dal primo ministro Hendrik Verwoerd tra il 1958 e il 1966. All'inizio degli anni Novanta circa dodici milioni di neri del Sudafrica vivevano in Bantustan con gradi diversi di indipendenza nominale dal governo di Pretoria. Altri dodici milioni di neri vivevano nel Sudafrica controllato dai bianchi dove, secondo la legge, erano considerati residenti temporanei.

La separazione tra bianchi e neri e la formazione di aree separate per questi ultimi ebbe inizio nel 1951 con la promulgazione del Bantu Authorities Act, che delegava alle singole autorità tribali, regionali o territoriali le questioni relative all'istruzione, alle strade, agli ospedali ecc. Il Promotion of Bantu Self-Government Act del 1959 stabilì dieci unità 'nazionali' per i diversi gruppi etnici (bantu). Nel 1962 fu fondata la Transkei Territorial Authority e l'anno seguente il Transkei Constitution Act concesse l''autogoverno' alla regione del Transkei. Il Bantu Homelands Constitution Act del 1971 conferì al presidente del Sudafrica il potere di promulgare costituzioni per ogni area bantu per la quale era già stato costituito un governo territoriale.

Tra il 1971 e il 1977 fu concesso l'autogoverno ai Bantustan di Bophuthatswana, Ciskei, Lebowa, Gazankulu, Kwazulu, Qwaqwa e Kwandebele; il KaNgwane ottenne un autogoverno parziale nel 1981 e totale nel 1984. Quattro Bantustan - Transkei, Ciskei, Bophuthatswana e Venda - chiesero e ottennero la completa indipendenza. Le Nazioni Unite considerarono una burla tale indipendenza e nessun Bantustan fu riconosciuto formalmente dalla comunità internazionale. Gli altri Bantustan previsti rifiutarono l'indipendenza, tra cui il Kwazulu, patria degli zulu, che godeva già dell'autogoverno: il primo ministro Mangosuthu Buthelezi dichiarò che non avrebbe mai accettato la completa indipendenza dal Sudafrica.

Allorché il sistema dell'apartheid entrò in crisi, verso la metà degli anni Ottanta, il futuro dei Bantustan venne rimesso in discussione e nel 1986 fu presentata al parlamento sudafricano una bozza di legge per restituire la cittadinanza sudafricana ai cittadini dei quattro Bantustan indipendenti. Nel febbraio del 1990 l'African National Congress (ANC) fu legalizzato e divenne attivo in tutti i Bantustan, promovendo lo smantellamento del sistema. La maggior parte dei Bantustan era pronta a schierarsi con l'ANC, ma non il Kwazulu-Natal (dove Buthelezi e il suo movimento Inkatha si opposero all'ANC) e il Bophuthatswana. Nell'aprile del 1994, con le prime elezioni multirazziali, gli abitanti dei Bantustan divennero cittadini a pieno titolo della Repubblica Sudafricana.










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