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Valle d'Aosta

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Valle d'Aosta Regione amministrativa dell'Italia settentrionale, situata nell'estremo nord-ovest del paese; confina a ovest con la Francia, a nord con la Svizzera, a est e a sud con il Piemonte. Comprende una sola provincia, con cui quindi si identifica, quella di Aosta, dalla quale ha tratto il nome. Tenuto conto della sua posizione geografica di frontiera, della sua cultura particolare (tra l'altro la lingua più diffusa è il francese, che è riconosciuto dallo Stato come lingua ufficiale insieme all'italiano) e del tradizionale regime di autogoverno, goduto per secoli, la Valle d'Aosta costituisce, così come il Trentino-Alto Adige, il Friuli-Venezia Giulia, la Sicilia e la Sardegna, una regione a statuto speciale, dotata cioè di ampia autonomia.

La Valle d'Aosta, che si estende per 3264 km2 e ha 118.556 abitanti (1995), è la più piccola e la meno popolata regione d'Italia, in valori assoluti e relativi: la densità della popolazione è circa un quinto di quella media nazionale (36 abitanti per km2 contro 190). Regione interamente alpina, raccolta attorno alla valle formata dal fiume Dora Baltea, uno dei principali affluenti del Po, la Valle d'Aosta fece storicamente sempre parte del Piemonte, dal quale si staccò nel 1948.



Territorio




La caratteristica più saliente del paesaggio della Valle d'Aosta sono le imponenti montagne alpine, tra le più belle, elevate e famose d'Europa, e tra le più frequentate da scalatori e sciatori di tutto il mondo. La regione è situata al punto di congiunzione tra le Alpi occidentali e le Alpi centrali (Alpi Graie e Pennine). Delle Graie fanno parte i massicci del Gran Paradiso (4061 m, in parte anche in territorio piemontese) e del Monte Bianco (4810 m, al confine tra Italia, Francia e Svizzera); delle Pennine il Cervino (4478 m) e il Monte Rosa (4643 m), entrambi condivisi con la Svizzera: la Valle d'Aosta include quindi le due più alte vette d'Europa. I suoi ghiacciai, che sino a 10.000 anni fa occupavano l'intero fondovalle, ricoprendo completamente la regione, sono tra i più imponenti del versante italiano delle Alpi. Tra i ghiacciai del Monte Bianco, i maggiori sono quelli del Miage e della Brenva.

I valichi alpini in territorio valdostano non sono numerosi né particolarmente agevoli; i più importanti sono il passo del Piccolo San Bernardo (2188 m) e il passo del Gran San Bernardo (2472 m, che è attraversato dall'omonimo traforo stradale), rispettivamente con la Francia e la Svizzera.

Attraversa interamente la regione, scorrendo da nord-ovest a sud-est, per poi passare in Piemonte, la Dora Baltea (ha un corso di 160 km complessivi); la valle che il fiume percorre, stretta e profondamente incassata all'inizio, in prossimità del Monte Bianco, si allarga scendendo più in basso, dove confluiscono i molti affluenti, giungendo in territorio piemontese già notevolmente ampia. È sulle rive della Dora Baltea che sono situati tutti i centri principali della regione, a cominciare dall'unica città, Aosta, che è anche il capoluogo. Tra le valli laterali, le più ampie e popolate sono quelle di Gressoney, la val d'Ayas, la Valtournanche, la Valpelline sul lato nord, la Valsavarenche e la val di Cogne sul lato sud.

Clima

Area interamente montuosa, la Valle d'Aosta ha un clima alpino, con inverni anche molto rigidi ed estati fresche. A Gressoney-Saint-Jean (1385 m di quota) si registrano valori medi in gennaio di -5 °C, in luglio di 12 °C. Tuttavia in territorio valdostano si trovano non solo conche protette, come quella in cui è situata la città di Aosta, nella quale il clima è molto più mite di quanto si potrebbe supporre, con estati decisamente calde, ma addirittura la stessa Gressoney-Saint-Jean ha registrato un eccezionale massimo di 32 °C. Praticamente chiusa agli influssi di venti carichi di umidità, la Valle d'Aosta ha precipitazioni relativamente scarse, per lo più tra i 600 e i 1000 mm annui, molto inferiori cioè a quelle medie alpine; asciutti sono gli inverni e poco piovose le altre stagioni. Da ottobre a marzo, sia sui rilievi sia nei fondivalle, le precipitazioni cadono sotto forma di neve.

La protezione dell'ambiente, un ambiente eccezionale quale è quello di alta montagna, è sempre stata molto sentita dai valdostani. Così la regione ha saputo preservare i suoi splendidi paesaggi naturali di montagna. Circa un sesto del territorio regionale è area protetta, in corrispondenza di una vasta sezione del parco nazionale del Gran Paradiso; recente è il progetto di istituire il parco internazionale del Monte Bianco, in base a un accordo tra la Francia e la Svizzera.

Flora e fauna




Altitudine e clima condizionano la vegetazione della Valle d'Aosta. Nei versanti più bassi della valle principale e delle valli laterali si trovano castagneti e boschi di latifoglie; più oltre succedono i faggi e, oltre i 900 m, i boschi di conifere (abeti rossi, larici ecc.), che si spingono sin oltre i 2000 m e che il pur crescente turismo invernale e il moltiplicarsi delle strutture alberghiere, delle seconde case, degli impianti sciistici e delle strade di accesso hanno tuttavia abbastanza risparmiato. Nelle fasce superiori si trovano gli arbusteti (tra cui macchie di rododendri) e le piante alpine che si spingono al limite delle nevi perenni, fino a circa 3000 m.

La fauna alpina regionale, così come nel vicino Piemonte, ha il suo esemplare più notevole nello stambecco, protetto nel parco nazionale del Gran Paradiso.

Economia

Le tradizionali attività, vale a dire l'allevamento bovino e una stentata agricoltura di autosostentamento per le famiglie dei contadini, praticata solo sullo 0,5% del territorio, hanno ormai un'importanza molto modesta. Tuttavia sono sostenute dall'amministrazione regionale, anche per salvaguardare dal completo abbandono e declino la media montagna. I centri di alta montagna vedono invece un crescente sviluppo, dovuto al turismo e agli sport della neve; e proprio al turismo, settore in continua espansione, la regione deve l'eccezionale reddito che, con i suoi oltre 32 milioni annui per abitante, è il più alto d'Italia, insieme a quello della Lombardia.

Agricoltura



L'agricoltura è soprattutto al servizio dell'allevamento bovino: la principale produzione è infatti quella di foraggio e la maggior parte della superficie coltivata è occupata da prati. Modeste sono oggi le produzioni di patate, un tempo fondamentale risorsa alimentare delle genti alpine, e di cereali. Nei versanti soleggiati e più bassi della valle si stendono magnifici vigneti che danno uve sfruttate per la produzione di vini di alta qualità. Di rilievo è anche la produzione casearia: tra i formaggi, il più rinomato è la fontina.

Risorse energetiche e industria

I giacimenti minerari sono esauriti o inattivi (come le miniere di lignite a La Thuile e i minerali ferriferi di Cogne), ma la Valle d'Aosta può contare sul suo ingente potenziale idroelettrico (vedi Produzione dell'energia elettrica). Circa i tre quarti dell'energia prodotta vengono 'esportati' in Piemonte; tuttavia il rimanente basta ad alimentare varie industrie di base, come complessi metallurgici e chimici. È stata anzi proprio l'industrializzazione, avviata assai prima del turismo con una grandiosa acciaieria a Cogne, a fornire l'iniziale ricchezza alla regione.

Turismo e vie di comunicazione


Oggi tuttavia la Valle d'Aosta è quasi sinonimo di attività turistiche: il numero di visitatori che ogni anno si registra negli alberghi è pari a sei volte quello dei residenti. Le attrattive sono rappresentate dalle notissime località di alpinismo e sport invernali (la 'storica' Courmayeur, la più recente Breuil-Cervinia e poi Gressoney-Saint-Jean, La Thuile, Champoluc ecc.); ma vi sono anche numerosi castelli medievali, tutti accuratamente restaurati (di Fénis, d'Issogne, di Verrès), le grandiose rovine romane della città di Aosta, le stazioni termali come Saint-Vincent, con il notissimo Casino de la Vallée.

Infine, se si considera la posizione geografica e la morfologia del territorio, le vie di comunicazione, nazionali e internazionali, si possono definire ottime. Già nel lontano 1886 era stata aperta al traffico la ferrovia Torino-Ivrea-Aosta, che prosegue sino a Pré-Saint-Didier, non lontano da Courmayeur; ma naturalmente i grandi flussi del turismo si servono delle strade e delle autostrade: la Torino-Aosta e l'autostrada del Monte Bianco, che comprende un tunnel di 11,6 km, realizzato nel 1965, che attraversa il massiccio montuoso collegando Courmayeur con la francese Chamonix.

Popolazione

Gli abitanti si concentrano per un terzo nel capoluogo e per il resto nelle altre cittadine del fondovalle della Dora Baltea (Pont Saint-Martin, Saint-Vincent, Chatillon ecc.), verso le quali nei decenni passati si era registrato un costante flusso migratorio dal resto della regione; poco popolati sono i solchi vallivi laterali, dove si succedono caratteristici villaggi e, pur soltanto a quote elevate, le località turistiche.

Storia


Nel sito preistorico rinvenuto a Saint-Pierre, alle porte del capoluogo, sono conservate le più antiche testimonianze della presenza umana in Valle d'Aosta: risalgono al momento finale del neolitico (vedi Età della Pietra), tra la fine del IV e gli inizi del III millennio a.C. Le successive culture della metallurgia e dell'inumazione nelle necropoli sono attestate in diverse località e si compendiano nell'imponente area megalitica di Aosta (Saint-Martin de Corléans), con stele antropomorfe e tombe.

Dal V secolo a.C. è accertato che la valle fosse abitata da popolazioni di ceppo etnico celtico-ligure, conosciute col nome di salassi, apparso per la prima volta negli scritti di Catone, indi confermato da Polibio, Strabone e Plinio. Quest'ultimo, attento conoscitore della zona prealpina, sottolineò la fierezza di quelle genti montanare dedite all'agricoltura, ma ciò non esclude che i salassi avessero sviluppato attività minerarie e commerciali connesse ai valichi alpini. Lunga e contrastata fu la penetrazione romana, che si concluse nel 25 a.C. con la resa dei salassi e fu sancita dalla fondazione di Augusta Praetoria Salassorum, l'odierna Aosta. Il territorio della valle fu sottoposto a una colonizzazione integrale, che fissò le sue strutture (vie, impianto delle città, organizzazione fondiaria) incrementando soprattutto la viabilità lungo la strada consolare delle Gallie, arteria fondamentale del sistema imperiale.

Nel periodo di crisi dell'impero l'identità politica e culturale della valle fu valorizzata dalla presenza della diocesi autonoma, staccatasi da quella di Vercelli già nel V secolo. Dopo la disgregazione sociale portata dalle ondate di differenti dominazioni (burgundi, ostrogoti, bizantini, longobardi), i vescovi di Aosta ricostituirono le basi della sovranità nei secoli X e XI, mantenendo i legami che la valle aveva instaurato con i re di Borgogna: a questi si deve la concessione del titolo di conte di Aosta fatta al loro consigliere Umberto Biancamano (terzo decennio dell'XI secolo). Ritenuto il capostipite dei Savoia, egli fu l'iniziatore della loro signoria, che durò fino all'età contemporanea. La giurisdizione dei Savoia si esercitò in un rapporto anche conflittuale con i vassalli locali (sancito dalla cosiddetta Carta delle franchigie del 1191), molti dei quali, lasciata la capitale, emigrarono nelle valli costruendo nei secoli del tardo Medioevo un complesso sistema di castelli fortificati, che serviva come presidio delle vie di comunicazione e strumento di controllo del mondo rurale e di sfruttamento delle non ricche risorse agricole.

Nel XVI secolo la valle ottenne la ratifica delle sue autonomie politiche, imperniate su un parlamento che nel 1536 prese il nome di Conseil des commis, espressione della supremazia aristocratica, e su un proprio codice di leggi, denominato Coutumier. L'equilibrio tra i Savoia e i signori locali, tra cui primeggiava la famiglia degli Challant, si mantenne sostanzialmente stabile per tutta l'età moderna, ma ciò non toglie che, a causa del declino della nobiltà valdostana, diverse terre e castelli passassero nelle mani di piemontesi o savoiardi. La valle fu teatro di scontri durante la camna napoleonica, che determinò la distruzione dell'antico forte di Bard, estremo bastione difensivo, che venne poi riedificato nel 1838. Dopo l'unità d'Italia (vedi Risorgimento) fu annessa alla provincia di Torino. Dall'isolamento economico e dalla predominanza di un'economia agropastorale dai tratti ancora semifeudali, la regione valdostana cominciò a emanciparsi con la costruzione della ferrovia (1886) e con l'insediamento di alcune industrie, collegate all'attività estrattiva del ferro e del carbone, in forte incremento tra Ottocento e Novecento.





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