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MODI DI ACQUISTO DELLA PROPRIETA’ - L’INADEMPIMENTO - L’AUTONOMIA CONTRATTUALE - Domanda e offerta di moneta

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INDICE:

MODI DI ACQUISTO DELLA PROPRIETA’

IL CONTRATTO

L’IMPRENDITORE

LA SOCIETA’:

TIPI DI SOCIETA’:

MACROECONOMIA

MACROECONOMIA DI KEYNES:

Mercato di concorrenza perfetta:

CONCORRENZA MONOPOLISTICA










































MODI DI ACQUISTO DELLA PROPRIETA’


OBBLIGAZIONI: è un vincolo giuridico che trasforma un obbligo da un vincolo immateriale ad uno materiale. In questo rapporto vi sono 2 posizioni soggettive il debito cioè posizione giuridica passiva del rapporto ha come suo contenuto il dovere di adempiere ad una determinata prestazione, e il credito posizione attiva che è il diritto all’adempimento.

GLI ELEMENTI DEL RAPPORTO OBBLIGATORIO: soggetti, oggetto, vincolo giuridico.

I soggetti del rapporto sono il debitore cioè il soggetto passivo e il creditore cioè il soggetto passivo.

L’oggetto dell’obbligazione è la prestazione cioè il comportamento cui è tenuto il debitore per far conseguire un’utilità al creditore. la prestazione deve avere 4 caratteri ben definiti cioè deve essere possibile, lecita, determinata o determinabile, misurabile in denaro.

FONTI DELLE OBBLIGAZIONI: il contratto e il fatto illecito. Il contratto è l’accordo di due o più parti per costruire tra loro un rapporto giuridico. Il fatto illecito è ogni fatto doloso o colposo che cagioni ad altri un danno ingiusto.

I PRINCIPALI TIPI DI OBBLIGAZIONI: parziarie (sono obbligazioni con più soggetti dove ogni soggetto ha il diritto di esigere dal debitore soltanto la sua parte. Se vi sono più debitori ogni uno è obbligato a are solo il suo). Solidali (sono obbligazioni con più soggetti dove ogni creditore ha il diritto di pretendere la prestazione per l’intero importo a chiunque dei due e il debitore scelto dovrà are tutto l’importo. La pluralità può esistere anche da parte dei creditori ma si deve avere già stabilito un accordo tra le parti e questa è la solidarietà attiva, quella passiva è un vincolo che unisce una pluralità di soggetti dove ciascuno o tutti possono essere chiamati a are per tutti). Divisibili (cioè quando la prestazione ha per oggetto un bene che si può dividere e allora si ci sono più soggetti il creditore non può chiedere ad un unico debitore di are tutto). Indivisibili (quando la prestazione ha per soggetto una cosa o un fatto che non si può dividere in questo caso si fa come le solidali). Alternative (sono quelle previste di una sola prestazione obbligatoria, ma il debitore può liberarsi effettuando una prestazione diversa). Pecuniarie (cioè quelle nelle quali la prestazione consiste in una somma di denaro da dare). Naturali (si tratta di un debito come quello del gioco che . ).

L’ESTINZIONI DELLE OBBLIGAZIONI: l’estinzione delle obbligazioni deve essere fatta in maniera esatta cioè a chi devo are, dove devo are, come devo are . e in maniera puntuale. Ci sono diversi metodi di amento come: l’adempimento cioè l’esatta esecuzione della prestazione dovuta. L’autore dell’adempimento è il debitore stesso, e l’obbligazione può essere adempiuta anche ad un terzo. Il destinatario del amento è il creditore o il suo rappresentante. Il modo di adempimento è che il debitore deve usare la diligenza del buon padre di famigli. L’oggetto dell’adempimento è la prestazione a cui il debitore è tenuto a estinguere. Il luogo dell’adempimento è determinato dalla volontà delle 2 parti, degli usi, della natura della prestazione e da altre circostanze. Il tempo dell’adempimento è che se ho indicato un termine quello deve essere.

La compensazione: è l’estinzione per le quantità corrispondenti di due debiti che due persone hanno l’una verso l’altra cioè il ruolo del debitore e del creditore viene scambiato più volte. (es: se io devo 10 a Marco e lui deve 10 a me la prestazione è adempita).

L’INADEMPIMENTO: lo si ha quando il debitore non esegue la prestazione o la esegue inesattamente. L’inadempimento può essere parziale e totale cioè il creditore può dire ok intanto mi prendo 500 e ti accuso di inadempimento parziale poiché quello che mi dovevi era 1000).

Inadempimento per causa non imputabile al debitore: cioè se quello che mi capita non è voluto da debitore (es: se devo sfilare e mi facci male una gamba non posso sfilare).

Inadempimento per causa imputabile al debitore: se è per colpa mia che non adempisco all’obbligazione (es: devo sfilare ma poco prima mi ubriaco, è colpa mia).

IL RITARDO E LA MORA: per ritardo si intende l’inadempimento temporaneo cioè alla scadenza devo are altrimenti sono in ritardo. In questo caso il creditore da un tempo determinato al debitore dopo il quale è costituito in mora. Essere costituito in mora significa che hi tutti i danni per il ritardo con cui hai ato. Esiste una condizione in questi casi è cioè “perpetuatio obligationis” cioè che l’obbligazione potrebbe diventare a vita fino a quando non si a. La mora ha inizio automaticamente. La mora del creditore si realizza quando quest’ultimo non riceve il amento offertogli nei modi indicati dalla legge o non compie quanto è necessario affinché il debitore possa adempire all’obbligazione.

LE CONSEGUENZE DELL’INADEMPIMENTO: le conseguenze sono quelle previste dalla legge. Le conseguenze possono essere immediate o dirette e sono risarcibili solo i danni che sono conseguenza diretta dell’inadempimento. La clausola penale è la revisione anticipata del danno che viene anticipatamente prevista. La caparra è una somma di denaro che una parte da all’altra al momento della conclusione del contratto ed è una prestazione immediata.

LE GARANZIE DELLE OBBLIGAZIONI: sono quei mezzi diretti ad assicurare al creditore la realizzazione del suo credito.

Azione revocatoria: (es: se io sono milionario e sono debitore a Luca di 1000 euro se io gli do invece un appartamento non è possibile perché è evidente che io posso permettermi di are quella somma di denaro).

Il pegno: è un diritto reale di garanzia su beni mobili che si costituisce con la consegna materiale della cosa e attribuisce al creditore in caso di inadempimento di far vendere la cosa anche se passata in proprietà di terzi per soddisfare il proprio credito.

L’ipoteca: è un diritto reale di garanzia su beni immobili che in caso di inadempimento ha la facoltà di espropriare il bene per soddisfare il proprio credito. Le caratteristiche sono la accessorietà, la pubblicità, la specialità e l’indivisibilità. Ipoteca legale: quando il potere di iscrivere è dato al creditore dalla legge. Ipoteca giudiziale: il creditore può iscrivere beni quando il suo debito sia stato accertato da sentenza. Ipoteca volontaria: nasce da un contratto tra creditore e debitore.

Estinzione dell’ipoteca: si estingue o per l’estinzione del credito o per cause proprie.



IL CONTRATTO: è uno strumento giuridico fondamentale per la libera e piena autonomia patrimoniale del cittadino purché abbia capacità d’agire. Lo si ha tra 2 o più parti per costruire, modificare ed estinguere un rapporto giuridico a contenuto patrimoniale. È fonte di nuovi rapporti giuridici e fonte di obbligazioni. È l’unico strumento per navigar nel mare dei rapporti giuridici a contenuto patrimoniale. Il contratto è così strutturato:

la causa è lo scambio della cosa con il prezzo, non è il motivo mio personale. È la ragione di giustificazione socio.economica del contratto. Una classificazione importante dei contratti è proprio quella in base al tipo causa. La causa incide sulla validità del contratto. (es: gioielliere o truffatori).

La volontà: cioè io voglio fare questo contratto perché desidero avere gli effetti stabiliti.

La forma: vige il principio della libertà della forma cioè nel momento in cui l’accordo si conclude la forma è libera. Il contratto scritto è obbligatorio quando si decidono contratti avendo il trasferimento di diritti reali. Il contratto se è valido ha la stessa forza di un legge per coloro che l’ hanno concluso. Devono essere fatti per iscritto es: proprietà su immobili, donazioni, trasferimento di diritti reali. “ad substantiam” cioè se il contratto non è scritto manca l’intero contratto.

L’AUTONOMIA CONTRATTUALE: è la possibilità riconosciuta ai soggetti privati di curare i propri interessi attraverso la conclusione di contratti. Da non confondersi con la volontà contrattuale cioè io voglio il contratto perché vedo il fine, il risultato. È una volontà indirizzata.

LA CALSSIFICAZIONE DEI CONTRATTI: contratti consensuali cioè sono quelli normali che si concludono o nascono nel monumento in cui il proponente cioè chi prende l’iniziativa, viene a conoscenza dell’accettazione dall’altra parte. Contratti reali cioè quelli che producono effetti solo dopo che una delle due parti ha consegnato qualcosa all’altra.

Riguardo agli effetti: ad efficacia reale cioè che producono come effetto il trasferimento della proprietà di una cosa determinata. Ad efficacia obbligatoria cioè quelli che danno luogo alla nascita di un rapporto obbligatorio e che non fanno sorgere diritti reali ma solo di obbligazione personali.

Riguardo al momentino di produzione: contratti ad esecuzione istantanea sono quelli che esauriscono i loro effetti in un solo momento. Contratti di durata cioè quelli la cui esecuzione si protrae nel tempo per soddisfare un bisogno del creditore nel tempo.

Riguardo all’esistenza o meno di un corrispettivo alla prestazione: contratti a titolo oneroso sono quelli in cui all’attribuzione in favore di un soggetto fa riscontro un corrispettivo a carico dello stesso. I contratti a titolo gratuito cioè quelli in cui manca il corrispettivo essendo diretto.

Riguardo all’equilibrio fra le prestazioni: contratti commutativi cioè quelli in cui c’è un nesso di corrispettività tra le parti e fra il valore economico di esse. Contratti aleatori cioè quelli nei quali alla prestazione certa di una parte corrisponde una prestazione incerta dell’altra.

In relazione alla forma: i contratti solenni cioè quelli per i quali la legge impone il rispetto di una forma. I contratti non solenni cioè le parti sono libere di scegliere qualsiasi modalità di esternazione della volontà.


L’IMPRENDITORE

Il diritto commerciale è una parte contenuta all’interno del diritto civile ma ha una sua autonomia. Si chiama diritto commerciale perché riguarda le attività dell’imprenditore commerciante. Le prime norme organiche si hanno quando si sviluppa l’esercizio della marcatura. Nel 1492 il Codice del commercio e il Codice civile si uniscono e quello del commercio diventa il libro V di quello civile. Il primo articolo del codice del commercio tratta della definizione di impresa del lavoro e dell’imprenditore.Le  norme del diritto commerciale non spiegano chi è l’imprenditore ma spiega la sua attività in specifico l’articolo 2082 cita cosi: “è imprenditore chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione e dello scambio di beni e servizi”. Questa frase per capire si deve analizzarla innanzitutto partendo dalla parola “professionalmente” che sta a significare che l’attività dell’imprenditore deve essere costante e non occasionale. “attività economica” cioè l’attività deve essere svolta con criterio di economicità, la parola “organizzata” significa che ci deve essere la presenza di un’azienda. “produzione e allo scambio di beni o servizi” cioè deve mirare a scambiare beni o servizi già prodotti da altri.

L’imprenditore deve essere distinto dalle altre professioni, non fa un lavoro subordinato, ma nemmeno autonomo e professionista. Tutto quello che organizza lo fa con economicità cioè l’attività deve stare in piedi da sola si deve sostenere con costi e ricavi.

La differenza tra lavoro autonomo e piccolo imprenditore sta nella parola organizzata cioè se c’è un’azienda guadagna. L’imprenditore guadagna attraverso l’organizzazione aziendale mentre il libero professionista guadagna sul suo sapere.

L’imprenditore può essere: agricolo o commerciale, piccolo o non piccolo, individuale o collettivo, familiare o non familiare.

Il piccolo imprenditore il lavoro è prevalentemente proprio o dei suoi familiari ma ciò che fa un piccolo imprenditore tale è il capitale investito. Sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti, gli artigiani e i piccoli artigiani. Il piccolo imprenditore non è soggetto a fallimento e nemmeno l’imprenditore agricolo. Dell’artigiano si occupa una legge speciale .

L’impresa familiare è costituita all’esterno come un’impresa individuale. Il capofamiglia di solito è il titolare e all’interno di questa impresa lavorano i componenti della famiglia e affini fino al 2° grado. Il fallimento ricade su titolare dell’impresa e non sui suoi componenti.

L’imprenditore commerciale si può definire tale se è industriale o commerciante o vettore o assicuratore o attività connesse. È soggetto alla registrazione sull’apposito registro tenuto nelle camere di commercio mentre il piccolo imprenditore non è soggetto a questa registrazione ne al fallimento ne sono obbligati a tenere i registri della contabilità. Un altro obbligo che questo imprenditore ha è che tutti devono sapere cioè che è iscritto nei registri. Un altro obbligo è che deve tenere le scritture contabili

L’imprenditore agricolo è trattato nello stesso modo di quello piccolo ed è colui che: fa la coltivazione del fondo, fa l’allevamento degli animali, fa la selvicoltura, fa altre attività connesse.

L’imprenditore può avere presunzione assoluta di conoscenza cioè non è ammessa la prova del contrario perché è tutto scritto nel registro delle imprese.

Si diventa imprenditore quando si inizia a fare l’attività, l’esercizio effettivo dell’attività fa si che si diventi subito imprenditore. Non ci sono particolari obblighi oltre quelli già detti per diventare imprenditore tranne nel caso in cui ci sia un imprenditore fallito che deve essere riabilitato per rifare l’imprenditore, naturalmente si deve essere maggiorenni.

Le scritture contabili sono il libro giornale, registro dell’inventario. Le scritture contabili sono sempre parole contro l’imprenditore.

I collaboratori dell’imprenditore:

sono persone di cui l’imprenditore si avvale per svolgere diverse funzioni. Il più importante è l’institore cioè l’alter-ego dell’imprenditore colui che fa le veci dell’imprenditore. In poche parole è un rappresentante generale dell’imprenditore preposto da quest’ultimo all’esercizio dell’intera impresa commerciale o di un ramo particolare o di una sede secondaria di essa. La procura è il potere con il quale un soggetto trasferisce all’altro il potere di fare tutte una serie di atti e contratti che sono necessari per far mandare avanti l’impresa.

Il procuratore è colui che ha in base ad un accordo il potere di compiere per l’imprenditore tutti gli atti di esercizio dell’impresa che non siano espressamente esclusi dalla procedura.

Il commesso è un particolare rappresentante dell’imprenditore poiché gli sono affidate mansioni di carattere esecutivo con un limitato potere di rappresentanza.

I collaboratori autonomi sono coloro che svolgono per conto dell’imprenditore un opera o un servizio.


Domanda e offerta di moneta si incontrano nel mercato della moneta. L’offerta di moneta è costituita dalla quantità di moneta circolante in un dato momento nel sistema economico di un paese. Essa si compone di moneta legale e moneta bancaria. La moneta legale viene emessa attraverso tre canali: rapporti tra Banca d’Italia e il sistema bancario, rapporti tra la banca d’Italia e il tesoro e rapporti tra gli operatori residenti ed il resto del mondo. La moneta bancaria è creata dal sistema bancario. Quando le banche ricevono un deposito di denaro sono obbligate a trattenerne una quota percentuale. La domanda di moneta dipende da tre motivi: motivo delle transizioni, precauzionale e speculativo. I primi due sono in funzione diretta del reddito, il terzo è in funzione inversa del tasso di interesse. L’equilibrio della moneta nel mercato si realizza per quel livello di tasso di interesse in corrispondenza il quale domanda di moneta è uguale a offerta di moneta. Il mercato della moneta è diviso in due: mercato monetario (in cui si incontrano domanda e offerta di moneta per impieghi a breve termine come cambiali e assegni) e mercato finanziario(in cui si realizzano transazioni monetarie a medio e lungo termie). La funzione principale della prima è di consentire la trasmissione di risorse monetarie dagli operatori economici in avanzo a quelli in disavanzo. Nell’altro vengono negoziate risorse monetarie a medio e lungo termine destinato al finanziamento degli investimenti delle imprese delle opere pubbliche ecc . La differenza tra le due è data dalla durata della scadenza. La sede ufficiale del mercato finanziario è la borsa valori che è il mercato pubblico nel quale vengono negoziati titoli finanziari pubblici e privati. La sua funzione è quella di raccogliere risparmio monetario e coinvolgerlo verso settori che necessitano di liquidità. Gli operatori di borsa possono essere divisi in acquirenti stabili (cioè acquistano titoli per investire la propria liquidità in maniera durevole), venditori stabili (cioè imprese pubbliche o private del tesoro che vendono i titoli per procurarsi finanziamenti) e speculatori(soggetti che acquistano o vendono titoli per trarre vantaggio dalle variazioni dei loro prezzi). Il valore degli strumenti finanziari può essere determinato seguendo tre differenti criteri: valore nominale (composto dall’importo stampato sul titolo dalla società da rimborsare alla scadenza), valore patrimoniale (la quota di patrimonio netto che il titolo rappresenta), valore di mercato o quotazione (il prezzo del titolo che si forma sul mercato in relazione all’andamento della domanda e dell’offerta). Le operazioni di borsa sono le contrattazioni dei titoli e si effettuano attraverso i contratti di borsa che si distinguono in: contratti a pronti (il amento in denaro e il trasferimento del titolo avvengono contemporaneamente alla stipulazione), contratti a termine (l’esecuzione si verifica in una scadenza successiva alla stipulazione del contratto). Le opzioni sono contratti in cui il compratore ando un premio acquista la facoltà di decidere come concludere l’operazione alla scadenza. I futures sono operazioni a termine di compravendita in cui le parti stabiliscono subito la quantità e il prezzo ma dispongono di una determinata scadenza. La seduta di borsa si divide in queste fasi: preparatura, validazione, apertura, contrattazione continua, chiusura, trading after hours.

La teoria quantitativa della moneta dice che la moneta è un bene che ha il compito di far scorrere tutto ciò che ruota attorno ad essa. È qualcosa di neutrale per i tradizionalisti. La velocità ottimale è data dalla quantità che è data dalla grossezza dell’impresa. Se c’è troppa produzione il valore della moneta cala. Ci deve essere una proporzione (M*V = P*Q), secondo questa teoria la moneta è poco importante perché non è in grado di alterare gli equilibri reali del sistema economico. La teoria monetaria di Keynes dice che la moneta è il sostituto del baratto e la funzione della moneta è la speculazione, il denaro porta altro denaro, il controvalore è il denaro e misurano il valore che quel bene ha. La moneta è un bene come tutti gli altri che però è un elemento catalizzatore. I sistemi economici si misurano tramite il tasso di crescita e la differenza sta negli investimenti, la moneta influenza le componenti reali del sistema economico.


L’inflazione è un aumento generalizzato dei prezzi. La misura avviene confrontando il prezzo di uno stesso paniere (cioè un’insieme di beni che si supponi rappresenti la spesa della famiglia media) di beni in due periodi diversi. Il tasso di inflazione è l’incremento percentuale del prezzo del paniere da un periodo all’altro. Tramite misurazioni mensili è possibile prevedere il livello di inflazione annua. L’inflazione comporta costi per alcune categorie di persone e benefici speculari per altre. Quando l’inflazione è imprevista e dura a lungo esistono costi aggiuntivi dovuti all’incertezza nella quale si vengono a trovare gli operatori economici. In un sistema internazionale sono relativamente favoriti i paesi con l’inflazione più contenuta. I prezzi variano quando si creano squilibri fra domanda e offerta. I prezzi crescono sempre e raramente diminuiscono perché gli interesse delle imprese e dei sindacati rendono rigidi i prezzi verso il basso.



LA SOCIETA’:

la società è la forma + diffusa d’esercizio collettivo dell’impresa. Si tratta di un’organizzazione di persone e di beni coordinata al raggiungimento di uno scopo produttivo mediante l’ esercizio in comune di attività economica (2082) allo scopo di ricavarne lucro inteso come differenza attiva tra ricavi e costi. L’articolo 2247 definisce la società come il contratto con il quale “ . .”. La società nasce da un contratto. Tale contratto può essere consensuale, con comunione di scopo, a forma diversificata (a seconda del tipo), contratto tipico (infatti esistono 6 tipi di società raggruppati secondo 2 criteri quello di attività, il primo gruppo in non commercial e il secondo in commerciali, e quello di autonomia patrimoniale). I tre elementi essenziali del contratto di società sono i conferimenti, l’esercizio in comune di un’attività economica e la divisione degli utili. I conferimenti sono l’assunzione dell’obbligazione di dare o di fare. I beni possono essere conferiti in proprietà o in godimento. Il CS è costituito dalla somma dei conferimenti. L’esercizio di un’attività economica significa l’attività produttiva di un nuova ricchezza con la gestione comune quando si può ricorrere alla volontà di tutti i soci. La divisione degli utili cioè un qualsiasi incremento patrimoniale garantito ai soci. Il legislatore del diritto commerciale mette delle regole per fare lavorare in autonomia e far crescere la produttività per garantire l’interesse del terzo in buona fede.


TIPI DI SOCIETA’:

i tipi di società previsti dal codice sono le società di persone (società semplice, in nome collettivo, in accomandita semplice) che hanno uno scopo lucrativo cioè col fine di realizzare la differenza tra ricavi e costi e queste sono le imprese collettive. E le società di capitale (società per azioni, in accomandita per azioni, a responsabilità limitata, cooperativa, di mutua assicurazione) le prime tre hanno un scopo lucrativo e le ultime due hanno uno scopo mutualistico ovvero l’intento di fornire beni o servizi ad occasioni di lavoro direttamente ai membri dell’organizzazione a condizioni più vantaggiose. Le società possono avere autonomia patrimoniale e personalità giuridica. Nelle società di persone l’autonomia patrimoniale è imperfetta e il patrimonio sociale è in parte insensibile alle vicende relative ai patrimoni individuali dei soci. Nelle società di capitali l’autonomia patrimoniale è perfetta e il patrimonio sociale è sensibile alle vicende relative ai patrimoni individuali dei soci e viceversa.


SOCIETA’ SEMPLICE:

è concepita x svolgere un’attività non commerciale. Non ci sono forme particolari, la società semplice si può costituire anche con un accordo verbale. È prescritta l’iscrizione in una sezione speciale del registro delle imprese. Non è dotata di personalità giuridica ma di autonomia patrimoniale. Nel codice civile ci sono le norme suppletive che decidono ciò che la volontà dei soci non ha stabilito (2251). Quando si tratta di comprare o vendere beni immobili ci vuole un contratto scritto e solo nel caso in cui uno dei soci conferisca un bene immobile la costituzione della società deve essere fatta con un atto scritto. La partecipazione agli utili salvo patto contrario viene fatto da tutti i soci in parti uguali. Il patto leonino è vietato cioè quel tipo di atteggiamento dove uno solo dei soci si prenda tutta la parte positiva o si tolga quella di partecipazione alle perdite.

La qualifica di socio in una società semplice si acquista per il solo fatto di aver concorso con la propria volontà alla costituzione della società. I diritti di un socio sono di tipo patrimoniale ovvero il diritto agli utili, diritto alla quota di liquidazione in caso di scioglimento; e di amministrazione. Il socio ha anche dei doveri cioè l’obbligo dei conferimenti e i rispetto della destinazione dei beni sociali. Ha anche delle responsabilità nei confronti dei creditori sociali ovvero la responsabilità solidale (es un solo debito x una molteplicità di debitori cioè tutti i soci sono responsabili dell’ obbligazione) e la responsabilità sussidiaria (interviene in un secondo momento cioè prima si va alla cassa sociale poi si arriva ai soci). L’amministrazione della società può essere disgiuntiva (principio generale) e congiuntiva cioè può essere stabilità nell’atto costitutivo. I diritti e gli obblighi degli amministratori sono regolati dalle norme sul mandato. Gli amministratori sono solidalmente responsabili per l’adempimento degli obblighi ad essi imposti dalla legge e dal contratto sociale. Il rappresentante della società è colui che ha il potere di esprimere all’esterno la volontà sociale di agire in nome della società. La rappresentanza aspetta a ciascun amministratore salvo sia diversamente previsto. Il rapporto sociale limitatamente ad un socio può sciogliersi per morte recesso o esclusione del socio.

La società ha la funzione paradigmatica ovvero la risoluzione dei problemi generali nella società semplice. Dall’articolo 2272 al 2290 si parla della cessazione della società o di un recesso di un socio. La società semplice si scioglie per i seguenti motivi: decorso del termine, conseguimento dell’oggetto sociale o impossibilità di conseguirlo, deliberazione unanime dei soci, venir meno alla pluralità dei soci. Fra la scioglimento e la l’estinzione c’è la liquidazione cioè quella fasi in cui vengono estinto tutti i rapporti giuridici dopo la quale avviene appunto l’estinzione. Finché resta in piedi un solo rapporto giuridico continua la fase di liquidazione anche se la società è sciolta. Chi porta la fase di scioglimento a quello di estinzione sono i liquidatori che sono degli amministratori con l’unico divieto di effettuare nuova azioni. Il recesso di un socio lo si ha quando il socio se ne vuole andar dopo un preavviso di tre mesi se c’è una giusta causa anche subito. L’esclusione di un socio quando la società caccia un socio per inadempimento degli obblighi da parte del socio (2089).


SOCIETA IN NOME COLETTIVO:

la si ha ogni volta venga svolta un’attività commerciale senza che risulti un limitazione della responsabilità di tutti i soci per le obbligazione sociali. Responsabilità solidale e illimitata di tutti i soci verso terzi per le obbligazioni sociali. Si applica la disciplina della società semplice salvo che sia diversamente previsto (2293). Lo scioglimento lo si ha per le stesse cause della società semplice ma in più lo scioglimento di una società che ha come oggetto l’attività commerciale e il provvedimento dell’autorità amministrativa. La liquidazione valgono le norme previste per la società semplice ma alla fine i liquidatori devono fare un prospetto di riparto utili. La cancellazione serve per suggellare la fine della società.


LA SOCIETA’ IN ACCOMANDITA SEMPLICE:

è una società di persone formata da 2 categorie di soci cioè gli accomandanti e gli accomandatari (2313,2320). Gli accomandatari rispondono solidalmente alle obbligazioni sociali, sono obbligati vs la società all’esecuzione dei conferimenti e hanno poter amministrativo.Gli accomandanti invece non hanno nessun potere gestionale e non rispondono solidalmente delle obbligazioni della società, sono obbligati solo ai conferimenti.


LA SOCIETA’ PER AZIONI:

è lo strumento principale creato dal legislatore per rispondere nella maniera più funzionale possibile alle esigenze di sviluppo del sistema. la società per azioni funziona secondo due aspetti fondamentali cioè la divisibilità del rischio, patrimonialità perfetta e la divisione del capitale in tante piccole parti costituite da titoli di credito e cioè la raccolta capillare del capitale. Il principio che unisce i due aspetti fondamentali della società per azioni è la tutela del terzo in buona fede mediante la trasparenza. L’esempio di questa trasparenza è dato dall’atto della costituzione che deve essere pubblico e fatto da un notaio. I momenti della costituzione sono: l’atto pubblico fatto dal notaio, il deposito dell’atto, l’iscrizione della società nel registro delle imprese (nascita). Perché tutta questa rigidità? Perché è un meccanismo che da garanzia ai terzi e quindi deve conquistare la fiducia dei terzi. Ci sono 2 tipi di costituzione quella simultanea cioè più persone si mettono d’accordo e fanno un atto davanti al notaio, o costituzione per atti dove una persona decide di fare una società ma non ha i soldi, allora pubblica un annuncio x chiedere finanziamento al mercato dei risparmiatori. Il testo del contratto deve essere chiaro e più preciso possibile. Dopo aver raccolto tutte le sottoscrizioni si fa una riunione dei sottoscrittori e poi si procede come la costituzione simultanea. Lo statuto contiene le norme del funzionamento della società. Quando la società si iscrive, la società nasce quindi prima dell’iscrizione la società non è ancora nata (efficacia costitutiva dell’iscrizione). L’atto costitutivo deve contenere la denominazione sociale che può essere di pura fantasia ma deve avere la sigla SPA dopo la denominazione, l’ammontare minimo del CS che non può essere inferiore a 120000€ e ogni azione non deve avere un valore nominale inferiore ad 1€, l’unico libro messo a disposizione dei soci è il libro dei soci che contiene tutti i nomi di ciascun socio se non si è registrati nel libro anche se si ha in possesso delle azioni non si può partecipare alla vita dell’azienda, l’oggetto sociale è l’attività che la società intende svolgere, le norme secondo le quali vengono ripartiti gli utili. Le azioni rappresentano un titolo che a sua volta rappresenta una serie di diritti. Incorporano diritti di diversa natura, non solo diritti di tipo patrimoniale, è come se viaggiasse allegato all’atto costitutivo. I diritti dell’azione si dividono in 2 categorie cioè i diritti amministrativi e i diritti patrimoniali. Quelli di tipo amministrativo cioè tutti quelli legati all’amministrazione sono il diritto al voto – diritto di opzione – diritto di ricevere informazioni – diritto di approvare il bilancio di esercizio. L’obbiettivo dei diritti amministrativi è quello di poter intervenire alle assemblee di voto e di impugnativa. Quelli patrimoniali sono il diritto al dividendo – diritto alla ripartizione del residuo attivo – diritto di opzione. Il diritto di opzione si ha nel momento in cui si ha un aumento di capitale cioè quando vengono distribuite delle nuove azioni il socio vecchio ne ha diritto senza concorrenza. Il socio ha anche il diritto di prelazione cioè quando un socio rinuncia al diritto di opzione e quindi restano ancora azioni, il primo socio può acquistarle prima che vengono messe nel mercato. La azioni possono essere ordinarie, straordinarie (non hanno diritto di voto nelle assemblee ordinarie), di risparmio (non hanno diritto di voto e privilegio degli utili). Le assemblee sono un organo collegiale e rappresenta la riunione dei soci. Quelle ordinarie vengono fatte almeno una volta all’anno poiché si deve approvare obbligatoriamente il bilancio, mentre le assemblee straordinarie vengono fatte quando c’è qualcosa di nuovo da decidere o da cambiare nell’atto costitutivo. Ci sono 3 organismi all’interno della società cioè l’organo amministrativo, quello deliberativo e quello


LA SOCIETA’ PER AZIONI:

è lo strumento principale creato dal legislatore per rispondere nella maniera più funzionale possibile alle esigenze di sviluppo del sistema. La società per azioni funziona secondo due aspetti fondamentali cioè la divisibilità del rischio, patrimonialità perfetta e la divisione del capitale in tante piccole parti costituite da titoli di credito e cioè la raccolta capillare del capitale. Il principio che unisce i due aspetti fondamentali della società per azioni è la tutela del terzo in buona fede mediante la trasparenza. L’esempio di questa trasparenza è dato dall’atto della costituzione che deve essere pubblico e fatto da un notaio. I momenti della costituzione sono: l’atto pubblico fatto dal notaio, il deposito dell’atto, l’iscrizione della società nel registro delle imprese (nascita). Perché tutta questa rigidità? Perché è un meccanismo che da garanzia ai terzi e quindi deve conquistare la fiducia dei terzi. Ci sono 2 tipi di costituzione quella simultanea cioè più persone si mettono d’accordo e fanno un atto davanti al notaio, o costituzione per atti dove una persona decide di fare una società ma non ha i soldi, allora pubblica un annuncio x chiedere finanziamento al mercato dei risparmiatori. Il testo del contratto deve essere chiaro e più preciso possibile. Dopo aver raccolto tutte le sottoscrizioni si fa una riunione dei sottoscrittori e poi si procede come la costituzione simultanea. Lo statuto contiene le norme del funzionamento della società. Quando la società si iscrive, la società nasce quindi prima dell’iscrizione la società non è ancora nata (efficacia costitutiva dell’iscrizione). L’atto costitutivo deve contenere la denominazione sociale che può essere di pura fantasia ma deve avere la sigla SPA dopo la denominazione, l’ammontare minimo del CS che non può essere inferiore a 120000€ e ogni azione non deve avere un valore nominale inferiore ad 1€, l’unico libro messo a disposizione dei soci è il libro dei soci che contiene tutti i nomi di ciascun socio se non si è registrati nel libro anche se si ha in possesso delle azioni non si può partecipare alla vita dell’azienda, l’oggetto sociale è l’attività che la società intende svolgere, le norme secondo le quali vengono ripartiti gli utili. Le azioni rappresentano un titolo che a sua volta rappresenta una serie di diritti. Incorporano diritti di diversa natura, non solo diritti di tipo patrimoniale, è come se viaggiasse allegato all’atto costitutivo. I diritti dell’azione si dividono in 2 categorie cioè i diritti amministrativi e i diritti patrimoniali. Quelli di tipo amministrativo cioè tutti quelli legati all’amministrazione sono il diritto al voto – diritto di opzione – diritto di ricevere informazioni – diritto di approvare il bilancio di esercizio. L’obbiettivo dei diritti amministrativi è quello di poter intervenire alle assemblee di voto e di impugnativa. Quelli patrimoniali sono il diritto al dividendo – diritto alla ripartizione del residuo attivo – diritto di opzione. Il diritto di opzione si ha nel momento in cui si ha un aumento di capitale cioè quando vengono distribuite delle nuove azioni il socio vecchio ne ha diritto senza concorrenza. Il socio ha anche il diritto di prelazione cioè quando un socio rinuncia al diritto di opzione e quindi restano ancora azioni, il primo socio può acquistarle prima che vengono messe nel mercato. La azioni possono essere ordinarie, straordinarie (non hanno diritto di voto nelle assemblee ordinarie), di risparmio (non hanno diritto di voto e privilegio degli utili). Le assemblee sono un organo collegiale e rappresenta la riunione dei soci. Quelle ordinarie vengono fatte almeno una volta all’anno poiché si deve approvare obbligatoriamente il bilancio, mentre le assemblee straordinarie vengono fatte quando c’è qualcosa di nuovo da decidere o da cambiare nell’atto costitutivo. Ci sono 3 organismi all’interno della società cioè l’organo amministrativo, quello deliberativo e quello di controllo.

L’organo amministrativo è formato dagli amministratori a cui è affidata la gestione dell’impresa sociale. L’amministrazione può essere fatta in 3 modelli ovvero quello tradizionale (dove gli organi sono costituiti da un amministratore o da un consiglio di amministrazione e da un collegio sindacale con l’ausilio di un revisore esterno), quello dualistico (che è composto da un consiglio di gestione e da un consiglio di sorveglianza) e quello monastico (i cui organi sono un consiglio di amministrazione ed u comitato di controllo).

Il controllo interno in una S.p.A. è il collegio sindacale a cui è affidata la vigilanza sulla gestione delle società al fine di assicurare il rispetto della legge e dell’atto costitutivo. La funzione di controllo può essere esercitata anche dal consiglio di sorveglianza comitato dall’assemblea o dal comitato per il controllo sulla gestione nominato dal consiglio di amministrazione.

Il controllo nel sistema tradizionale è il collegio sindacale è un organo necessariamente collegiale composto da 3 o 5 membri effettivi e 2 supplenti. Il presidente del collegio sindacale è nominato dall’assemblea. I componenti del collegio sindacale devono avere –un particolare competenza tecnica –particolari requisiti di onorabilità. Le riunioni devono venire almeno una volta ogni 90 giorni e le deliberazioni vanno prese a maggioranza assoluta. il collegio sindacale ha principalmente funzione di controllo e spettano al collegio sindacale solo delle limitate funzioni di controllo contabile. Accanto alle funzioni di controllo i sindaci hanno anche funzioni di amministrazione. Per quanto riguarda le responsabilità i sindaci devono adempiere i loro doveri con professionalità e diligenza e sono responsabili della verità delle loro attestazioni.

Il controllo nel sistema dualistico è il consiglio di sorveglianza è un organo costituito da almeno tre componenti nominati dalla assemblea ordinaria che restano in carico 3 anni e sono rieleggibili, e almeno uno dei componenti deve essere iscritto nel registro dei revisori contabili. I compiti sono la funzione di vigilanza e le responsabilità del collegio sindacale, una rilevante porzione delle funzioni delle assemblea ordinaria, altri compiti.

Il controllo nel sistema monistico è il comitato di controllo sulla gestione è nominato dal consiglio di amministrazione ed è composto da amministratori che non svolgono funzioni gestionali. I compiti sono la funzione di vigilanza e altri compiti.

Il controllo contabile in una S.p.A. viene affidato ad un revisore esterno iscritto nel registro dei revisori contabili. I compiti del revisore sono la verifica che la contabilità sia tenuta regolarmente e che i fatti di gestione siano iscritti regolar,ente nelle scritture contabili, la verifica se il bilancio di esercizio corrisponde a quanto risulta nelle scritture contabili, esprimere un giudizio sul bilancio d’esercizio e sul bilancio consolidato.

I controlli esterni sono formati dal tribunale, e la Consob che servono per garantire il corretto funzionamento dell’ente.

LE AZIONI E LA GESTIONE DEL CAPITALE: le azioni sono titoli di credito e hanno una caratteristica in più rispetto ad altri crediti cioè circolano in maniera più rapida e sicura. Nelle azioni è necessario distinguere il valore nominale dal valore effettivo. Quello nominale corrisponde alla frazione di capitale che l’azione rappresenta mentre quello effettivo può essere maggiore o minore rispetto a quello nominale. Le azioni che hanno sede in Italia devono essere tutte nominative ovvero vi è scritto nome e cognome dell’intestatario, solo le azioni di risparmio possono essere anche al portatore ovvero vi è scritto la società, la sede ecc . ma non c’è scritto di chi sono quindi sono del portatore. Le azioni si dicono liberate quando il socio ha integralmente eseguito il conferimento previsto a suo carico. La circolazione dei titoli azionari si attua secondo le norme prescritte per i titoli di credito. Il trasferimento delle azioni al portatore si effettua con la consegna del titolo mentre il trasferimento delle azioni nominative richiede la duplice formalità. La legge pone dei limiti alla circolazione delle azioni. Limitazioni alla circolazione possono essere poste dall’atto costitutivo. Le clausole limitative statutarie più frequente,mente usate sono le clausole di gradimento (quelle che subordinano la vendita delle azioni al possesso) e le clausole di prelazione (prevedono che il socio il quale deve liberarsi delle azioni debba preferire i sui soci). Quando le limitazioni alla circolazione riguardano solo alcuni soci al di fuori dell’atto costitutivo si parla di sindacato do blocco.


MACROECONOMIA

La microeconomia studia il comportamento delle unità economiche individuali prendendo in considerazione soltanto quelle variabili che influenzano le decisioni dei singoli soggetti.   

La macroeconomia è quella parte della teoria economica che studia il funzionamento del sistema economico nel suo complesso analizzando l’andamento delle variabili globali e le relazioni che tra di esse si instaurano.

Un aggregato economico è un’astrazione che la gente trova conveniente utilizzare per descrivere alcune caratteristiche salienti della vita economica. Uno di questi aggregati economici è il reddito nazionale che rappresenta il valore monetario del flusso di beni e di servizi acquistabili dagli operatori nell’arco di un anno. (è costituito dalla somma dei redditi individuali percepiti da tutti gli operatori di un certo paese in un ano come salari, stipendi, profitti, interessi e rendite). Il reddito nazionale = prodotto nazionale. Il reddito nazionale può essere potenziale o effettivo. Quello potenziale è quello ottenibile attraverso il pino utilizzo di tutte le risorse produttive disponibili lavoratori compresi. Quello effettivo è quello realmente ottenuto che può essere inferiore ma mai inferiore al reddito potenziale, si ha una crisi economica quando il reddito effettivo si stabilizza ad un livello molto inferiore a quello effettivo.

La macroeconomia nasce con Keynes. Nell’analisi prekeynesiana o tradizionale la macroeconomia è una semplice estensione della microeconomia. Secondo gli economisti prekeynesiani nel sistema economico operano dei meccanismi (variazione del tasso di interesse e dei salari) che assicurano il raggiungimento dell’equilibrio di piena occupazione.

L’analisi tradizionale ipotizza l’esistenza di mercati perfettamente concorrenziali con prezzi e salari perfettamente flessibili dove l’offerta crea da se la propria domanda e la domanda si adegua sempre all’offerta. Esiste la cosiddetta legge degli sbocchi che non nega la possibilità che si verifichino squilibri fra domanda e offerta a livello settoriale ma si limita a escludere che questi possano dare origine ad uno squilibrio tra domanda globale e offerta globale. Questa legge fornisce la risposta alla domanda “se l’offerta è di un determinato ammontare, di quanto è la domanda?” la risposta è che è uguale e cioè che la domanda è sempre in equilibrio. La possibile insufficienza di domanda in un settore è sempre compensata dall’eccesso di domanda in altri settori.

Le imprese domandano capitali finanziari e le famiglie li offrono, l’entità dei fondi presi in prestito dalle imprese e offerti dalle famiglie dipende dal livello del tasso di interesse ovvero i risparmi delle famiglie aumentano al crescere del tasso di interesse, mentre gli investimenti delle imprese aumentano al diminuire del tasso di interesse. Se si lascia liberamente andare il tasso di interesse si comporterà come un qualsiasi prezzo e sarà perciò sempre in grado di equilibrare domanda di capitale finanziario (investimenti) e offerta di capitale finanziario (risparmio). Nella teoria classica l’equilibrio è automatico, spontaneo, il più alto possibile

Il livello effettivamente raggiunto dal sistema economico in equilibrio è il più grande possibile ovvero il livello di piena occupazione.

Il meccanismo salariale si può assumere così: gli imprenditori sono disposti ad assumere tutti quei lavoratori il cui rendimento è maggiore al salario di mercato. Il livello di occupazione di equilibrio è quello in corrispondenza al quale il salario di mercato è uguale alla produttività marginale del lavoro. Secondo la teoria prekeynesiana il reddito di piena occupazione non è soltanto un reddito possibile ma è anche l’unico reddito di equilibrio dato che il sistema economico tende sempre automaticamente a realizzarlo. Nella visione della teoria prekeynesiana il sistema economico può essere paragonato ad una sfera metallica attratta in modo automatico da potenti forze magnetiche rappresentati dai movimenti del tasso di interesse e dei salari verso l’equilibrio di piena occupazione. L’eventuale esistenza di disoccupazione deve essere considerata come una situazione transitoria.

MACROECONOMIA DI KEYNES:

la crisi del 1929 colse impreparati gli economisti e la realtà sembrava smentire clamorosamente l’idea di un sistema economico perfetto. Keynes comprese che la teoria economica non era più in grado do spiegare la realtà. Moltissimi disoccupati erano disposti a lavorare anche per un minimo salario ma non riuscivano a trovare occupazione. Keynes pubblica “La Teoria generale” , un’opera dove si discosta radicalmente dall’impostazione tradizionale. La sua analisi è volta all’individuazione dei caratteri fondamentali di un concreto sistema economico. Il problema fondamentale era la disoccupazione. Keynes ritiene che i maggiori limiti della teoria tradizionale derivano da una insufficiente comprensione dei caratteri fondamentali delle moderne economie industriali, soprattutto il ruolo sv0lto dalla moneta. In una moderna economia industriale, la spesa dell’intero reddito e i pieno utilizzo della capacità produttiva sono solo un caso possibile come gli altri e non il caso normale. I soggetti che investono non sono in realtà gli stessi che risparmiano e ciò apre la possibilità di divergenze tra risparmio e investimento. Keynes sostiene l’assoluta inesistenza di meccanismi equilibratori di questo tipo. Per keynes il tasso di interesse non è il prezzo che equilibra la domanda con l’offerta di risparmio, ma il prezzo che equilibra il desiderio di detenere ricchezza in forma liquida (domanda di moneta) con la quantità di moneta disponibile. Secondo keynes la legge di Say in base alla quale l’offerta risulta sempre in grado di generare una domanda di importo equivalente, è infondata. //Keynes rifiuta l’idea che il tasso di interesse sia l’elemento equilibratore tra risparmi ed investimenti. La possibilità che i risparmi non si traducano in investimenti determina l’invalidità della legge di Say secondo la quale l’offerta crea sempre da se la propria domanda//

Secondo keynes il sistema economico non sarà in grado di raggiungere automaticamente l’equilibrio di piena occupazione ma si stabilizzerà in un equilibrio di sottoccupazione, non è quindi vero che l’offerta crea la domanda ma invece è al contrario cioè la domanda globale crea l’offerta globale. Sono teoricamente possibili infiniti livelli di equilibrio del reddito, a seconda del volume esistente di domanda aggregata. (domanda effettiva = consumi + investimenti)

I CONSUMI: il fattore determ9inante nella spesa delle famiglie è il reddito. Secondo lui gli individui sono disposti ad accrescere il loro consumo con l’aumentare del reddito ma non tanto quanto l’aumento del loro reddito. La propensione media al consumo rappresenta la % di reddito spesa per consumi (C/Y = propensione media al consumo). La propensione marginale al consumo rappresenta la % dell’incremento di reddito spesa per consumi (ΔC/ΔY = propensione marginale al consumo). All’aumentare del reddito il consumo cresce meno del reddito e il risparmio globale aumenta.

INVESTIMENTI: ciò che spinge l’imprenditore ad investire sono soprattutto le prospettive di profitto le quali sono legate al rendimento atteso dell’investimento stesso. I fattori di cui gli imprenditori tengono conto nell’effettuare un investimento sono 1) l’andamento futuro della domanda gl9obale 2)l’entità dei rendimenti attesi 3) disponibilità di mezzi liquidi.

Insomma gli imprenditori sono disposti ad effettuare investimenti tutte le volte che l’efficienza marginale del capitale è maggiore del capitale stesso al tasso di interesse del mercato. Il livello di investimenti varia inversamente al variare del tasso di interesse. Alla domanda “xkè l’efficienza marginale del capitale potrebbe subire dei mutamenti” Keynes dice che il problema è che in una realtà economica monetaria il futuro è molto incerto. Quindi il livello di investimenti dipende oltre che dal tasso di interesse anche dalle aspettative.

L’EQUILIBRIO DI SOTTOCCUPAZIONE: adesso non ci rimane che determinare il livello di reddito di equilibrio che è influenzato da (domanda aggregata = consumi + investimenti). Nel nostro sistema economico la domanda aggregata non è in grado di stimolare un livello di reddito sufficiente a garantire la piena occupazione quindi ci troviamo di fronte ad una equilibrio di sottoccupazione. Non c’è nessuna garanzia che la domanda aggregata che si genera nel sistema sia necessariamente quella in grado di garantire il raggiungimento dell’equilibrio di piena occupazione. Quindi deve intervenire lo stato attraverso il ricorso della spesa pubblica avremo perciò (domanda aggregata = C+I+G).



Mercato di concorrenza perfetta:

la caratteristica principale del mercato di concorrenza perfetta è che nessuno dei soggetti possiede il potere di influenzare in qualsiasi direzione il prezzo di vendita del bene e la quantità. Esiste un n° definito di consumatori, esiste un n° alto di consumatori, è necessario che sia lo stesso prodotto, si devono sapere le condizioni del mercato, è importante che non ci siano barriere ne in entrata ne in uscita.

Nel modello di concorrenza perfetta – se aumenta l’offerta il prezzo diminuisce – se aumenta il numero di consumatori allora vince chi ha la possibilità di are di più e quindi aumenta il prezzo – così facendo aumenta il n°di consumatori e tutto si equilibra – c’è un tipo di concorrenza virtuosa.

La determinazione del prezzo di equilibrio:

se il prezzo di vendita ad esempio di un paio di scarpe aumenta ne deriverà che la quantità di scarpe complessivamente acquistata dai consumatori diminuirà. Aumenterà invece se il prezzo diminuisce.

Di conseguenza la curva di domanda aggregata è ottenuta sommando tutte le curve di domanda individuali. In corrispondenza di ogni livello del prezzo essa indica la quantità del bene complessivamente domandata dai consumatori.


Il prezzo di equilibrio corrisponde al punto di incontro delle curve di domanda e offerta di mercato e di conseguenza ogni impresa sarà costretta a applicare quel prezzo se vuole vendere.



Nel mercato di concorrenza perfetta i costi che sostiene un impresa devono essere minori dei ricavi che essa dovrebbe ottenere quindi le curve vanno sotto il prezzo di equilibrio.



Se un impresa fissa un certo costo per un certo prodotto ad esempio i propri costi sono 100 fissa il prezzo a 150 se le altre imprese hanno gli stessi costi e gli vanno bene il prezzo fissato si verifica la cosiddetta legge di Jevons. Ma se le imprese fissano costi diversi consumatore e la marca" class="text">il consumatore tenderà ad acquistare il prodotto che viene meno. Di conseguenza le imprese che avevano fissato prezzi più alti sono costretti ad abbassare il prezzo per poter vendere fino a che tutte le imprese vendono lo stesso prodotto allo stesso prezzo.

Così risulta applicata la legge di Jevons che dice che in un mercato di concorrenza perfetta il bene viene offerto allo stesso prezzo da tutti i venditori.


LA CONDIZIONE DI EQUILIBRIO

Un impresa è in equilibrio quando avrà prodotto quella quantità di prodotto in corrispondenza della quale la differenza tra costi totali e ricavi totali sarà massima. Quindi il profitto totale raggiunge il livello massimo quando il costo addizionale e il ricavo addizionale dell’ultima unità prodotta coincidono. In tutti i costi di produzione è incluso per convenzione un piccolo margine di profitto.

Si può dire che la condizione di equilibrio del mercato di concorrenza perfetta è

costo marginale = prezzo


L’EQUILIBRIO DI BREVE PERIODO:

le possibili situazioni dell’equilibrio di breve periodo sono 3.

1)l’impresa è insufficiente: qualunque sia il n° di unità prodotte ogni unità costerà all’impresa un

importo maggiore del prezzo di vendita. Naturalmente l’impresa è in perdita.


(è sotto il livello ed è tutto in perdita , ha un costo superiore al prezzo che si può vendere, alla lunga questa impresa sarà fuori)




2)l’impresa è un po’ più efficiente: essa riesce a produrre il bene a costi inferiori. In questo caso i

costo sono uguali al prezzo di mercato.

(in questa impresa non c’è extraprofitto, ma non c’è neanche della perdita, alla lunga questa impresa può restare ma senza avere ricavi evidenti)



3)l’impresa è efficiente: il costo medio minimo è molto inferiore al prezzo di vendita. Questa

impresa è in grado di ottenere degli extraprofitti.

(questa impresa riesce a produrre la stessa cosa delle altre imprese ad un costo più basso, quindi guadagna molto di più e alla lunga sicuramente questa impresa durerà)


il caso 1 ed il caso 3 possono fondersi assieme per dare il 2° caso.


L’EQUILIBRIO NEL LUNGO PERIODO:

nel breve periodo le imprese non sono in grado di modificare le quantità impiegate di tutti i fattori produttivi.

nel lungo periodo l’imprenditore può modificare le tecniche produttive variando le quantità impiegate di tutti i fattori produttivi. Le imprese esistenti possono uscire dal mercato e imprese nuove possono entrarvi.

Alla fine tutte le imprese si trovano nella situazione che la quantità di equilibrio è quella in corrispondenza della quale il costo medio è quello coincidente con il prezzo di vendita. Le imprese ne saranno in perdita ne avranno l’extraprofitto ma il profitto normale.


Mercato monopolistico:

la caratteristica principale del mercato monopolistico è che esistono un numero elevatissimo di compratori e venditori. Il monopolio puro è un mercato dove opera una sola grande impresa che controlla tutta la produzione. Le altre caratteristiche sono che il prodotto che l’impresa produce deve essere fortemente diverso da quello che producono le normali imprese, devono esserci forti barriere all’entrata e all’uscita del mercato da parte di nuove imprese.


Nel mercato monopolistico l’impresa ha il potere di fissare il prezzo che vuole al contrario della concorrenza perfetta. Infatti questa impresa è un price-maker cioè è in grado di imporre il prezzo che i consumatori dovranno are per acquistare il prodotto.

(all’aumentare del prezzo la domanda diminuirà ma senza cadere a zero e quindi l’impresa non andrà in fallimento)


LA CONDIZIONE DI EQUILIBRIO: per raggiungere l’equilibrio il monopolista dovrà fissare nello stesso tempo sia il prezzo che la quantità prodotta. Quindi la condizione di equilibrio del monopolio deve essere costo marginale = ricavo marginale


(concorrenza perfetta) il costo marginale è sempre uguale al prezzo e quindi il prezzo non è modificabile e quindi è sempre uguale.



(mercato monopolistico) il costo marginale è uguale al ricavo marginale e quindi l’offerta totale viene da una sola impresa e il prezzo può spostarsi cioè è modificabile.



L’EQUILIBRIO DI BREVE PERIODO: per massimizzare il proprio profitto il monopolista adotterà la regola dell’equilibrio spingendo la produzione fino al livello in corrispondenza il quale costo marginale e ricavo marginale sono uguali.




Confronto di equilibrio tra concorrenza perfetta e monopolio: nel monopolio il prezzo di vendita è superiore mentre la quantità prodotta è inferiore, nella concorrenza perfetta no. Il monopolio è una forma di mercato inefficiente in quanto comporta l’esistenza di un margine inutilizzato di capacità produttiva.



CONCORRENZA MONOPOLISTICA

mentre in concorrenza perfetta il bene o il servizio offerto da tutte le imprese è identico, nel mercato della concorrenza monopolistica il prodotto si differenzia da impresa ad impresa.

Per differenziazione del prodotto si intende il processo che crea differenze reali o immaginarie in prodotti simili. Le differenze reali sono quelle riguardanti la qualità, il gusto . le differenze immaginarie sono quelle che puntano sulla psicologia del consumatore come la confezione o il colore .

Ma la differenziazione del prodotto induce i consumatori a credere che i prodotti simili siano del tutto diversi. Nella concorrenza monopolistica ogni venditore dispone di un certo potere di mercato cioè aumentare il prezzo di vendita senza che la quantità venduta cada a zero.

L’EQUILIBRIO DI BREVE E LUNGO PERIODO: l’impresa massimizza il proprio profitto quando produce nella quantità in corrispondenza la quale costo marginale = ricavo marginale. Il costo medio di equilibrio coincide con il prezzo di equilibrio e così si ha solo un profitto normale.




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