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Il Medioevo

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Il Medioevo

Il Medioevo e' considerato il periodo della storia europea successivo al declino dell'impero romano d'Occidente. Convenzionalmente se ne fa coincidere la fine con la 'scoperta' dell'America da parte di Cristoforo Colombo nel 1492; altrettanto convenzionalmente si fissa anche la sua data d'inizio nel 476, anno in cui venne deposto Romolo Augustolo, ultimo sovrano dell'impero romano d'Occidente. Il termine indica un periodo compreso tra altri due: in questo caso l'età antica e quella moderna. Esso ve per la prima volta nel titolo di un'opera del 1688 dello storico tedesco Christoph Keller (o Cristoforo Cellarius), ma, a quanto pare, era stato coniato dall'umanista Flavio Biondo nelle Historiarum ab inclinatione Romanorum imperii decades, opera scritta verso il 1450 e pubblicata nel 1483, per indicare il periodo di barbarie, di stasi, di oscurantismo che, secondo l'autore, aveva fatto seguito agli splendori della classicità e al quale ora il movimento dell'Umanesimo poneva termine per dare avvio a una nuova era di alta civiltà. Questa concezione del Medioevo come fase di oscurità è durata a lungo nella cultura moderna, ma nel XX secolo la storiografia più avvertita ne ha denunciato l'inconsistenza, non solo rivelando la ricchezza di innovazione e di elaborazione culturale che si è venuta sviluppando tra il V e il XV secolo, ma più in generale indicando nella fase chiamata Medioevo periodizzazioni molto diverse, talvolta più lunghe e talaltra molto più brevi, a seconda degli aspetti storici presi in considerazione. Una sola dimensione rende omogeneo tutto il periodo: in quel millennio è nata l'Europa così come noi la intendiamo. Occorse l'intero periodo per convertire tutte le popolazioni che l'abitavano al cristianesimo e perché esse, dall'Atlantico agli Urali e dal Mediterraneo al Circolo polare artico, dessero vita a espressioni culturali distinte a cui si attribuirono in seguito le identità nazionali. Il nome convenzionale tuttavia viene ancora adottato per comodità terminologica, ma la sua genericità lo rende poco utile. Per questo il periodo così designato viene sempre più spesso suddiviso in almeno due grandi sottoperiodi: Alto Medioevo (V-X secolo) e Basso Medioevo (XI-XV secolo). Per praticità conviene inoltre distinguere nel Basso Medioevo tra i secoli XI-XIII e XIV-XV.




ALTO MEDIOEVO (SECOLI V-X)

I 'barbari'

Dopo alcune incursioni razziatrici, tra le quali rimase famosa quella dei visigoti di Alarico, che saccheggiarono Roma nel 410, nel V secolo d.C. si insediarono all'interno dei territori occidentali dell'impero romano, che già avevano perso importanza rispetto a quelli orientali, alcune tribù germaniche provenienti da oltre l'Elba. Poiché erano nomadi, non coltivavano la terra e soprattutto erano ani e non possedevano l'uso della scrittura, questi popoli erano definiti, con parola greca, 'barbari'. Questo termine viene comunemente adottato ancora oggi per indicarli in genere, con riferimento al periodo precedente alla conversione al cristianesimo di ciascun popolo.

I 'regni' germanici o romano-barbarici

Le popolazioni germaniche introdottesi nell'impero, spesso con il beneplacito ufficiale dell'imperatore, vi crearono tra il IV e il VI secolo dei 'regni': gli angli e i sassoni in Britannia; i vandali nella penisola iberica meridionale; i visigoti in Gallia e in Sna; i franchi e i burgundi tra la Gallia e il Reno; altri sassoni, gli svevi e i bavari lungo il Reno; gli ostrogoti in Italia. In poco tempo l'autorità imperiale perse valore e nell'assetto della società si introdussero molte caratteristiche sociali e giuridiche proprie della civiltà tribale germanica. Tuttavia a loro volta i conquistatori assorbirono alcuni aspetti fondamentali della civiltà alla quale si erano sovrapposti: tra questi vi furono l'adozione della lingua latina per i documenti scritti e la conversione alla religione cristiana, dapprima nella versione ariana (grazie all'opera di proselitismo svolta dal vescovo goto Ulfila, primo traduttore della Bibbia in una lingua volgare, nel IV secolo), ma poi, a cominciare dai franchi e dai longobardi, in quella cattolica, che nella persona del vescovo di Roma (cioè il papa) garantiva la sacralizzazione dell'autorità regia, spesso anche in contrapposizione con gli imperatori d'Oriente (vedi Impero bizantino) e con il patriarca di Costantinopoli. La nascita di tali regni romano-barbarici non diede comunque vita a strutture stabili di governo e lo sviluppo politico ed economico non superò ambiti locali. Le grandi vie di commercio furono interrotte, anche se, come affermano alcuni storici moderni, l'economia monetaria non sve del tutto, soprattutto in ambito mediterraneo. Al termine di un processo già avviato negli ultimi secoli dell'impero romano, le dimensioni di questi regni aumentarono e i contadini liberi cominciarono a dar vita a insediamenti stabili, lavorando le terre in cambio di protezione per conto dei guerrieri divenuti vassalli dei re: fu questo l'inizio del feudalesimo. Sul continente l'asse dell'attività economica si spostò nelle camne e quindi le città dell'Occidente entrarono in una fase di decadenza, conservando unicamente alcune funzioni amministrative e religiose, quasi ovunque identificate con la sede vescovile.

L'Italia nei primi secoli del Medioevo

Dopo l'abolizione dell'autorità imperiale in Occidente a opera di Odoacre nel 476 d.C., l'Italia centro-settentrionale fu invasa dagli ostrogoti (già convertiti da Ulfila) di Teodorico il Grande, cui si deve una prima sistemazione di tipo feudale del territorio e un coraggioso, ma fallito, tentativo di integrazione giuridica e culturale tra conquistatori germanici e popolazioni soggette. Cacciati i goti dall'Italia al termine delle guerre greco-gotiche, nel VI secolo, l'impero d'Oriente riuscì a ripristinare il proprio controllo su gran parte delle coste, ma il resto d'Italia, dalla Pianura Padana alla Campania, fu sottomessa dai longobardi. Questi si convertirono al cattolicesimo solo sotto la regina Teodolinda, all'inizio del VII secolo, ma diedero ai loro domini, suddivisi tra i guerrieri più forti e prestigiosi con il titolo di duchi, un assetto feudale che sarebbe durato a lungo. Al contempo la loro conversione, tesa a dare una parvenza di sacralità al regno anche di fronte alle pretese bizantine, conferì ulteriore prestigio al papa; quando però insorsero contrasti tra i re longobardi e il papa, nell'VIII secolo, quest'ultimo si rivolse per aiuto ai franchi, nel frattempo anch'essi convertitisi al cattolicesimo. Infine, nel 774, Carlo, re dei franchi, che sarebbe passato alla storia con il nome di Carlo Magno, detronizzò Desiderio e si fece incoronare re dei franchi e dei longobardi. Restarono autonomi soltanto i ducati di Spoleto e di Benevento.

La restaurazione carolingia dell'impero

Nel IX secolo, quindi, la dinastia franca dei Carolingi, messasi dapprima al servizio del papa per trionfare sui longobardi e poi servendosene per rendersi definitivamente autonoma dall'impero bizantino, unificò il mondo cristiano occidentale, restaurandovi una sola fonte di legittimazione della sovranità: il Sacro romano impero, che sarebbe durato ben mille anni, dall'800 (data dell'incoronazione di Carlo Magno da parte del papa Leone III) al 1806. Questa consacrazione legittimava il potere imperiale agli occhi di tutti i vassalli del re franco, ma al contempo sanciva definitivamente il primato del vescovo di Roma rispetto agli altri vescovi occidentali, in competizione soltanto - per il primato sull'intera cristianità - con il patriarca di Costantinopoli, consacratore dell'imperatore d'Oriente. Dalla morte di Carlo Magno l'impero, subito suddiviso tra i suoi eredi, non riuscì più a riconquistare una vera unità territoriale e politica, conteso com'era tra particolarismi feudali ed ecclesiastici e talvolta apertamente contestato dai re più potenti. Esso tuttavia rappresentò per secoli, insieme e in concorrenza con il papato, il cemento ideale della cristianità europea in quanto distinta e contrapposta sia agli infedeli musulmani sia, dopo lo 'scisma d'Oriente' - ossia la separazione per motivi teologici e politici tra il papato e il patriarcato di Costantinopoli, consumatasi nell'XI secolo -, ai cristiani d'Oriente, o ortodossi.

La cultura e il sapere

Gli ordini monastici svolsero un ruolo fondamentale nella conservazione del sapere classico: una delle attività principali dei monaci era proprio la trascrizione dei testi classici, che venivano copiati e annotati con glosse esplicative negli scriptoria dei monasteri e quindi conservati nelle loro biblioteche. Vennero redatte opere a carattere universale, come le Etymologiae (623) di Isidoro di Siviglia. Alla base del sapere vi era però naturalmente la Bibbia e la teologia era considerata la scienza più importante, alla quale erano subordinate tutte le altre discipline scientifiche, che venivano in genere coltivate con un rigoroso rispetto dell'autorità degli antichi, alimentando così l'impressione di una mancanza di innovazione propria della civiltà medievale.

I centri della cultura

Le sedi della civiltà altomedievale erano il castello del cavaliere investito di un beneficio feudale, il monastero e la città fortificata sede vescovile. Le lotte tra questi poteri per il dominio sui territori circostanti, che coinvolgevano imperatori, re e papi, si succedevano senza posa, complicate dalla confusione giuridica, tipica del feudalesimo, tra patrimonio personale e giurisdizione pubblica. In quelle tre sedi si svilupparono concezioni sociali e culturali diverse. Nel castello si formarono le premesse della cultura cavalleresca, fortemente impregnata di umori germanici, mentre nel monastero si coltivò la tradizione classica e biblica. Moltissime città cominciarono a sviluppare, con le fiere periodiche e i mercati permanenti, un ruolo di centro di attività artigianali e di sede di scambio commerciale, che man mano divenne scambio anche di idee e di cultura, in grado di approdare a un profondo rinnovamento con la creazione, tra le altre corporazioni e accanto alla 'scuola cattedrale' del vescovo, della Universitas di maestri e allievi.


IL BASSO MEDIOEVO

Dal X al XIII secolo

Attraverso i capolavori letterari che furono prodotti allora e nel secolo seguente, il Basso Medioevo fu il periodo che fornì alla mentalità e all'immaginario moderni tutti gli ingredienti che vengono ritenuti caratteristici dell'intera civiltà medievale: il castello, il monastero, la cattedrale, il cavaliere, la dama, il menestrello, il crociato, il mercante ecc.

La restaurazione dell'impero universale

Sulla spinta dello sviluppo delle città, tutti e tre i grandi poteri medievali - impero, papato e monachesimo - subirono, tra il X e l'XI secolo, un profondo processo di riforma, teso a correggere le storture che li affliggevano e a fronteggiare la continua instabilità. La riforma dell'impero (renovatio imperii) fu opera della dinastia degli Ottoni (fine del X secolo) che riuscì a far trionfare formalmente il concetto della supremazia imperiale sui poteri feudali, anche se non eliminò del tutto la riottosità dei vassalli, che si espresse più volte con le armi nei secoli seguenti. Gli Ottoni giunsero a restaurare perfino il legame del potere imperiale con la tradizione romana e ad arrogarsi la facoltà di nomina dei vescovi per costituirne un ceto di propri funzionari al governo delle città, sottratto perfino al potere papale. Imposero infatti sul soglio pontificio monaci di propria scelta e quindi loro fidi, contribuendo così però anche a svincolarlo dalle beghe delle famiglie romane che avevano ridotto il papato a un potentato qualsiasi, corrotto e privo di autorità.

La riforma della Chiesa

Di questa importante opera fu però massimo protagonista, nell'XI secolo, papa Gregorio VII, il quale non esitò a ingaggiare con gli imperatori svevi la lunga lotta per le investiture (che terminò nel 1122 con il concordato di Worms tra l'imperatore Enrico V e il papa Callisto II), cercando appoggio nel movimento dei liberi Comuni a nord e nei normanni a sud. Fatto rispettare dalla gerarchia il rango papale, Gregorio riuscì anche a stroncare per parecchio tempo i comportamenti corrotti (simonia e concubinato) che si erano diffusi in seno al papato. Tra l'XI e il XII secolo, per opera soprattutto di Alessandro III, il potere papale venne reso autonomo, mediante l'elezione da parte dei parroci cardinali di Roma, a loro volta nominati dal papa, senza interferenze né da parte dell'aristocrazia romana né da parte dei poteri laici. Benché ciò non abbia successivamente impedito a imperatori e re di tentare più volte, talora con successo, di stabilire il proprio controllo sul papato, magari mediante il ricorso ai concili, questo principio resta oggi ancora valido.

Un grande fervore culturale

Grazie a questa intensa e contrastata opera di rinnovamento, l'XI e il XII furono secoli di grande fervore culturale. Le scuole cattedrali e quelle monastiche furono affiancate dalle prime università, corporazioni di docenti e allievi, in gran parte originariamente di provenienza monastica, che consentirono la diffusione degli strumenti del sapere anche tra i laici. Si intensificò la ricerca filosofica e teologica e godettero di rinnovato interesse gli studi di medicina e di diritto; si diffusero in Europa i testi scientifici e filosofici arabi, tradotti in latino. Nell'XI secolo venne istituita l'Università di Bologna, la più antica d'Europa, rinomata per lo studio del diritto canonico e del diritto romano, e due secoli dopo la Sorbona, primo nucleo dell'Università di Parigi.

La borghesia e le città

La ripresa economica e sociale iniziata intorno al Mille e proseguita nei due secoli seguenti condusse alla nascita di un nuovo ceto sociale urbano, la borghesia, formatasi con la trasformazione dei borghi medievali in veri centri urbani e con lo sviluppo delle attività artigianali e commerciali, imperniate sulla circolazione delle merci e del danaro. I membri del ceto borghese, perlopiù artigiani e mercanti organizzati nelle corporazioni di arti e mestieri, arricchitisi, iniziarono ad aspirare al controllo del governo cittadino e a rivendicare la propria autonomia dal signore feudale e dal vescovo. In alcune regioni dell'Europa questo fenomeno portò alla nascita dei Comuni, che tra l'XI e il XII secolo si rafforzarono e intrapresero una dura lotta contro il potere imperiale, che andò a intrecciarsi con la lotta per le investiture da un lato e con quella degli imperatori della dinastia degli Hohenstaufen contro i propri feudatari ribelli dall'altro.

I mutamenti nelle camne

Anche nelle camne si producevano mutamenti, in parte provocati dai progressi introdotti nelle colture e nell'allevamento e in parte dall'intensificazione dei rapporti con le città. Aumentarono i casi di famiglie contadine legate alla terra che ne conquistarono il pieno diritto limitandosi a versare al proprietario-feudatario una parte, sia pur cospicua, del raccolto (primo passo verso la mezzadria) o addirittura un affitto in danaro, liberandosi dagli obblighi. Non pochi villani, perlopiù giovani e intraprendenti, lasciavano la camna e si avventuravano in città a imparare un mestiere in una bottega artigiana, affrancandosi così dalla servitù della gleba e contribuendo alle aspirazioni corporative all'autogoverno cittadino.

I movimenti ereticali

Il sistema feudale, che si fondava sulla sacralità del potere, era tuttavia scosso anche da una ventata di contestazione religiosa, sia tra i cavalieri insofferenti del ruolo di vassalli, sia tra i borghesi delle città ribelli al vescovo-conte, sia - soprattutto - tra i villani, che erano coloro che più soffrivano del giogo feudale. Si crearono così tra l'XI e il XIII secolo dei movimenti definiti ereticali dall'autorità ecclesiastica, in quanto si richiamavano ad aspetti e interpretazioni del Vangelo (spesso di origine orientale) che non coincidevano con quelli predicati dai pulpiti. La setta dei bogomili, affermatasi nei Balcani, si disperse qua e là per l'Europa per riire in seguito sotto altri nomi e organizzazioni. I catari si diffusero soprattutto in Provenza, con il nome di albigesi, guadagnandosi il favore delle stesse corti locali. Il movimento della Pataria ebbe un ruolo essenziale nella nascita e nella difesa del Comune di Milano, godendo del sostegno di Anselmo da Baggio, prima che diventasse papa con il nome di Alessandro II. I dolciniani, seguaci di fra Dolcino, vennero sterminati all'inizio del XIV secolo dopo aver messo in allarme, in quasi tutta la Valle Padana, sia il nascente mondo borghese sia il feudalesimo con il loro esempio di comunione dei beni e delle donne.

I nuovi ordini monastici

Uno dei valori evangelici predicati con più insistenza dai movimenti ereticali era il pauperismo, il richiamo all'esempio di povertà di Gesù, che esercitava un grande fascino su un'Europa che assisteva ai primi sfarzi delle corti e cominciava ad assaporare il gusto del denaro e delle merci che esso metteva a disposizione. Per difendere il cattolicesimo dalla minaccia delle eresie, sorsero nel XIII secolo due nuovi ordini monastici, del tutto diversi dal modello benedettino, ma altrettanto decisivi per il rinnovamento e il rafforzamento della Chiesa di Roma: i francescani che basavano la loro regola sulla povertà, ma predicavano l'obbedienza alla gerarchia e all'ordine costituito e i domenicani che osservavano il totale rispetto dei dogmi papali e predicavanola lotta all'eresia. Entrambi quindi rinunciavano, in via di principio, ai benefici feudali e si piegavano a una totale obbedienza alla Chiesa. I domenicani, la cui prima impresa fu la crociata contro gli albigesi tra il 1209 e il 1229, promossero subito dopo lo strumento dell'Inquisizione.

Si ampliano i confini dell'Europa

In Italia e in Germania molte città libere si vennero trasformando in signorie, che a partire dal XIV secolo, ampliando i propri domini, si eressero pian piano in stati regionali con titolo feudale accordato perlopiù dall'imperatore, ma talvolta anche dal papa. Anche in Europa orientale, con la penetrazione del cristianesimo - di obbedienza cattolico-romana a nord e greco-ortodosso al sud - sorsero così il regno di Polonia e quello d'Ungheria, il ducato di Pomerania a opera dei cavalieri teutonici sulle rive del mar Baltico, l'impero bulgaro più a sud. Più a oriente, i variaghi (vedi Normanni) crearono dei principati di osservanza ortodossa da cui sarebbe sorto, come erede di Bisanzio, l'impero russo. Anche nella penisola scandinava i territori da cui erano partiti i conquistatori normanni e variaghi si avviarono a diventare regni stabili sotto re elettivi convertiti al cristianesimo. Nella penisola iberica fece passi decisivi, dopo la battaglia di Las Navas de Tolosa (1212), la lunga Reconquista condotta contro gli emiri-califfi di Cordova dai regni di Portogallo, di Castiglia e d'Aragona, che si sarebbe conclusa nel 1492, lo stesso anno della scoperta dell'America, con la definitiva cacciata degli arabi dal territorio europeo.




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