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Singole fonti di obbligazioni - La rescissione - La risoluzione

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Singole fonti di obbligazioni


Il contratto è la più importante fonte di obbligazione e viene definito dalla legge come l'accordo tra due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale. Ha sempre carattere patrimoniale, è necessariamente bilaterale o plurilaterale, possono essere stipulati contratti non previsti dalla legge purchè siano diritti a tutelare interessi meritevoli di tutela. Il contratto e un negozio giuridico e come tale presenta gli aspetti gli elementi di quest'ultimo: accordo tra le parti, causa, causa, l'oggetto(prestazione) che deve essere possibile, lecita, determinata o determinabile, forma. Per contrattuale bisogna possedere la capacità di contrattare, in alcuni casi(donazione e transazione) la legge obbliga ad avere la capacità di disporre. I contatti si dividono in consensuali che si perfezionano con il semplice assenso(quando vendo la mia auto il contratto si perfezione con l'accordo e non con la consegna fisica dell'auto), reali bisogna che la cosa venga consegnata, quindi la consegna non è un effetto obbligatorio, ma un elemento costitutivo dello stesso. Tutte le ure dei contratti reali sono create dalla legge(mutuo, pegno, donazione etc). Riguardo al tempo essi possono essere istantanei che esauriscono i loro effetti in un solo istante o all'atto della conclusione del contratto o in un momento successivo, di durata se l'esecuzione protrae nel tempo o in modo continuo(locazione) o a intervalli(somministrazione di derrate). Riguardo agli effetti: contratti ad effetti reali o traslativi che producono come effetto il trasferimento della proprietà, può essere differita se il trasferimento avviene in un momento successivo(vendita di cosa altrui), contratti ad effetti obbligatori sono quelli che danno luogo alla nascita di un rapporto obbligatorio, non fanno sorgere diritti reali, ma solo diritti di godimento o di credito(locazione). Abbiamo i contratti a prestazioni corrispettive che genera due attribuzioni patrimoniali contrapposte(entrambe le parti sono tenute ad una prestazione), tra le prestazione si stabilisce il sinallagma cioè nessuna parte è tenuta alla prestazione se l'altra non la fa. Possono essere commutativi se ogni parte sa il vantaggio e lo svantaggio che ha dal contratto(nella vendita compro il bene ma perdo i soldi), aleatori se non so l'entità del vantaggio e svantaggio in cui ogni parte si espone(assicurazione) o c'è incertezza sulla parte che esegue la prestazione(scommessa). Contratti a prestazione unica in cui la prestazione è dovuta da una sola parte(donazione), sono contratti unilaterali. Contratti onerosi se la prestazione di una corrisponde il sacrificio dell'altra(vendita), gratuiti se la prestazione viene fatta con spirito di liberalità(donazione). Riguardo alla causa abbiamo contratti tipici(previsti dalla legge), atipici sono quelli non previsti dalla legge, sono validi solo se perseguitano un interesse utile e meritevole di interesse, contratti misti in cui ci sono due ipotesi. La prima riguarda un contratto con più elementi tipici che si fondono in un'unica causa(contratto di parcheggio ci sono elementi di locazione, aria di posteggio e deposito), la seconda ipotesi riguarda il caso di una pluralità di cause tipiche che concorrono alla unicità del rapporto(vendita mista a donazione, vendo una casa a un prezzo irrisorio). La legge disciplina questi contratti con il criterio dell'assorbimento in cui individuato il contratto prevalente si applica la disciplina di quest'ultimo(parcheggio si segue la disciplina del deposito), combinazione in cui ogni elemento è disciplinato dalle norme che gli sono proprie. Contratti collegati sono una pluralità di contratti tipici, atipici per realizzare un fine pratico unitario(contratto di compravendita della merce unito a quelle per il noleggio delle navi). La libertà contrattuale consente di scegliere di stipulare o meno il contratto, scegliere l'altro contraente e cosi via. A volte non siamo liberi di fissare il prezzo per i beni di prima necessità(pane zucchero) e il contraente più forte, per mezzo delle condizioni generali di contratto, può imporci il contenuto. Il contratto si perfeziona con la proposta e l'accettazione. È l'incontro delle volontà dei contraenti. È vietato recidere ingiustificatamente dalle trattative. La violazione del dovere di correttezza comporta una responsabilità( con conseguente risarcimento dei danni) che prende il nome di responsabilità precontrattuale. Il danno risarcibile comprende il danno emergente(spese e perdite connesse alle trattative, es. spese di viaggio), lucro cessante(vantaggio che la parte avrebbe potuto procurarsi con altre contrattazioni). Le trattative iniziano con la proposta, la quale deve essere completa, quindi deve contenere tutti gli elementi essenziali del contratto, si può revocare la proposta finchè questa non viene accettata dall'altra parte, se questo la accetta l'ha accettata prima di avere notizia della revoca ha diritto ad un indennizzo, la proposta perde efficacia se non viene accettata entro un tempo limite stabilito dal proponente, la proposta cade alla morte o dalla sopravvenuta incapacità di contrarre del contraente salvo il caso in cui la proposta sia irrevocabile o quando è stata fatta da un imprenditore "grande" nell'esercizio della sua impresa.



La offerta al pubblico è un'offerta diretta a tutti gli interessati fatta con ogni forma che renda facilmente conoscibili la proposta al pubblico. È revocabile se fatta nello stesso modo dell'offerta. L'accettazione è una dichiarazione recettizia che diventa elemento perfezionatore del contratto se portata a conoscenza dell'altra parte, deve comprendere tutte le sue parti e giungere tempestivamente a destinazione, se giunge in ritardo o difforme vale come controproposta. Si può revocare l'accettazione solo se la revoca giunge a destinazione prima dell'accettazione. L'accettazione tacita si ha quando l'esecuzione immediata del contratto sia proposta dal contraente(scrivo ad un libraio per un libro, lui mi invia il libro e non l'accettazione). Il contratto è concluso quando l'accettazione arriva a destinazione. I contratti di adesione sono dei particolari contratti già stampati, per cui il contraente deve solo leggerli e mettere la firma accettando in blocco tutte le clausole, così risulta più spedita la conclusione del contratto per l'eliminazione delle trattative. Va bene per quelle imprese che devono contrattare con un gran numero di persone(imprese del gas). Per tutelare i contraente più debole, la legge ha dettato le condizioni generali di contratto in cui ci sono le condizioni predisposte in modo uniforme da uno dei contraenti, destinate a valere per tutti coloro che hanno concluso il contratto. Sono validi solo se il contraente le ha lette o l'avrebbe potuto fare usando l'ordinaria diligenza, le clausole vessatorie sono delle clausole particolarmente gravose per la controparte e non sono valide se questa non le ha specificamente approvate, altrimenti il contratto è nullo.

Il contratto preliminare è un contratto in cui le parti si impegnano a stipulare in futuro un contratto definitivo. Deve essere stipulato nella stesa forma di quello definitivo. Se il soggetto non adempie si può chiedere la risoluzione del contratto preliminare e il risarcimento dei danni, provocare l'emanazione di una sentenza che produce gli stessi effetti di un contratto definitivo non concluso. Il preliminare improprio è un contratto vero e proprio immediatamente efficace che contiene l'obbligo di riprodurre il consenso in forma determinata. Molta importanza ha l'interpretazione del contratto in cui le dichiarazioni hanno un significato equivoco; intese male da una parte. La legge detta delle vere e proprie norme giuridiche da seguire per l'interpretazione. Il contratto non deve essere preso alla lettera, ma indagare sulla comune intenzione delle parti, deve essere interpretato secondo buona fede, cioè con un comportamento leale dei soggetti, se tutto ciò non serve si guarda con quale significato le clausole hanno effetto giuridico, espressioni con più sensi si guarda quello più conveniente per la natura del contratto, clausole inserite vanno interpretate contro l'autore delle stesse. Sono dettate delle norme anche nel caso di contratto oscuro: se il contratto è gratuito si va per il meno gravoso per l'obbligato, se onerose va interpretato in modo da dare un equo contemperamento degli interessi delle parti. L'integrazione del contratto dice che le parti non sono tenute non soltanto a quando incluso volontariamente nel contratto, ma anche alle conseguenze che ne derivino dalla legge o dagli usi(se in una compravendita non si stabilisce data e luogo del amento art 1498 ne stabilisce uno e l'altro).

Gli effetti del contratto gravano sulle parti , ma anche nei confronti dei successori universali e degli aventi causa o successori a titolo particolare. Una volta concluso ha la stessa forza vincolante della legge.

Il recesso è il diritto di sciogliersi dal contratto concluso, mediante una dichiarazione unilaterale comunicata all'altra parte. Tale diritto può essere legale se è previsto dalla legge(locazione, società, contratto di lavoro) sono contratti in cui non è stabilito il momento della cessazione, convenzionale quando è stabilito tra le parti con apposita clausola, spesso questa clausola prevede un corrispettivo da are da parte del contraente.

Esistono i contratti obbligatori che non producono effetti traslativi, ma solo effetti obbligatori(mandato, deposito), contratti traslativi consensuali(compravendita) o reali(mutuo). Nei contratti ad effetti obbligatori immediati e reali differiti(cose altrui, cose di genere) affinchè si verifichi l'effetto traslativo bisogna avere la proprietà della cosa in caso di cosa altrui, il venire ad esistenza della cosa in caso di cosa futura. Il contratto con effetti reali produce immediato effetto traslativo. Il terzo non viene mai preso in considerazione in un contratto, anche nei casi di promessa del fatto di un terzo anche se questo non è vincolante, se mi obbligo a non vendere e vendo, il contratto è efficace ma colui che ha venduto deve risarcire il danno al contraente. Esistono dei contratti a favore dei terzi in cui una parte(stipulante) designa un terzo un terzo quale avente diritto alla prestazione della controparte(promittente). Es. sono i contratti di assicurazione sulla vita. Il terzo può rifiutare il diritto, se lo accetta deve dichiararlo, lo stipulante può revocare o modificare la stipulazione fino a quando il terzo non la accetta, se la prestazione è dopo la morte lo stipulante può revocare la stipulazione con testamento, il promittente può al terzo solo eccezioni derivanti dal contratto(non amento della cedola), se il terzo rifiuta la prestazione resta a beneficio dello stipulante tranne che la natura del contratto non lo consenta. Si ha contratto per persona da nominare quando al momento della conclusione del contratto una parte si riserva il diritto di nominare la persona a cui cadranno gli effetti giuridici. Perché accada ciò la dichiarazione deve essere comunicata entro nel termine fissato dalle parti(in mancanza entro 3 giorni), la dichiarazione è accomnata dall'accettazione della persona nominata, deve essere espressa nella stessa forma del contratto. Se manca uno di questi requisiti gli effetti cadono sul stipulante originario. Se qualcuno cede il suo diritto prima ad uno e poi ad un altro, la legge attribuisce il diritto a chi: nel caso di beni mobili ha acquistati per primo il diritto in buona fede, nel caso di immobili o mobili registrati chi per primo ha fatto la trascrizione del titolo, nel caso di diritti di godimento è preferito chi per primo ha conseguito il godimento della cosa. Il contraente sacrificato ha diritto al risarcimento dei danni da parte di colui che ha dato lo stesso diritto a più persone. Oltre che l'annullabilità o la nullità esistono altri due modi per sciogliere un contratto la rescissione e la risoluzione. La rescissione è consentita se il contratto è stato concluso in condizioni di pericolo o in caso di lesione. Per condizioni di pericolo si intende la necessità nota alla controparte di salvare se o gli altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, può ottenere la rescissione del contratto. Per la rescissione lo stato di pericolo deve essere un attuale danno grave alla persona, il contraente abbia dovuto soggiacere per salvarsi dallo stato di pericolo, colui che lo ha tratto in salvo doveva essere a conoscenza dello stato di pericolo. L'azione di rescissione per lesione si ha quando fra la prestazione di una parte e l'altra c'è una grande differenza e ciò è dipesa dallo stato di bisogno di una parte del quale l'altra ha approfittato la parte danneggiata può chiedere la rescissione. Presupposti sono la sproporzione tra le prestazioni(deve essere il doppia dell'altra), stato di bisogno, consapevolezza dello stato di bisogno e la convinzione di trarne vantaggio. Legittimata alla rescissione è la parte danneggiata, si prescrive in 1 anno, se il contraente avvantaggiato fa un'offerta per rendere la prestazione pari la rescissione può essere evitata, se lo squilibrio non esiste quando la domanda è posta l'azione non è esperibile. La rescissione per lesione non è ammissibile per i contratti aleatori. La risoluzione. Se in un contratto a prestazioni corrispettive una parte non adempie, la parte adempiente può chiedere oltre che al risarcimento dei danni e all'adempimento, la risoluzione del contratto. Dopo però non può chiedere l'adempimento mentre è possibile l'inverso. La risoluzione si può ottenere di diritto per effetto dell'inadempimento quando nel contratto è inserita una clausola risolutiva espressa che risolve il contratto se una parte non adempie, se manca questa causa la parte adempiente manda una diffida ad adempire con un termine non inferiore di 15 giorni, decorso questo termine il contratto è risolto, è scaduto il termine essenziale. Perché ci sia la risoluzione bisogna che una parte sia inadempiente, che questo non sia di scarsa importanza. Ha efficacia retroattivo, come se il contratto non fosse mai esistito, ma non pregiudica i terzi. Se una parte è inadempiente l'altra prima di chiedere la risoluzione può sospendere la prestazione se il patrimonio dell'altro è tale da non assicurare la prestazione, rifiutarsi di fare la propria prestazione se esse devono essere fatte contemporaneamente. La clausola del "solve et repete" dice che una delle parti non può fare opporre eccezioni per ritardare la prestazione, non ha effetto per la eccezioni di nullità, annullabilità e rescissione. L'impossibilità sopravvenuta estingue l'obbligazione e libera la parte che vi era tenuta. Essa non può chiedere la prestazione e se è già stata fatta deve essere restituita. Se la prestazione è solo parzialmente impossibile, la controparte può chiedere la diminuzione della sua prestazione o se non ha un interesse può recedere dal contratto. Eccessiva onerosità è un'azione prevista per un'eccessiva onerosità sopravvenuta con conseguente squilibrio(devo consegnare della merce tra 5 mesi, causa una guerra il prezzo sale alle stelle). La legge richiede che il contratto sia di durata o di contratti istantanei ma ad esecuzione differita, non siano contratti aleatori, l'onerosità si sia verificata dopo la conclusione del contratto, che l'onerosità dipenda da avvenimenti improvvisi. Una parte può chiedere di modificare equamente le condizioni per evitare la risoluzione che opera solo per mezzo del giudice e mai di diritto.

La promessa unilaterale è un negozio giuridico unilaterale in cui una parte si obbliga ad effettuare una prestazione senza che l'altra parte debba accettare. Producono effetti obbligatori solo nei casi previsti dalla legge(promessa di amento, ricognizione, titoli di credito, promessa al pubblico). Le promesse sono obbligatorie, irrevocabili, la promessa non acquista mai il carattere di corrispettivo. La promessa di amento è un atto unilaterale con il quale una persona si impegna ad un determinato amento verso un'altra persona. La ricognizione di debito è un atto con una persona riconosce l'esistenza di un debito verso un'altra persona. Entrambe sono dichiarazioni unilaterali, recettizie(rivolte ad un preciso destinatario), obbligatorie(chi le fa si obbliga unilateralmente), con effetti probatori(chi fa la promessa si accolla l'onere di dimostrare l'inesistenza o la illeicità del rapporto). Promessa al pubblico è una promessa rivolta a destinatario indeterminato. Ha per oggetto una prestazione rivolta a chi si trova in una determinata prestazione(chi avrà 30/30 in privato), o compia un'azione(trova il cane). La promessa è revocabile solo per giusta causa e resa pubblica nello stesso modo della promessa, non si sia già verificata la situazione o compiuta l'azione. La promessa decade se dopo un anno non sia stato comunicato l'avveramento della situazione od azione. La gestione di affari altrui si ha quando un soggetto(gestore) assume spontaneamente l'amministrazione di uno o più affari patrimoniali altrui(dominus). Affari sono sia atti giuridici che materiali. È riconosciuta solo quando l'interessato non è in grado di provvedere da se(vicino provvede a riparare la casa, mentre il proprietario è distante). La gestione di affari deve essere: utilità iniziale della gestione, al mancanza di un divieto da parte del dominus, la consapevolezza dell'alienità dell'affare cioè il dominus deve avere intenzione di avvantaggiare il dominus senza esserne obbligato, lecito, il gestore deve avere la capacità di agire, l'impedimento dell'interessato. Gli effetti sono: il gestore ha l'obbligo di continuare a svolgere la sua attività finchè il dominus non è in grado di arrangiarsi, il gestore è sottoposto agli obblighi del mandatario(obbligo di  rendiconto), il dominus deve adempire verso i terzi dagli obblighi che gli derivino dai negozi compiuti dal gestore e rimborsare le spese sostenute dal gestore stesso. Il amento dell'indebito è un atto con cui una persona esegue un amento non dovuto, da luogo ad un obbligo di restituzione. Può essere oggettivo quando il solves(chi a) a un debito che non esiste o ad una persona che non è creditore, in entrambi i casi il credito non esiste, soggettivo quando il solves a il debito di un terzo al creditore. Il credito esiste ma chi a non è il debitore. L'azione di ripetizione dell'indebito è un'azione con cui il solves può chiedere la restituzione in natura di quello che ha dato, si prescrive in 10 anni. Per essere valida deve essere: nell'indebito oggettivo è sufficiente che il solves dimostri di aver ato un debito senza essere tenuto, in quello soggettivo si richiede che il solves abbia ato per un errore scusabile. In entrambi i casi l'accipiens(colui che ha ricevuto il amento) è in buona fede deve restituire i frutti e interessi moratori dal giorno della domanda, se in malafede dal giorno del amento, se è un incapace solo quello che è stato rivolto a suo vantaggio. Si ha arricchimento senza causa quando qualcuno si avvantaggia di una attività altrui o converte un bene altrui in suo profitto con altrui danno senza alcuna ragione per farlo. L'effetto provoca un'obbligazione di indennizzo, da parte dell'arricchito, in favore del depauperato il quale può fare l'azione di arricchimento senza causa. Questa è proponibile solo se non gli spetta altra azione specifica. Gli elementi per fare l'azione sono: l'arricchimento di un soggetto, diminuzione di un altro, il nesso causale tra primo e secondo, la mancanza di causa giustificata. L'arricchito deve restituire nella stessa forma di quello che ha sottratto, se la restituzione non è possibile deve restituire il minore tra il suo arricchimento ottenuto in buona fede e l'impoverimento dell'altro. Se è in mala fede egli va incontro a una responsabilità per atto illecito per i danni.

Il fatto illecito è un'obbligazione in quando da essi deriva l'obbligo di risarcimento del danno. Illecito è qualsiasi fatto colposo o doloso(cioè che contrasta con un dovere giuridico) che cagioni un danno ingiusto sancendo l'obbligo di risarcire il danno. L'atto illecito è, quindi, costituito da un elemento oggettivo(fatto che cagiona un danno), soggettivo cioè nel dolo e nella colpa. Il fatto, cioè il comportamento dannoso, può consistere in un atto positivo al quale un soggetto doveva astenersi, fatto omissivo se doveva fare e non lo ha fatto. L'evento danno deve essere conseguenza diretta dell'atto(se io ferisco uno questo muore in ospedale per un incendio, io non ho colpe). Perché il fatto possa essere imputabile al soggetto bisogna che questo fosse stato capace di intendere e di volere al momento del fatto, tranne che questa incapacità sia dovuta a sua colpa(ubriaco o drogato). Se il danno è cagionato da un'incapace il risarcimento spetta al sorvegliante dell'incapace tranne che questi provi che non abbia potuto impedire il fatto. Un fatto è doloso se cagionato per propria volontà con intenzione di causare danno, colposo se causato da negligenza, imprudenza o imperizia. La responsabilità oggettiva si fonda solo sul nesso di causalità come conseguenza diretta della propria condotta(proprietario del cane è responsabile della bestia sia che sia questa smarrita, salvo caso fortuito, si stacca cornicione e ferisce un passante, il proprietario è responsabile anche se ha appena comprato la casa). Responsabilità indiretta si ha quando chi ha commesso il fatto non è tenuto a risarcire il danno, ma deve farlo un altro soggetto, eventualmente accanto al diretto colpevole( la responsabilità dei padroni o committenti per danni causati da lavori a cui sono adempiti, muratore a cui caschi la cazzuola e ferisca il passante, risponde l'imprenditore edile; genitori per i danni causati da lio minorenne tranne che provino che non abbiano potuto impedire il fatto. Si ha responsabilità extracontrattuale quando si viola un dovere generico, cioè nel non ledere l'altrui sfera giuridica , responsabilità contrattuale quando si viola un dovere specifico derivante da rapporto obbligatorio. Si differenziano: per la capacità per la prima basta la capacità di intende e di volere, per la seconda bisogna avere la capacità di obbligarsi, onere della prova prima deve dimostrare il fatto materiale, secondo solo esistenza obbligazione, danni risarcibili prima tutti i danni sono risarcibili, seconda se l'inadempimento è colposo e non doloso sono risarcibili solo i danni prevedibili nel tempo in cui è sorta l'obbligazione, prescrizione prima 5 anni, seconda 10 anni. Si ha sia il primo che il secondo se uno stesso comportamento è inadempimento e lesione di un diritto primario(A resta ferito in un incidente causato da B con cui aveva un contratto di trasporto). Il danno è qualsiasi lesione di un interesse altrui giuridicamente apprezzabile e tutelato dall'ordinamento. Può essere patrimoniale se si traduce direttamente o indirettamente in un pregiudizio al patrimonio(perdita, distruzione o danneggiamento di un bene patrimoniale). Danno emergente(diminuzione di patrimonio), lucro cessante(mancato guadagno, taxi). Non patrimoniale se provocato alla persona(lesioni all'onore, alla salute). Sono risarcibile solo nel caso che siano reato. Danno risarcibile se è conseguenza diritta e immediata del fatto illecito, il danno deve essere attuale anche se sono risarcibili i danni che si proiettano nel futuro(lucro cessante o danni permanenti certi dell'esistenza, ma incerti sull'ammontare). Il risarcimento del danno deve assumere il valore di una totale riparazione delle conseguenze dell'evento dannoso, può essere corrisposto con il versamento di una somma di denaro adeguata(equivalente), con il ripristino, se è in tutto o in parte possibile, la situazione di fatto esistente(forma specifica)(restituzione del bene sottratto) se ciò è troppo oneroso il risarcimento può avvenire solo per equivalente. A volte un comportamento antigiuridico può essere giustificato nel caso di legittima difesa non è responsabile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto per difendere un diritto proprio, sempre che l'offesa sia uguale alla difesa, stato di necessità si ha quando chi ha compiuto il fatto sia stato costretto per la necessità di salvare se o altri da un pericolo grave(se mi stanno per uccidere e mi nascondo dietro a un passante il quale viene ferito) anche se il danneggiato ha diritto ad una indennità da parte del danneggiato.


Le successioni per causa di morte e le donazioni


Le successioni si hanno quando un rapporto giuridico, pur restando inalterato, passa da un soggetto all'altro. Si dice mortis causa se avviene per causa di morte. A chi lasciare i diritti patrimoniali del defunto può essere deciso dalla legge o mediante testamento. Non sono ammessi tutti i beni, ma soltanto: i rapporti patrimoniali di natura reale, sono esclusi quelli personalissimi(usufrutto, uso), i rapporti potestativi, i rapporti patrimoniali personali(diritti di credito) purchè non si estinguano con la morte del soggetto(diritto agli alimenti), i rapporti inerenti all'azienda, i rapporti in formazione nel caso che la proposta non cada con la morte del soggetto. La successione ha i caratteri: patrimoniali, carattere della continuità, carattere derivativo che può essere derivativo-traslativo se il diritto esisteva già nel patrimonio del defunto, derivativo-costitutivo se il diritto non esisteva, ma viene costituito grazie ad un diritto del defunto(usufrutto costituito per testamento che presuppone l'esistenza del diritto di proprietà del defunto. Si a successione universale quando un soggetto(erede) succede a tutti o ad una quota bi beni da solo o con altre persone. Si ha successione a titolo particolare quando una persona(legatario) subentra a uno o più diritti senza che questi siano considerati quote. L'erede subentra nel possesso del bene che era posseduto dal defunto, il legatario non subentra, ma ne inizia uno nuovo che può essere unito a quello dell'autore per goderne gli effetti. L'erede deve rispondere anche dei debiti del defunto, il legatario no a meno che non gli sia stato imposto dal defunto(il legatario non è vincolato per più di quanto ricevuto).L'erede deve fare accettazione cioè un atto di volontà del successore, al legatario gli vengono assegnati i beni di diritto, senza atto di volontà, anche se questo può rifiutarsi. La successione a titolo universale è un fenomeno necessario in quanto deve sempre esserci per la continuità, la successione e l'accettazione non può essere sottoposta a termine o a condizione, La confusione tra il patrimonio del defunto e quello dell'erede perché questo risponde anche con il suo patrimonio dei debiti del defunto.

Quando un soggetto muore viene fatta l'apertura della successione nel luogo di ultimo domicilio. Questa è un fatto giuridico. La seconda fase è la vocazione cioè la chiamata all'eredità, il titolo in base al quale si succede, è la designazione di colui che dovrà succedere fatta per legge(se manca il testamento) o testamento. La delazione è l'offerta al designato del diritto di succedere. Può essere successiva se dopo un'unica chiamata i due soggetti sono destinati a succedere uno dopo la morte dell'altro, solidale se ogni successore è chiamato per intero in concorso con altri(fenomeno che si all'accrescimento), condizionata si l'istituzione di erede è fatta sotto condizione sospensiva, indiretta cioè nella rappresentazione. Sono vietati i patti successori, cioè quei patti in cui si fa uso dei diritti che si acquistano con l'eredità di una persona ancora viva(A vende a B i beni che dovrebbero pervenirgli in eredità da C che è ancora vivo). Il delato prima di accettare può compiere le azioni possessorie, compiere atti conservativi o cautelari di vigilanza, dopo l'autorizzazione giudiziale, può vendere i beni ereditari inconservabili. Può succedere che i chiamati non accettino subito l'eredità, il patrimonio del defunto per evitare che resti abbandonato è predisposto l'istituto dell'eredità giacente che prevede la nomina di un curatore che amministri gli interesse dell'eredità finchè non viene accettata. Per avere eredità giacente bisogna che manche l'accettazione da parte del chiamato, il chiamato non sia in possesso dei beni ereditari e sia stato nominato dall'autorità giudiziale un curatore.

La capacità di succedere è l'attitudine di subentrare nella titolarità dei rapporti giuridici del defunto. Non va confusa con la capacità di agire necessaria per accettare l'eredità. È capace di succedere chi sia nato nel momento in cui si apre la successione. Sono capaci di succedere tutte le persone nate o concepite al momento dell'apertura della successione. Nella successione mediante testamento possono essere chiamati a succedere i li non ancora concepiti di persona viva. Non possono ricevere eredità il tutore del testatore in cui, al tempo della tutela, avevano stilato il testamento, il notaio a cui sia stato dato li testamento in plico non sigillato, persona che ha scritto il testamento segreto salvo che le disposizioni a suo favore siano venute per mano del testatore. Possono succedere anche le persone giuridiche solo se l'ente è riconosciuto o se non viene fatta domanda per diventarlo entro un anno. L'indegno è colui, che dietro pronunciamento del giudice, è escluso dalla successione. I casi di indegnità sono: quelli che hanno attentato alla vite del testatore(o coniuge o discendente) o altro danno punibile con la stessa pena dell'omicidio, quelli che hanno falsamente testimoniato o accusato ingiustamente il testatore per reati punibili con l'ergastolo o reclusione non inferiore ad anni 3, quelli che con dolo o violenza abbiano provocato il testatore a cambiare il testamento. Se l'indegnità si accerta prima dell'apertura della successione l'indegno è impossibilitato di adire all'eredità, se accertata dopo l'indegno deve restituire tutta l'eredità e i frutti concepiti dopo l'apertura della successione. Ha effetto retroattivo e vale solo nei confronti della persona offesa. L'indegno può essere riabilitato dalla persona offesa che vuole ugualmente dargli in eredità il suo patrimonio. Deve essere fatta per atto pubblico o per testamento. Può essere assoluta o parziale(se fatta in testamento successivo al verificarsi della causa di indegnità , con il permesso del testatore, l'indegno può succedere solo per le disposizioni a suo favore).

Sostituzioni testamentaria quando il testatore, dopo aver istituito l'erede ordina che a fianco di questi ci sia un'altra persona al verificarsi di un determinato evento. Può essere: ordinaria se il testatore vuole assicurarsi che nel caso il primo non accetti il l'eredità ci sia un altro che lo faccia, la sostituzione prevale sulla rappresentanza e l'arricchimento; fedecommissaria si ha quando il testatore incarichi l'erede ti conservare i beni in modo che alla sua morte possano passare ad altra persona. Si ha una duplice chiamata. Una volta era molto usata per trapassare i beni da una famiglia nobile all'altra, oggi è proibita visto che contrasta con il principio della libera circolazione dei beni. È consentita solo se l'istituto è un interdetto e il sostituto è l'ente o la persona che lo ha curato. Diritto di rappresentanza è l'istituto in base al quale i discendenti subentrano nel luogo e nel grado del loro ascendente in tutti i casi in cui questo non può o non vuole accettare l'eredità( Tizio ha due li A e B i quali hanno a sua volta due li. Se B muore l'eredità di Tizio viene divisa a metà per A e metà ai li di B). Perché succeda ciò bisogna anche che non ci siano disposizioni sostitutive. È prevista solo a favore dei discendenti legittimi o naturali, legittimati o adottivi speciali dei: li legittimi, legittimati, adottivi del defunto, fratelli o sorelle del defunto. Possono accettare anche se hanno rifiutato l'eredità in luogo alla quale subentrano o se erano indegni verso questa, ma non vero il testatore. La rappresentanza può andare avanti all'infinito. L'accrescimento si ha quando gli eredi sono tanti e uno di questi non accetta l'eredità, le quote degli altri si accrescono. La chiamata a succedere deve essere fatta con lo stesso testamento nel quale il testatore ha chiamato la successione congiunta. Nel legato invece basta che l'oggetto sia stato legato a più persone. Per avere accrescimento serve una chiamata congiuntiva, non risulti diversa volontà, non esistano i presupposti per la rappresentanza. Prima opera la sostituzione, poi la rappresentanza, poi l'accrescimento altrimenti si devolvono i beni agli eredi legittimi. Effetti: i coeredi subentrano agli obblighi cui era soggetto l'erede o il legatario mancante, opera di diritto senza una dichiarazione da parte dei coeredi, è irrinunciabile.

Il diritto di accettazione è il diritto del chiamato di acquistare eredità. Si prescrive in dieci anni. La decadenza si ha solo quando l'autorità giudiziaria abbia fissato un termine entro il quale il chiamato avrebbe dovuto accettare o rinunciare, trascorso tale termine il soggetto perde il diritto ad ereditare. Se il chiamato all'eredità muore prima di poter accettare, il diritto si trasmette ai suoi eredi perché questo diritto entra a far parte del patrimonio ereditario. L'accettazione è la dichiarazione di volontà del chiamato. È l'adesione della chiamata a succedere, è una facoltà , ma anche un onere visto che se non c'è accettazione non c'è eredità. L'effetto dell'accettazione risale all'apertura della successione, così non ci sono momenti morti. Non può essere sottoposta a condizione, non può essere parziale ed è irrevocabile(tranne che la volontà sia viziata da dolo o violenza). Può essere pura e semplice se si forma confusione tra il patrimonio del defunto e quello dell'erede ed esso risponde dei debiti del defunto o con beneficio di inventario si ha quando l'erede non permetta che fra il proprio patrimonio e quello del defunto ci sia confusione, risponde cioè dei debiti solo con quello che ha ereditato. È una facoltà per ogni chiamato. Deve avere la forma di una dichiarazione ricevuta da un notaio o dal cancelliere del tribunale in cui si è aperta la successione. Il chiamato se possiede i beni ereditati ha tempo 3 mesi per fare l'inventario e decidere se accettare o rinunciare nei 40 giorni successivi, altrimenti diventa puro e semplice, se non è in possesso dei beni ha tempo finchè non si prescrive il diritto di accettazione, poi ha 3 mesi per fare l'inventario. L'erede conserva tutti gli obblighi che aveva verso il defunto(in quella pura e semplice si estinguevano per confusione), può are solo in proporzione a quello che ha ereditato, i creditori del defunto hanno precedenza sui beni ereditati rispetto a quelli dell'erede. Il beneficiato diventa amministratore del patrimonio ereditato nell'interesse dei creditori ereditari e dei legatari a cui deve rendere conto. Egli può are i debiti: ando i creditori a mano a mano che si presentano, con la liquidazioni con uguale trattamento, l'erede consegna i beni ad un curatore così si libera da ogni responsabilità. Il beneficio di inventario può decadere e diventare puro e semplice quando: ci siano omissioni di beni o inclusioni di debiti dolosi nell'inventario, alienazioni di beni o costituzioni di garanzie reali se di essi senza autorizzazione giudiziale, inosservanza procedurali durante la liquidazione. Forma: l'accettazione può essere espressa quando risulta da atto pubblico o da scrittura privata, tacita se il chiamato compie atti che rendono chiara la sua volontà di succedere e che non avrebbe il diritto di fare se non fosse erede(domanda giudiziale della domanda di divisione dell'eredità), presunta o legale quando il chiamato pone in essere atti di disposizione che sono considerati atti di implicita accettazione, sono tali le manifestazioni di volontà come la donazione e la vendita. Può accadere che l'erede abbia molti debiti, allora abbia convenienza a fare confusione tra il suo patrimonio e quello del defunto. I debitori di quest'ultimo sono costretti a subire la concorrenza dei creditori dell'erede; allora i creditori del defunto possono chiedere la separazione del patrimonio del defunto da quello dell'erede. La separazione provoca una preferenza al soddisfacimento ai creditori del defunto rispetto a quelli dell'erede. Questo diritto va esercitato entro 3 mesi dall'apertura della successione, per i beni mobili serve la domanda giudiziale, per quelli immobili bisogna iscrivere sopra ogni bene, con l'indicazione del bene, il nome del defunto e quello dell'erede se conosciuto. Il separatista può far valere il suo credito anche sul patrimonio personale dell'erede. La petizione di eredità è l'azione con cui l'erede chiede il riconoscimento del suo diritto contro chiunque possieda tutti o parte dei beni ereditari senza averne il diritto, allo scopo di ottenere la restituzione dei beni stessi. È imprescrittibile. Per avere questa azione serve: l'accettazione da parte dell'erede dell'eredità, il possesso da parte di un terzo dei beni del defunto. Può essere esercitata dall'erede nei confronti di chi possiede i beni ereditari : a titolo di erede nel caso che chi possiede si assume erede in base alla legge e l'altro in base al testamento(o, viceversa, perché l'erede legittimo contesta la validità del testamento), senza alcun titolo. Se l'azione viene accolta viene riconosciuto erede colui che l'ha proposta, l'altro deve restituire i beni con i frutti dalla domanda giudiziale se in buona fede o dal giorno in cui ha iniziato a godere se in malafede. L'erede apparente è colui che in base a qualche indizio oggettivo è apparso ad un terzo l'erede e questo sia entrato in rapporti giudici con lui. Il terzo dovrà restituire all'erede originario il bene tranne che: il possessore appariva erede, si tratti di convenzioni a titolo oneroso, il terzo sia in buona fede ossia abbia creduto di contrarre con l'erede effettivo, la buona fede non si presume, ma va provata dal terzo, la trascrizione dell'acquisto a titolo di erede e l'acquisto dall'erede apparente deve essere stata fatta prima dell'acquisto da parte dell'erede effettivo o della domanda giudiziale contro l'erede apparente se l'acquisto riguarda beni immobili o mobili registrati. La rinuncia all'eredità è un negozio unilaterale tra vivi, non recettizio, con il quale il chiamato dichiara di voler rinunciare all'eredità. Ha effetto retroattivo, il rinunciante è come se non fosse mai stato chiamato all'eredità. Cessano gli effetti della delazione e rimane estraneo alla stessa. La rinuncia può farsi valere solo dopo l'apertura della successione, è un atto solenne cioè dichiarato dal chiamato ad un notaio o al cancelliere del tribunale, non può essere valida se fatta sotto condizione o termine, non può essere parziale, è limitatamente revocabile. Gli effetti possono essere diretti cioè elimina lo stato di dubbio precedente, indiretti nel caso di successione legittima, avranno luogo la rappresentanza, l'accrescimento, la devoluzioni chiamati per legge, nel caso di successione testamentaria si ha la sostituzioni, la rappresentanza e l'accrescimento, devoluzione agli eredi legittimi. La rinuncia è revocabile se non è già prescritto il diritto(10 anni), non ci sia stata accettazione da parte di altri eredi. La rinuncia non può essere fatta e si intende accettata pura e semplice se il chiamato ha sottratto o nascosto beni ereditari, sia nel possesso dei beni e siano trascorsi 3 mesi senza che abbia fatto l'inventario. LA successione legittima è la successione per volontà di legge. C'è nel caso di morte senza testamento, il testamento è nullo, annullabile o revocato, il testamento dispone solo di alcuni beni. Sono successori legittimi il coniuge, i discendenti, ascendenti legittimi e parenti fino al sesto grado. Al padre e madre succedono, in parti uguali, i li legittimi o naturali, se non vi sono discendenti succedono i genitori che concorrono con il coniuge superstite e con i fratelli e sorelle del defunto, ai liastri spetta la metà rispetto ai li veri. Ai li non riconosciuti spetta un assegno vitalizio pari all'ammontare della rendita che avrebbero ricevuto se fossero stati riconosciuti. Il coniuge diventa erede se il defunto non lascia li, ascendenti o fratelli, coerede negli altri casi. Il divorzio fa perdere ai coniugi il diritto di succedere l'uno all'altro, la separazione coniugale se non addebitata al coniuge superstite non fa perdere il diritto di succedere. In caso di divorzio e di separazione con addebito al coniuge spetta un assegno vitalizio se al momento dell'apertura godeva degli alimenti a carico del coniuge decaduto. Al coniuge spetta l'uso dell'abitazione coniugale e l'uso dei mobili. Se non ci sono eredi lo stato eredita il patrimonio. L'acquisto dello stato ha luogo di diritto, lo stato è l'unica ura di erede necessario e perciò non può rinunciare, lo stato non risponde dei debiti oltre i beni acquisiti. Il testamento è l'atto revocabile con cui il testatore dispone di chi dovrà subentrare nei suoi diritti dopo la sua morte. Il suo contenuto è tipico se è di natura patrimoniale e può contenere l'istituzione di uno o più eredi destinatari dei beni o l'attribuzione di uno o più legati, atipico se riguarda disposizioni di carattere non patrimoniale (riconoscere un lio, riabilitare un indegno). Il testamento è un negozio giuridico in quanto è una manifestazione di volontà, diretta ad effetti giuridici. È un negozio unilaterale(è valido indipendentemente se viene accettato o no), è unipersonale(vietato il testamento congiuntivo e reciproco), gratuito, revocabile e modificabile, è un atto personalissimo, è un negozio formale e solenne(deve essere per iscritto). La volontà deve essere spontanea, deve manifestarsi in modo espresso in una forma solenne prevista dalla legge. Nel testamento prevale la volontà del testatore e non quello che c'è scritto, un vizio che alteri la sua volontà rende il testamento annullabile da chiunque ne abbia interesse. La causa è sempre tipica, cioè quella di dare i propri beni a qualcuno dopo la morte. Il motivo ha rilevanza se il motivo risultante dal testamento è un errore di fatto o di diritto ed è il solo che ha spinto il testatore a disporre, il testamento è annullabile, è nullo invece se il motivo è illecito. Gli elementi accidentali del testamento sono: la condizione. Il testamento può essere fatto sotto condizione sospensiva(quando ti laurei sarai mio erede), ha effetto retroattivo. Se la condizione è impossibile o illecita è considerata come non apposta, se però è motivo unico sarà nulla la disposizione, è nulla la condizione che impedisca le prime o ulteriori nozze dell'istituto. Il termine nelle disposizioni a titolo universale si ha per non apposto perché quello iniziale lascia i beni senza un titolare, quello finale perché contrasta un principio, nelle disposizioni a titolo particolare è ammesso sia il termine finale che quello iniziale anche se il termine iniziale non può coincidere con la morte del testatore e quello finale apposto ad un legato del diritto di proprietà su un bene non ammesso da coloro che escludono la proprietà temporanea. L'onere può essere opposto sia all'erede che al legato. Può essere un fare, in un dare(ti lascio tutto ma ogni anno devi donare una somma alla ricerca sul cancro), non fare(Se l'operato è non modificare la mia casa). L'erede è tenuto ad eseguire l'ordine anche oltre il ricevuto, mentre il legato no. Se l'onerato è inadempiente la risoluzione del lascito testamentaria può essere pronunziata solo se è prevista dal testatore, quando l'adempimento abbia rappresentato l'unica motivo della disposizione.

Nel testamento deve essere ben indicata a chi è rivolta la disposizione a pena di nullità(lascio a Giorgio, io ho tre amici Giorgio, un fratello Giorgio etc). Possono farsi delle disposizioni per i poveri(si intendo no poveri del luogo salvo diversa indicazione), a suffragio della propria anima. In alcuni testamenti non sono specificati né l'oggetto né i destinatari; il testatore può lasciare questa facoltà ad un terzo o si individuano attraverso fatti precisi indicati dal testatore. L'indicazione dei destinatari e dell'oggetto delle disposizioni devono essere provenire sempre e solo dal testatore. Sono nulle quelle che fanno dipendere da un terzo l'erede o le quote di eredità. Si può far fare all'erede solo alcune decisioni(lasci la mia auto a chi tra A e B il mio erede preferirà, il mio erede può scegliere tra la mia auto e 5 milioni). LA disposizione fiduciaria si ha quando un testatore lasci tutto ad una persona con l'intento, sancito fuori dal testamento, che questa lasci il tutto ad un'altra persona indicata dal testatore. Il fiduciario non è costretta a devolvere il tutto ad altra persona, se però lo fa non può chiede indietro niente. Il terzo diviene successore a titolo particolare del fiduciario. Oltre ai testamenti normale ci sono anche quelli speciali che sono riconosciuti solo in particolari situazioni(malattie contagiose, tempo di guerra, marinai), perdono efficacia dopo tre mesi del ritorno alla normalità. Il testamento ordinario può essere:

Olografo se è redatto, datato e sottoscritto di pugno dal testatore. Deve avere autografia del testatore, deve quindi essere scritto a mano, indicazione della data, serve a vedere la capacità del testatore e per eventuali revoche successive, sottoscrizione serve per individuare il testatore, da la volontà che quello scritto sopra è diventato definitivo. Se manca l'autografia o la sottoscrizione il testamento è nullo. Altrimenti è annullabile.

Testamento pubblico è un documento redatto da un notaio su dettatura del testatore con la presenza di due testimoni. Deve essere dettato dal testatore con accertamento dell'identità del testatore, due testimoni o quattro, redazione per iscritto da parte del notaio, la lettura da parte del notaio di quanto scritto, sottoscrizione dei testimoni e del testatore, data e ora, menzione dell'osservanza delle formalità enunciate.

Testamento segreto consiste nella consegna ad un notaio delle disposizioni testamentarie il quale la riceve e la conserva. Può essere scritta da un terzo ma deve essere sottoscritta dal testatore, se non lo è bisogna farlo presente al notaio e dire il perché, deve essere sigillata altrimenti il notaio deve renderla tale, poi deve redigere sulla scheda o su altro l'atto di ricevimento che deve essere sottoscritto da testatore e dai due testimoni che hanno assistito all'evento.

Sono incapaci di testare tutti coloro che non sono maggiorenni, l'interdetti per infermità di mente, colui che quando ha fatto il testamento era incapace di intendere e volere. In questi casi il testamento è annullabile e l'onera della prova spetta a chi ha impugnato il testamento. La capacità di ricevere per testamento è riconosciuta anche ai nascituri, agli enti non riconosciuti e alle persone giuridiche. Non possono ricevere il tutore(dell'interdetto o del minore), il notaio e testimoni del testamento pubblico, persona che ha scritto l'altrui testamento segreto. Il testamento è nullo per difetto di forma(manca sottoscrizione o l'autografia), in caso di disposizioni reciproche in cui due o più persone redigono il testamento nello stesso atto a vantaggio di un terzo, per violenza fisica, per errore ostativo. La nullità delle singole disposizione si ha quando esse si collegano ad un motivo illecito o se le indicazioni del destinatario delle disposizioni o la sua determinatezza o la quota di eredità è rimessa ad un terzo. L'annullabilità dell'intero testamento si ha quando ci sia difetto di forma diversi da quelli sopra detti, per difetto di incapacità di testare, delle singole disposizioni solo se in esse sia presente un vizio sulla volontà o affette da errore. Non si può convertire un testamento nullo in uno valido. Si può fare la conversione formale: se il testamento segreto è nullo per la mancanza di qualche requisito, produce gli effetti del testamento olografo se di questo rappresenta i requisiti. La nullità del testamento non può essere fatta valere da chi conoscendo la causa di nullità ha confermato, dopo la morte del testatore, la disposizione o dato ad essa volontaria esecuzione Perché la conferma abbia questo effetto bisogna che il testatore abbia voluto la disposizione, quindi non vale in caso di testamento falso. La conferma può essere espressa se un atto contiene l'indicazione della disposizione testamentaria, del motivo di invalidità e la dichiarazione che si intende sanare, tacita se la disposizione viene eseguita pur conoscendone la sua nullità. Il testamento è revocabile fino all'ultimo minuto di vita perché la volontà può mutare sempre. La revocazione può essere vera e propria se è un atto unilaterale risalente all'iniziativa del testatore che manifesta il suo potere di ritrattazione, di diritto gli effetti si manifestano da soli, senza che il testatore lo sappia, per effetto di circostanze che era impossibile prevederle. Mutamento significa modificazione del testamento, revoca significa ritiro del testamento. Alcune cose scritte nel testamento sono irrevocabili(riconoscimento del lio naturale, riabilitazione dell'indegno a succedere). La revocazione vera e propria può essere espressa se risulta da atto formale con cui il soggetto manifesta la volontà di eliminare in tutto o in parte le sue disposizioni testamentarie. Può essere contenuta in un testamento o in un atto ricevuto dal notaio con la presenza di due testimoni, tacita nel caso di un testamento posteriore che, pur non revocando il primo metta in atto disposizioni a questo contrastate e nel caso di ritiro del testamento segreto, sempre che questo non valga come testamento olografo, presunta quando il testamento sia andato distrutto e si presume che sia opera del testatore, i parenti possono dimostrare il contrario, nel caso di alienazione o trasformazione della cosa legata che era nel testamento, perché denotano un pentimento da parte del testatore. È ammessa la prova di diversa volontà. La revocazione può essere revocata se avviene attraverso la revoca espressa. Sono revocate di diritto per sopravvenienza di li o discendenti legittimi del testatore o adottivi etc, in questo caso il testamento cade ed entra la successione legittima, riconoscimento di un lio naturale dopo la compilazione del testamento, ignoranza del testatore di avere li al momento della compilazione. La pubblicazione del testamento ha lo scopo di far conoscere ad eredi e creditori il contenuto di esso. Se si tratta di un testamento olografo bisogna subito portarlo da un notaio per pubblicarlo, se si tratta di testamento segreto deve essere pubblicato dal notaio non appena gli venga notizia della morte del defunto, per quello pubblico, valendo come atto pubblico, non è prevista nessuna pubblicazione. Il notaio deve trasmettere alla cancelleria della pretura copia del testamento per renderlo ancora più pubblico. Uno non sapendo che notaio sia può lo stesso visionare il testamento. Il notaio deve subito informare gli eredi dell'esistenza del testamento. È vali do il testamento che ne siano venuti a conoscenza gli interessati. Esecuzione del testamento spetta solitamente all'erede, però il testatore può nominare altra persona (esecutore) nel caso in cui non riponga molta fiducia nell'erede per le disposizioni a titolo particolare. L'esecutore nominato dal testatore può anche non accettare, accettazione o rinuncia devono essere fatta con dichiarazione alla cancelleria della pretura del luogo. Il suo compito è gratuito tranne che il testatore abbia previsto qualche indennità. L'esecutore deve amministrare la massa ereditaria prendendo in possesso dei beni che ne fanno parte, ha la rappresentanza processuale, ha l'obbligo di far apporre i sigilli e di fare l'inventario con cautela quando vi siano minori o interdetti tra i chiamati all'eredità, deve rendere conto della sua gestione al termine di essa. L'esecutore, su istanza di ogni interessato, può essere esonerato dal suo incarico per gravi irregolarità. La successione dei legittimari è quella in favore di persone che, anche se non sono elencate nel testamento, spetta una quota del patrimonio del defunto. Sono norme cogenti ed inderogabili. Legittimi significa se apre per legge quando non c'è il testamento, legittimari quando, pur essendoci il testamento, una quota del patrimonio deve andare a certe persone. I legittimari sono il coniuge superstite, i li e gli ascendenti legittimi. Quando ci sono dei legittimari il patrimonio si distingue in quota disponibile che il testatore può disporre, quota legittima quella che il testatore non può disporre perché spettante ai legittimari. Il legittimario non ha un diritto di credito verso gli altri, ma un diritto assoluto sui beni del defunto. Il testatore non imporre alcun peso sulla legittima, al legittimo non spetta una data composizione della quota(tre galli, una macchina etc), ma beni di un certo valore(es. 10% del valore del patrimonio). Si ha lesione di legittima quando questa per donazioni o mortis causa resta lesa, bisogna allora reintegrarla mediante l'azione di riduzione degli atti che l'hanno lesa. Presupposto e la riunione fittizia cioè un'operazione contabile per calcolare la massa ereditaria all'epoca dell'apertura della successione, consta in più operazioni: formazione della massa ereditaria(valore dei beni del defunto senza i debiti), riunione fittizia vera e propria(si aggiungono i beni donati dal defunto), calcolo della disponibile e legittima(dopo si calcola il valore che il defunto poteva disporre e la legittima). L'azione di riduzione è l'azione che ha per scopo la reintegrazione della legittima, mediante la riduzione delle disposizione testamentaria e delle donazioni eccedenti la quota di cui il testatore poteva disporre. I soggetti legittimati ad esercitare l'azione di riduzione sono: il legittimato leso, l'erede legittimario, l'avente causa del legittimario(compratore dell'eredità o cessionario di essa). Se la domanda viene accolta si diminuiscono le disposizioni testamentarie proporzionalmente, poi si diminuiscono le donazioni. L'azione si prescrive in 10 anni. Se anziché una quota di eredità vengono lasciati beni o quote il legato può rinunciare al legato e diventare erede, accettare e non diventa erede(niente debiti) e perde il diritto di chiedere un supplemento nel caso in cui il valore del legato sia inferiore alla legittima. Il legato è una disposizione mortis causa a titolo particolare in cui un soggetto, legatario, succede in alcuni diritti che non vengono considerati quote del patrimonio. Può essere testamentario o per legge(assegno vitalizio per il lio non riconosciuto). In relazione al contenuto si distinguono: legato di specie(ha per oggetto diritto di proprietà o altro diritto che apparteneva al testatore), legato di genere(un bene appartenete ad un genere, denaro, il legatario acquista il diritto di credito, con la specificazione si acquista si acquista la cosa), legato obbligatorio(si attribuisce un diritto di credito che nasce dal testamento e fa sorgere un'obbligazione a carico dell'onerato), legato liberatorio(libera il legato da un'obbligazione). Se il soggetto che è tenuto alla prestazione è un legatario anziché l'erede si ha sublegato, prelegato è legato del quale beneficiario è un erede. L'accettazione da parte del legato avviene di diritto, senza una dichiarazione. La rinuncia è una perdita di un diritto già acquistato, non tollera né condizioni né termini. Non richiede la forma scritta tranne se si tratta di beni immobili. Si ha comunione ereditari quando succedono più eredi e questi diventano comproprietari del bene. Se un coerede vende il bene gli altri hanno diritto di essere preferiti a parità di prezzo. Con la divisione si la divisione dei beni, ogni erede ha un suo bene. La divisione a cui non partecipano tutti i coeredi è nulla. La divisione può essere amichevole o contrattuale che ha luogo con le modalità stabilite dai stessi coeredi, divisione giudiziale se deliberata dall'autorità giudiziale quando manca l'unanimità dei consensi. Le fasi sono: formazione della massa ereditaria(se uno ha ricevuto dal defunto delle donazioni si fa luogo alla collazione o alla imputazione di queste donazioni), la stima dei beni(stima al momento della divisione), formazione del progetto di divisione(divisione in parti), assegnazione di ogni parte ad un coerede, divisione testamentaria è quella fatta dal testatore, può comprendere anche la quota legittima anche se i legittimari possono fare l'azione di riduzione, è nulla se il testatore omette qualche legittimario o erede istituito. Il contratto di divisione può essere annullato per violenza o dolo, se sono stati omessi dei beni entra il supplemento di divisione. I debiti ereditari si dividono in proporzione alle quote che spettano ad ogni coerede, tranne diversa indicazione da parte del testatore, i creditori possono chiamare in giudizio ogni coerede solo per la sua quota. Ci sono delle ipotesi in cui tocca ad un solo coerede: uno dei coeredi possegga il singolo bene oggetto del bene, l'oggetto del bene sia indivisibile, sia toccato ad un coerede il debito gravante di ipoteca, salva l'azione di rivalsa. I pesi ereditari sono gli oneri che sorgono per l'apertura della successione(imposta di successione, spese funebri, etc), essi si dividono tra i coeredi. La collazione è l'atto con cui i li, i legittimati, i discendenti e il coniuge aggiungono alla massa attiva del patrimonio i beni che gli sono stati donati dal defunto per dividerli secondo le quote. Opera solo in favore dei soggetti che sono tenuti e non degli estranei. Ciò perché il defunto donando vuole dare un anticipo sull'eredità, fatta salva ogni diversa volontà del testatore che può dispensare dalla collazione un suo erede. Nessuna dispensa può intaccare la quota legittima. Oggetto di collazioni sono le donazioni dirette e indirette, non sono donazioni le spese di mantenimento, educazione, ordinarie per l'abbigliamento, le liberalità fatte in occasione di servizi resi, le cose donate e perite per cause non imputabili al donatario, le donazioni di modico valore fatte al coniuge. La collazione può essere fatta: in senso stretto o in natura si realizza rendendo alla massa il bene avuto in donazione, collazione per imputazione il valore del bene donato viene detratto dal valore della quota spettante. Conserva la proprietà del bene donato.

Le donazioni è un contratto con cui una parte(donante) arricchisce l'altra(donatario) senza corrispettivo. È caratterizzata dal fatto di spirito di liberalità cioè nella coscienza di arricchire qualcuno senza esserne costretto, arricchimento del donatario che si realizza disponendo a suo favore un diritto o assumendo un'obbligazione. Per tale arricchimento il donatario ha l'obbligo di fornire gli alimento al donante non oltre il patrimonio ricevuto. Per donare serve la capacità di donare cioè la piena capacità di disporre, è atto personale che non consente rappresentanza, per le persone giuridiche solo se è ammesso nel loro statuto, capacità di ricevere per le persone fisiche non vi sono limiti, si può donare anche al nascituro non concepito, per le persone giuridiche serve l'autorizzazione governativa.  Oggetto della donazione può essere qualunque bene esistente nel patrimonio del donante, deve essere fatta per atto pubblico a pena di nullità, se la cosa è di modico valore basta la consegna fisica della cosa. La donazione è nulla se: l'onere è illecito o impossibile e se è stato l'unico motivo determinante, l'errore sul motivo rende annullabile se questo è determinante, nullo se illecito e determinante, la donazione è nulla dopo la morte del donante convalidabile mediante conferma espressa o esecuzione volontaria. Donazioni indirette quando il donante arricchisce altra persona con atti che hanno una causa diversa dalla donazione(amento di un debito). Essa non si può ritenere donazione anche se c'è lo spirito di liberalità. Comunque non richiede atto pubblico, è soggetta a regole tipiche delle donazioni(collazione, revoca per ingratitudine o sopravvenienza di li). Negozio misto con donazione quando le parti concordano un corrispettivo molto inferiore al normale(casa a 1.000£). La donazione rimuneratoria è una donazione fatta in segno di riconoscenza o per meriti del donatario al quale il donante non è tenuto. Non è soggetta a revoca per ingratitudine o sopravvenienza di li e il donatario non è tenuto agli alimenti. La donazione obnuziale è una donazione fatta in vista di un matrimonio tra gli sposi o da estranei per gli sposi. Non serve accettazione, non obbliga agli alimenti e non è irrevocabile per ingratitudine o sopravvenienza di li.

Le donazioni possono revocarsi in presenza di ingratitudine o sopravvenienza di li. È giustificata da ragioni etico-sociali, rappresenta l'esercizio del diritto potestativo di togliere efficacia all donazione. Si fa con domanda giudiziale. La sentenza obbliga il donatario a restituire i beni, ma non implica i terzi che abbiano acquistato diritti prima della domanda di revoca, salvo gli effetti della trascrizione. Se i beni sono stati venduti, il donatario deve restituire il valore con riguardo al tempo della domanda. La revoca per ingratitudine deve essere chiesta entro un anno dal fatto o dalla notizia di esso, per la sopravvenienza di li entro 5 anni dalla nascita dell'ultimo lio.




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