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CONGRESSO DI VIENNA

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CONGRESSO DI VIENNA


Tra l'autunno del 1814 e la primavera del 1815 l'imperatore austriaco Francesco II d'Asburgo organizza a Vienna un congresso al quale partecipano i rappresentanti delle potenze che hanno sconfitto Napoleone Bonaparte, ovvero dell' Impero austriaco, il Regno di Prussia, l'Impero russo e il Regno Unito. Il vero e proprio organizzatore del congresso era un ministro austriaco di nome von Metternich, il quale era anche principe.

Lo scopo del congresso è quello di riportare sui troni d'Europa i sovrani legittimi (=principio di legittimità). I sovrani legittimi erano coloro che erano stati spodestati da Napoleone. L'azione di quest'ultimo contro i principali stati europei era avvenuta tra 1805 e il 1813 attraverso continue camne militari che gli avevano permesso di scongere molte potenze europee a cui aveva poi imposto di gravitare nella sfera politica francese. Il modo in cui Napoleone fa dipendere gli stati sconfitti dalla Francia è quello togliere i monarchi legittimi e sostituirli con monarchi che avrebbero condotto una politica filofrancese, questi erano ufficiali francesi o suoi familiari.

Un altro principio su cui si muove l'azione diplomatica degli uomini che partecipano al congresso è l'eliminazione delle costituzioni che Napoleone aveva imposto negli stati che aveva sconfitto. Queste costituzioni riconoscevano infatti il principio della legittimazione popolare dei governanti poiché si ispiravano alle teorie illuministiche di Rousseau secondo le quali i governanti dovevano essere legittimati attraverso la volontà generale del popolo. Questo va contro la teoria della derivazione divina del potere.



Lo scopo del congresso è proprio quello di colpire il principio di derivazione popolare del potere per riprendere quello della derivazione divina. In Europa si scontrano perciò due tendenze politiche dell'illuminismo, ovvero quelle di:

- VOLTAIRE: Voltaire affidava ai monarchi illuminati il potere di riformare gli stati; secondo questa idea le riforme partono quindi dal monarca e dai suoi ministri. Questa era la linea politica seguito dallo stato austriaco (Asburgo) e da quello prussiano (von Hohenzollern). Lo scopo era quello di garantire la sicurezza e la felicità dei sudditi.

- ROUSSEAU: Rousseau prevedeva che le riforme degli stati e i governanti stessi dovessero essere l'espressione della volontà generale (o della nazione).

Lo scopo sia di Voltaire sia di Rousseau era l' organizzazione degli stati, cioè dotare gli stati di un impianto amministrativo efficiente, dotato di burocrati che conoscono le leggi e riescono ad applicarla in maniera efficace.

Una delle aree geografiche che viene riorganizzata dai diplomatici di Vienna è l'ITALIA:


REGNO LOMBARDO-VENETO

È importante notare che i due più importanti stati italiani, ovvero Lombardia e Veneto, formeranno il Regno Lombardo-Veneto, il quale viene governato da un vicerè appartenente alla famiglia degli Asburgo. Egli aveva alle sue dipendenze due governatori i quali risiedevano a Venezia (per il Veneto) e Milano (per la Lombardia). I governatori di Lombardo e Veneto erano assistiti da due assemblee: una con funzioni economiche e l'altra con funzioni amministrative.


VICE -RE

governatore (Milano) governatore (Venezia)

potere amministrativo

e militare

assemblea assemblea

amministrativo economico


Da questi governatori dipendevano l'amministrazione e l'esercito. Le leggi che vengono emanate nel regno, le quali regolavano l'economia e la politica, erano il frutto di una mentalità giuridica nata durante l'illuminismo, ovvero quella di Voltaire. Queste leggi sono nazionali e vengono applicate da funzionari efficienti preparati nelle scuole austriache. Il Regno Lombardo-Veneto diventa lo stato italiano meglio amministrato e con la crescita economica più elevata. È il primo a dotarsi di una linea ferroviaria in grado di trasportare merci e persone e di mettersi in contatto con l'Austria per permettere rapporti commerciali. Le leggi che dovevano regolare l'attività politica a livello locale prevedevano la partecipazione di cittadini lombardo-veneti, anche se le decisioni finali venivano prese dagli austriaci. Il sistema politico è quindi efficiente, illuminato e razionale.

Le leggi emanate a livello commerciale incentivano gli scambi con l'impero austriaco-ungarico. Il sistema giuridico prevedeva comunque la possibilità per i lombardo-veneti di essere eletti nei consigli comunali o provinciali in modo da poter svolgere un'attività politica locale; le leggi invece venivano emanate da Vienna e poi applicate nel regno tramite i governatori.

assemblee province

elettive comuni

Al regno appartenevano anche il Friuli, il Trentino e l'Istria.


REGNO DI SARDEGNA

Un altro stato italiano è quello piemontese, ovvero il Regno di Sardegna. La formazione di questo regno viene decisa durante il Congresso di Vienna: esso era composto da Liguria, Piemonte e  Sardegna; la capitale era Torino e la dinastia era quella dei Savoia. La funzione del Piemonte era quella di "stato cuscinetto", ovvero quella di opporsi ad un eventuale attacco francese contro l'Austria attraverso il nord Italia. Per questo motivo era un stato fortemente militarizzato.

A partire dagli anni '20-'30 l'Impero austriaco inizia la costruzione di una serie di fortificazioni tra Lombardia e Veneto che aveva come centro il lago di Garda. Questo prenderà il nome di Quadrilatero. Queste fortificazioni si trovano fra Verona, Mantova e il Garda (Peschiera). Si può quindi dire che il nord Italia fosse un'area militarizzata con una funzione anti-francese. Il 1° re che governa il Regno di Sardegna dopo il congresso di Vienna è Vittorio Emanuele I. Il regno aveva un'amministrazione centralizzata, ovvero i funzionari che governavano nelle città erano di nomina regia (stato amministrativo). Questi funzionari erano chiamati intendenti e avevano originariamente poteri legati all'esazione fiscale, ma poi anche poteri legati alla polizia, all'ordine pubblico e all'amministrazione (prefetti). L'idea politica principale era che il re dovesse avere un controllo capillare dell'intero stato nominando personalmente i funzionari. Questo era molto simile al sistema amministrativo del Regno Lombardo-Veneto; ma ci sono due differenze:

- il sistema austriaco prevedeva l'elezione di assemblee elettive locali elette in base al reddito, mentre quello piemontese no;

- il sistema austriaco può contare su funzionari più preparati e su un sistema di leggi più efficienti.

Il re di Sardegna, una parte dei suoi funzionari e degli ufficiali dell'esercito avevano assunto dopo il congresso una posizione politica conservatrice, ovvero si erano mantenuti leali alle disposizioni del congresso. I Savoia perciò dovevano attivarsi per mantenere la pace e l'equilibrio fra i vari stati in Europa, cioè di non reintrodurre l'ordinamento giuridico napoleonico (non introdurre costituzioni, non separare il potere, costituzioni . ). Questo presupponeva il monopolio del potere da parte del re. Esistevano inoltre alcuni ufficiali dell'esercito e membri dell'aristocrazia che erano rimasti affascinati dal pensiero politico illuminista e dagli ordinamenti giuridici di Napoleone. Essi avevano servito volontariamente nell'esercito di Bonaparte, poiché si erano arruolati spontaneamente e ne condividevano i principi. Questi uomini avevano creato delle società segrete, ovvero organizzazioni che si ispiravano agli ideali politici illuministici o napoleonici, che si contrapponevano a quelli conservatori del congresso (ideali politici conservatori). Tra questi ufficiali spicca Carlo Alberto di Savoia il quale era molto vicino a queste società.


LA MONARCHIA COSTITUZIONALE E I "COLPI DI STATO"

Anche nel Regno Lombardo-Veneto ci sono società segrete composte di borghesi, intellettuali e membri dell'aristocrazia il cui obiettivo politico era di cacciare gli Asburgo e quindi porre fine alla dominazione austriaca in Italia. Gli obiettivi sono quindi anti-austriaci e prevedono insurrezioni per allentare questo governo imposto dal Congresso di Vienna. Alcune società segrete avevano come obiettivo la guerra contro l'Austria. Infatti dopo il 1815 nella classe dirigente degli stati italiani non cresce un vero e proprio sentimento italiano, bensì un sentimento antiaustriaco. Questo sentimento era comune sia ai piemontesi sia ai lombardo-veneti poiché gli austriaci venivano visti come nemici destabilizzanti. Tra gli affilati  delle società segrete piemontesi troviamo ufficiali e membri dell'aristocrazia che hanno lo scopo di creare una monarchia costituzionale, ovvero affiancare al re una costituzione. Tra gli ufficiali nasce un forte sentimento nazionalista, secondo il quale la penisola italiana doveva essere governato da italiani; perciò la dominazione austriaca nel Lombardo-Veneto viene giudicata destabilizzante. Questo sentimento nazionale era nato durante la militanza degli ufficiali piemontesi nell'esercito napoleonico.

Le società segrete lombardo-venete avevano tra gli affilati membri dell'aristocrazia e borghesia, che avevano come obiettivo comune la cacciata dell'Impero austriaco. Il loro obiettivo non è solo costituzionale o amministrativo, il desiderio di autogovernarsi. Perciò entrambe le società hanno lo stesso obiettivo e il sentimento nazionale "italiano" nasce dopo il 1815 in funzione antiaustriaca. Tra il 1820-21 in Italia scoppia una serie di moti rivoluzionari soprattutto nel Regno delle Due Sicilie e nel Regno di Sardegna. I moti vengono guidati da ufficiali dell'esercito che impongono al re, attraverso i loro soldati, la concessione di una costituzione. Vengono detti anche "colpi di stato". I tre stati vengono obbligati a concedere le costituzioni.

Esiste un altro stato in cui si cerca di creare colpi di stato, ovvero il Regno Lombardo-Veneto. La polizia austriaca era però così efficiente che era riuscita a neutralizzare questi moti tramite infiltrati. La pena per le persone catturate è il carcere duro, poiché la pena di morte era stata commutata in detenzione. Nel Regno di Sardegna non appena il re si accorge che la maggior parte dell'esercito era fedele alla corona, utilizza i soldati per far guerra agli ufficiali rivoluzionari e così la costituzione viene subito revocato (colpo di stato militare). Nel Regno delle Due Sicilie l'esperienza di governo degli ufficiali era stata così proficua che si era votato per la creazione di un'assemblea costituente, con un sistema di suffragio universale limitato (maschile) grazie al quale la maggior parte dei deputati non era aristocratico. Il re delle Due Sicilie, il quale era un Borbone, chiede l'aiuto delle truppe austriache. L'esercito interviene e sconge l'esercito rivoluzionario, perciò anche questa costituzione viene ritirata. Entrambi i moti rivoluzionari si concludono con un fallimento, poiché i Savoia e i Borboni tornano ad essere monarchi assoluti (potere illimitato: potere legislativo, esecutivo e militare).


IL PROGETTO POLITICO DI GIUSEPPE MAZZINI

Negli anni '20-'30 è interessante l'attività di un intellettuale genovese di nome Giuseppe Mazzini, avvocato, che riflettendo sul fallimento dei moti rivoluzionari elabora una teoria politica e un progetto rivoluzionario. La dottrina di Mazzini si arricchiva perciò di un pensiero e di un'azione rivoluzionaria, che era la concretizzazione del suo pensiero secondo Rousseau. Il fallimento dei moti precedenti era stata la mancanza di coordinamento tra gli ufficiali delle società segrete e la non partecipazione popolare. Infatti il carattere delle organizzazioni era troppo chiuso e segreto e ciò impediva alla restante parte della popolazione di partecipare ai colpi di stato. Giuseppe Mazzini criticando il fallimento dei moti del '20-'21 ha in mente la grande Rivoluzione Francese, alla quale avevano preso parte tutti gli stati sociali parigini e perciò era stata una rivoluzione popolare. I moti del '20-'21 erano invece falliti perché avevano escluso la popolazione.

Il progetto politico di Mazzini si divide in 2 parti:

PENSIERO: è la parte teorica che consiste nel costruire uno stato italiano che dovesse avere un unico governo di carattere repubblicano dalla Sicilia alle Alpi (parlamento + costituzione). Egli vuole far cadere tutti i regimi monarchici presenti in Italia, compreso lo Stato della Chiesa, poiché non ci doveva essere un potere religioso in contrasto con quello laico. Lo stato italiano non doveva essere cattolico ma ci doveva essere la libertà di culto. Il rovesciamento delle monarchie doveva avvenire attraverso una rivoluzione popolare che comprendesse sia gli aristocratici sia i borghesi.


AZIONE: consiste nell'istituzione di società o associazioni politiche chiamate "Giovine Italia", con lo scopo di creare lo stato italiano. Le associazioni vengono organizzate in tutti gli stati italiani e sono coordinate fra loro al contrario di quello che era successo nel '20-'21. Queste società faticavano ad  agire pubblicamente perché perseguivano obiettivi contrari a quelli dei monarchi. Perciò dovevano agire in parte in segretezza e in parte pubblicamente. Azioni:

-segrete: i capi agivano in segreto per mantenere nascosta la loro identità ed evitare di essere arrestati.

-pubbliche: chi faceva proanda sui giornali, scriveva opuscoli oppure parlando direttamente con le persone. La proanda veniva svolta non solo fra aristocratici e borghesi, ma anche fra artigiani e scaricatori di porto poiché voleva raggiungere il massimo delle persone.

Nel 1833 Mazzini aveva un numero di affiliati vicino ai 60.000, molti dei quali avano somme di denaro alla Giovine Italia per acquistare la carta per la proanda o le armi per la rivoluzione. Il problema della Giovine Italia è che, perseguendo scopi politici contrari a quelli dei governi dei singoli stati, viene molto spesso ispezionata dalla polizia e costretta a chiudere.

Nel 1834 Mazzini si vede costretto a tentare immediatamente la rivoluzione e dei colpi di stato che hanno come centro la Liguria e il Piemonte. Pur avendo molte persone al proprio seguito, i colpi di stato falliscono, perché il re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia fa intervenire l'esercito, il quale ha la meglio sugli insorti disorganizzati e senza esperienza militare. Lo stesso Mazzini è costretto a fuggire in Svizzera e poi in Inghilterra, mentre i suoi seguaci muoiono o vengono arrestati, e le società vengono smantellate.

L'aspetto positivo dell'attività mazziniana è la proanda, attraverso cui riesce a coinvolgere tutti gli strati della popolazione.

L'aspetto negativo dell'azione mazziniana è l' impreparazione militare degli affiliati e il numero ristretto dei soldati.

Uno dei principali sostenitori di Mazzini era Giuseppe Garibaldi.

Le società segrete prendono il nome "massoneria" e "carboneria" nel Regno delle Due Sicilie e anche in Sna e "federati" nel Regno di Sardegna.


IL SENTIMENTO NAZIONALE ITALIANO SECONDO V. GIOBERTI

Tra la fine degli anni '30 e i primi anni '40 in Italia nasce un dibattito intenso su quello che deve essere il destino dell'Italia. I moti che scoppiano all'inizio degli anni '20 e degli anni '30 spingono gli intellettuali a riflettere sulla situazione geopolitica in Italia. Il risultato di questa riflessione è la pubblicazione di alcuni libri di carattere politico ed economico.

Nel 1843 viene pubblicato da un intellettuale italiano di nome Vincenzo Gioberti un libro dal titolo "Del primato morale e civile degli italiani". In questo titolo e il titolo italiani.

Lo scopo di questo libro è quello di creare una coscienza o un'identità nazionale italiana. la prima forma di coscienza nazionale risale al Congresso di Vienna ed è in funzione anti-austriaca. In quest'opera Gioberti cerca invece di teorizzare un sentimento nazionale italiano senza fondarlo sull'ostilità nei confronti degli austriaci. Gioberti essendo stato un ecclesiastico ritiene che l'essere italiano s'identifichi con l'essere cattolico e l'essere leali alla Chiesa di Roma.

Un'altra tesi in campo politico era la tesi federalista: significa, al contrario di quella mazziniana, che l'Italia deve mantenersi organizzata su 4 principali stati:

-Regno di Sardegna -Regno delle Due Sicilie

- il granducato di Toscana  -Stato della Chiesa (pontifico)

Questi stati si dovevano riunire periodicamente in un'assemblea presieduta dal papa, perché aveva maggior prestigio politico e si riunivano tutti i rappresentanti di questi 4 stati. Quest'assemblea aveva lo scopo di rappresentare l'Italia all'estero.

Gli altri stati italiani oltre ai 4 principali stati sono:

- il Regno Lombardo-Veneto

-e i ducati dell'Emilia





L'ORGANIZZAZIONE DELLO STATO ITALIANO SECONDO BALBO

Nel 1844 esce l'opera "La speranza degli italiani" di un intellettuale piemontese di nome Cesare Balbo, che sostiene la necessità di coordinare tra loro i principali stati italiani sotto il profilo economico; questo coordinamento economico prevedeva:

- la diminuzione o abolizione dei dazi doganali tra gli stati per incentivare la loro crescita.

- la costruzione di un sistema ferroviario integrato che collegasse i diversi stati italiani.

Nella prima metà del '800 una comnia inglese realizza il canale Suez che collegava il Mar Mediterraneo con il Mar Rosso per garantire alle comnie di navigazione britanniche più agevolmente il commercio con l'India. Questi merci sarebbero state imbarcate e fatte transitare per il canale di Suez. L'idea di Balbo era quella di costruire una rete ferroviaria così efficiente da poter trasportare le merci inglesi provenienti dalla Francia dal Piemonte al Meridione.

Nel 1834 gli stati tedeschi avevano realizzato un'unione doganale: era un sistema economico efficiente, al contrario a quello italiano che collegava solo poche città.

Balbo però prevedeva una soluzione diplomatica per l'Austria, che avrebbe spostato il centro dei propri interessi politici ed economici nel Europa sud-orientale, abbandonando progressivamente il Lombardo-Veneto.

Alla fine del 1845/46 è interessante notare la visita negli stati italiani di diplomatici ed economisti inglesi. Erano contatti diplomatici che si rivolgevano alla classe dirigente "italiana". Lo scopo di questi contatti diplomatici era quello di illustrare alla classe dirigente dei diversi stati italiani l'efficacia del modello politico ed economico britannico: il modello politico era liberale, quello economico era liberista.

Il regime politico inglese era monarchico parlamentare e vigeva la libertà di pensiero e di parola, che poteva essere espressa attraverso giornali/stampa e libere associazioni.

La libertà di stampa e associazione non era consentita in Italia; ad esempio sui giornali veniva soltanto espressa la linea politica del monarca e nient'altro.

La presenza di questi diplomatici sul suolo "italiano" era una conseguenza delle rivoluzioni che c'erano state negli anni precedenti. L'Italia si doveva aprire all'economia liberista integrandosi con degli stati più avanzati d'Europa (Gran Bretagna, Francia, Germania, Olanda), perché nella  prima metà del '800 l'Italia è considerato uno stato non sviluppato.


1848 - L'ANNO DELLE RIVOLUZIONI

Nel 1848 scoppia in Francia una grossa rivoluzione, soprattutto nelle città industrializzate. Queste rivoluzioni sono guidate da leader socialisti sostenuti dagli operai delle fabbriche. È considerata la prima rivoluzione europea di stampo operaio. Vengono avanzate richieste per quanto riguarda la tutela delle condizioni di vita degli operai e il diritto al lavoro.

Scoppia anche un'altra rivoluzione a Vienna, da parte degli operai e di studenti universitari. Le rivoluzioni invece che scoppiano nelle altre capitali dell'Impero austriaco hanno carattere nazionale:

- Budapest (capitale dell'Ungheria)

- Praga (capitale della Repubblica Ceca)

- Venezia (capitale del Veneto)

- Milano (capitale della Lombardia)

A questa rivoluzione partecipano operai, borghesi, aristocratici e lo scopo era quello di ottenere l'indipendenza da Vienna.


"LA GUERRA SANTA"

A Milano come a Venezia passano dalla parte dei rivoluzionari interi reparti dell'esercito milanese e veneziano. Gli austriaci hanno per l'abbandono delle truppe italiani l'esercito più debole e quindi si ritirano nel Quadrilatero nel Regno di Lombardo-Veneto e le città vengono controllate da funzionari.

Lo scopo delle rivoluzioni era quello di creare stati autonomi o chiedere l'invento militare del Regno piemontese; però in quel caso avrebbero dovuto chiedere l'annessione al Piemonte.

Molti uomini politici piemontesi consigliano al re di mobiliare l'esercito e di dichiarare guerra all'Austria.

Carlo Alberto di Savoia vedendo che l'Austria doveva impiegare l'esercito e soffocare  le rivoluzioni che c'erano state a Budapest e Praga, ritiene che sia giunto il momento per sferrare un attacco all'Austria.

Carlo Alberto prima d'iniziare la guerra contro l'Austria, nel 1848 concede una costituzione (legge fondamentale dello stato), chiamata Statuto albertino, ai sudditi.

Carlo Alberto giustifica la guerra contro l'Austria agli occhi della diplomazia europea come una guerra condotta contro i rivoluzionari per evitare che istituiscono repubbliche nelle regioni italiane. In questo modo Carlo Alberto avrebbe agito seguendo lo spirito del Congresso di Vienna che era uno spirito anticostituzionale e antirepubblicano. È perciò una sorta di guerra tra un sistema conservatore e uno repubblicano.


PANORAMA POLITICO ITALIANO

Negli diversi stati italiani erano vive due tendenze politiche:

i democratici

i moderati

1) I democratici: In genere gli uomini politici italiani riconoscevano come loro ispiratore il democratico Giuseppe Mazzini. I democratici avevano obiettivi repubblicani, cioè di istituire un regime costituzionale repubblicano. Questi ritenevano che la costituzione dovesse essere il risultato della volontà generale e lo scopo era che il popolo votasse a suffragio universale (maschile) un'assemblea costituente che a sua volta elaborasse una costituzione. La legittimazione del potere viene dalla volontà del popolo (è uguale al regime degli USA "dichiarazione d'indipendenza").
Nel 1848 c'erano almeno due repubbliche che erano state conquistate attraverso la rivoluzione dai democratici: Venezia (Veneto) e lo Stato della Chiesa.

Nei primi mesi del 1848, a Roma, c'era stata una forte pressione da parte della popolazione che aveva costretto Papa Pio IX a fuggire nel Regno delle Due Sicilie. Roma viene raggiunta da due leader democratici: Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi. Dal 1848 al 1849 a Roma vengono indette delle elezioni per l'assemblea costituente a suffragio universale della Repubblica romana.

2) I moderati: I moderati erano degli uomini politici liberali i quali ritenevano che il regime costituzionale più facilmente realizzabile fosse quello della monarchia costituzionale. In una monarchia costituzionale il re emana la costituzione che prevedeva l'elezione di un parlamento e cioè la divisione dei poteri. I deputati vengono eletti sulla base del loro reddito (censo).

I moderati più influenti nel Regno di Sardegna erano

- il Conte d'Azeglio e

- il Conte Cavour

Entrambi sono politici e giornalisti ("Il risorgimento") e sono consiglieri di Carlo Alberto.


1° GUERRA D'INDIPENDENZA

Nel 1848 l'esercito piemontese di Carlo Alberto invade la Lombardia e affronta l'esercito austriaco in superiorità numerica ma in inferiorità tecnica (qualità delle armi, munizioni, addestramento,  abilità dei comandanti, che non avevano le mappe dettagliate della Lombardia e avevano scarsa esperienza sul campo). Gli austriaci avevano il vantaggio di difendersi in una zona fortificata.

Tra il 1848 e il 1849 l'esercito piemontese viene sconfitto due volte dall'esercito austriaco e nel 1849 l'Austria invade il Piemonte e costringe Carlo Alberto ad abdicare.

Lo Statuto albertino è una costituzione che viene concessa dal re Carlo Alberto di Savoia e quindi risponde alla teoria politica volterriana (è il re che deve riformare gli stati). Lo Statuto albertino prevedeva un Parlamento composto da 2 camere:

- Camera dei Deputati (camera elettiva in base al censo): Avevano diritti politici (attivi e passivi) coloro che avevano un certo reddito.

- Senato regio (nomina regia): Era composto da senatori nominati dal re, era un modo per controbilanciare la Camera dei Deputati che era elettiva.

Il potere legislativo apparteneva al Parlamento, ma la ratifica delle leggi avveniva da parte del re.

Il sovrano in quanto capo dello stato era capo supremo dell'esercito inoltre aveva il potere di stipulare alleanze e di dichiarare guerra, in più aveva il potere di nominare i ministri.

Fin dagli anni successivi al 1848 (negli anni '50) durante la presidenza del consiglio di Cavour, viene stabilita una nuova prassi politica che non era prevista nello Statuto albertino. Cavour preferiva che la sua attività di governo fosse sostenuta della maggioranza del Parlamento, o quanto meno dalla Camera dei Deputati. Cavour interpreta in senso parlamentare lo Statuto albertino.

Lo Statuto albertino prevedeva che fosse il re a nominare i ministri che erano responsabili della loro azione politica dinanzi al re e non dinanzi alle camere (come succedeva anche in Germania). Cavour preferisce ispirarsi al modello anglosassone, cioè che i ministri sono tenuti a chiedere il consenso del Parlamento.

Cavour opta per una prassi parlamentare. Cavour nel corso degli anni '50 mette in atto una politica estera che si basa su intensi scambi commerciali. Con la Francia, la Gran Bretagna, il Belgio e l'Olanda; per dar vita a questa politica commerciale doveva abrogare alcuni dazi doganali (come Balbo e economisti inglesi) anche tra stati esteri. La politica del libero scambio è una politica commerciale che Cavour riesce ad applicare più che altro con stati esterni, non italiani. Per inaugurare questa apertura negli scambi commerciali, viene fatto negli anni '50 il Traforo del Monte Bianco, per agevolare gli scambi tra il Regno di Sardegna (Piemonte) e con la Francia.


VERSO LA II GUERRA D'INDIPENDENZA

Nel settore politico Cavour stringe fitte relazioni diplomatiche con l'Imperatore di Francia, Napoleone III. Il Conte Cavour intendeva servirsi di questa relazione con la Francia in funzione antiaustriaca, cioè per una eventuale guerra con l'Impero austriaco. Il governo Cavour, i moderati piemontesi e il re d'Italia Vittorio Emmanuele II avevano tra i propri obiettivi una guerra contro l'Austria per sottrarlo il Lombardo-Veneto, e costruire un grande regno nell'Italia settentrionale.

La terza condotta da Cavour riguarda l'esercizio di modernizzazione dell'esercito, per quanto riguarda armamenti, il potenziamento della logistica (rifornimenti..) e l'addestramento dei soldati.

La politica estera è invece legata ad accordi con Napoleone III perché Cavour come Vittorio Emmanuele II non avevano rinunciato alla guerra contro l'Austria per il controllo dello stato Lombardo-Veneto.
Era quindi una tesi federalista: si vuole creare una federazione di stati e dotare lo stato di un'economia liberale. Il Piemonte sente la necessità di allearsi con uno stato potente, la Francia. Nelle continue trattative di Cavour con Napoleone III lo scopo è quello di definire i limiti di questo intervento e le acquisizioni territoriali. La Francia era decisa ad entrare in guerra solo nel caso:

- che l'Austria avesse attaccato solo il Piemonte. Era una guerra difensiva per la Francia.

- dalla vittoria contro l'Austria la Francia avrebbe ottenuto la Savoia e Nizza, mentre Piemonte il Lombardo-Veneto.

Questi condizioni andavano bene anche a Vittorio Emmanuele II. Alla fine degli anni '50 lo scopo di Cavour è di provocare la guerra con l'Austria. Ordina la mobilitazione dell'esercito ai confini austriaci e si giustifica con l'ambasciatore austriaco dicendo che era solo un'esercitazione. L'Austria mobilita il suo esercito e dichiara guerra al Piemonte. Nel 1859 c'è lo scontro fra i franco-piemontesi e gli austriaci, e viene chiamato II guerra d'indipendenza.






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